Conte chiama, Milano non risponde

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Mentre ancora oggi buona parte della fanfara e una parte della tifoseria si sbrodolano dopo le parole di Ibra nello show messo in piedi dalla premiata ditta RedBird&Elliott, arrivano altri siluri da Napoli e direttamente da colui che, giustamente sedotto e poi sciattamente abbandonato, che mettono in evidenza altre verità su tutto questo carrozzone, ormai più triste che altro.

Andiamo con ordine (non Franco), al 28 giugno siamo ancora in attesa di capire se il cattivo Kia abbasserà le sue pretese su una trattativa che una società normo dotata, avrebbe dovuto impostare mesi fa e che si sarebbe dovuta chiudere in poche ore tra la fine del campionato e l’inizio dell’Europeo, proprio per evitare mille insidie che possono generarsi quando hai a che fare con professionisti di queste trattative e non improvvisati come in casa nostra. Che poi Zirkzee è giusto una foglia di fico che la società sta mettendo in piedi per calmare alcuni tifosi, calcolando che a noi l’olandese non serve a nulla ma il nome fa sempre notizia. Pensate solo che per sostituire Giroud, stanno cercando adesso un numero 9 che sceglieranno solo ed esclusivamente in base a quanto saranno le spese, annesse e connesse. Aggiungiamo a questo, le parole di Ibra che raccontavano di scelte fatte per portare avanti la “condivisione” di pensiero e la fantomatica voglia di primeggiare che rimane a parole, perché quando prendi un allenatore alla metà dell’ingaggio del precedente, già ti stai smentendo da solo. Se vuoi primeggiare, ti metti lì in trincea, lavori e chiudi le operazioni in pochi giorni, non in mesi interi perché bisogna “limare le richieste”. I soldi ci sono, basta cazzate. Ma come scrissi settimane fa, se questa scelta fosse stata fatta nell’estate del 2023, probabilmente sarebbe passata più sotto traccia di adesso, anche solo per la lista di nomi che quest’anno erano disponibili. Però le cazzate vengono fuori, sempre, ed ecco che quando Conte dice di essere un manager e che avrebbe imposto dei veti su certe cessioni del Napoli, ecco che le carte sul tavolo messe da Ibra&C. rivelano un bluff clamoroso. Anche se si era già capito, ma un bel accento dato da Conte fa sempre bene per smerdare questa gente. Di fatto il GLI non esiste, o meglio esiste solo per tutelare se stesso, ma è un GLI che si regge solo su una semplicissima regola, essere senza contraddittorio. Furlani, Moncada e, ora, Ibra vogliono portare un esempio di conduzione societaria creativa che però non è fatta per “provare qualcosa di nuovo”, ma bensì, è fatta solo per provare ad ottenere il massimo risultato con il minimo investimento economico. È tutto qui. Se ti arriva un pazzo che ti porta i soldi per Theo, Maignan e Leao tutti insieme, non vogliono avere nessuno che rompa le scatole o metta il muso. Conte è stato contattato ma non si è mai andato avanti perché, il GLI (tranne Ibra) pregava tutti i giorni San Gennaro per levarsi di torno il problema. Vuoi mettere uno che ti chiede giocatori per fare il 3-5-2 o per fare il 4-3-3 quando questi al massimo conoscono il loro numero di IBAN per ricevere il bonifico a fine mese? Conte avrebbe fatto di tutto per vincere, ma dall’altra parte ci sono persone che farebbero di tutto per arrivare secondi in campionato e secondi un Champions, così da ingrassare il bilancio mentre la bacheca piange. Ambizione, che bella parola ma la devi conoscere.

Vincere non è l’unica cosa che conta in Casa Milan, anzi l’unica cosa che conta è partecipare ma senza ambire troppo, perché i parametri ci dicono che l’ambizione deve essere annientata e bisogna fare i conti con la realtà, ovvero il bilancio. Aver perso consapevolmente Conte è proprio l’emblema di questo pensiero, perché nonostante ci racconteranno che le pretese del leccese sarebbero state troppo esose, la motivazione è legata solo al “rischio” di vincere, ed è palese anche nelle scelte post scudetto. Monte ingaggi abbassato, dirigenti “ingombranti” cacciati, ambizioni sportive messe in solaio a novembre ma il bilancio che vola grazie alla parte commerciale che sfrutta al meglio il brand Milan, ma fino a quando? Perché negli USA, o in Medio Oriente continueranno a spendere ma mi sembra di rivedere la parabola dei New York Yankees che vendono milioni di cappellini iconici e non vincono nulla dal 2009 e prima di allora l’ultimo titolo risaliva al 2000. Ma noi non siamo americani, noi siamo italiani e conta solo una cosa, vincere. Punto. Quindi se Conte vuole vincere è un male, meglio un profilo che statisticamente ti aiuti ad entrare nelle prime quattro senza soffrire. Perché qui l’interesse è immobiliare, non sportivo. Ricordate la figura del mega coach manager all’inglese ritagliata per PepdiParma? Se si tratta di un coach con le palle e con ambizione, quella figura non va più bene. Il GLI, in questi casi diventa un po’ meno inclusivo. D’altronde i peana spesi da Ibra&C e i video per Pep non si vedevano nemmeno ai tempi del libro Cuore. Effettivamente quando ti ricapita più che uno yes man, con l’ambizione di sbarcare il lunario ti faccia vincere uno scudetto?

Nel frattempo ci continueranno a stordire di stadiate, ovvero parole spese per ricordarci quanto ci aiuteranno gli incassi di uno stadio vivo 7 su 7, peccato che poi se questi soldi vengono dati in mano a certa gente, possono fruttare solo in borsa perché sul campo le cose vanno diversamente. Ma poi a cosa serve avere 80M€ in più l’anno se abbiamo i “parametri”? A cosa serve se poi abbiamo il salary cap? Perché ad oggi, 80M€ faranno anche la differenza ma, già oggi, i parametri e il salary cap li abbiamo e il bilancio e il fatturato son ben diversi da 5 anni fa e la società sta su con le sue gambe, quindi, quale altra cazzata si inventeranno e daranno in mano alla fanfara da propagare?

Chiudo con un inciso perché di questa faida, che è più una telenovelas argentina anni 70, non se ne può più. Ormai si è capito che tra Maldini e buona parte di questa dirigenza sono volati stracci, però basta. Mentre Maldini parla (anche troppo) mettendoci la faccia  dall’altra parte fanno scrivere i fidi scudieri, rinfacciandosi le cose come due zitelle. In tutta questa storia l’unico che paga dazio è il Milan, che ormai è una polveriera e penso che da entrambe le parti si debba chiudere questo discorso, soprattutto se si ha veramente a cuore il Milan, e sono sicuro che da una parte questo amore esiste veramente, quindi chi ha più testa la usi.

Conte ha già smascherato a giugno, una parte delle bugie, il campo farà il resto perché, l’incompetenza accompagnata all’arroganza finiscono solo in una maniera e sarà un film già visto. Mutismo e scarica barile, perché lo GLI serve proprio a questo, non avere una testa da sacrificare se non l’agnello che lor signori metteranno su questa panchina e sulle prossime panchine.

FORZA MILAN

Johnson

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"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.