Tre addii

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A presa per il culo

È un po’ che non ci sentiamo. Il periodo è stato tranquillo, al limite del noioso, non è successo proprio nulla… o no? Scherzi a parte, il mese appena trascorso non lo meritavamo, fermo restando che bisogna sempre mettere le cose in prospettiva per dar loro la giusta importanza. Ad esempio sì, sarà pur vero che noi dobbiamo far fronte a tre addii pesanti, ma teniamo sempre presente che dall’altra parte di Milano c’è chi ha perso una finale di Champions League dopo aver fatto caroselli, cori e festeggiamenti pazzi dopo aver eliminato i rivali cittadini in semifinale. Cerchiamo però di guardare in casa nostra, è vero: è un momento estremamente delicato è difficile, ok. Abbiamo vissuto tre scombussolamenti mica da ridere, uno (l’addio di Ibra) atteso e a cui eravamo preparati, un altro (l’addio di Tonali) che poteva anche essere messo in preventivo, il terzo (l’addio di Maldini) arrivato come una doccia fredda.

Cominciamo propio dall’allontanamento del direttore dell’area tecnica. La mia spiegazione è semplice: la nuova proprietà vuole fare mercato a modo proprio ed ha allontanato la persona (più Massara) che non lo avrebbe permesso, o perlomeno che se fosse rimasta avrebbe messo i bastoni tra le ruote. Oltre ciò, la personalità di Maldini avrebbe probabilmente portato Cardinale ad allontanarlo anche senza la nuova politica sui big data: Paolo ha un nome, un carattere e aveva una posizione così ingombranti da rendere la vita di RedBird troppo complicata. Da qui, almeno a mio avviso, la decisione della nuova proprietà. Non credo che Maldini e Massara abbiano pagato il mercato della scorsa estate: al limite il fallimento dei nuovi acquisti può essere stato una sorta di “prova provata” della necessità di basarsi su dati oggettivi (numeri e statistiche) per scegliere i giocatori, ma a mio avviso il destino dei due era già segnato da tempo. Ora la domanda che più ci interessa è: sarà una politica funzionale o no? Perché a prescindere dalla delusione per l’ex Capitano, diciamoci la verità, se il prossimo anno vinceremo lo Scudetto grazie agli acquisti scelti con il metodo “Moneyball”, a Maldini non penserà più nessuno di noi. Questo però lo vedremo…

Esattamente come gli acquisti, anche le cessioni vengono decise basandosi sui numeri, nello specifico l’offerta, la potenziale plusvalenza, l’ingaggio risparmiato. Parliamo quindi di Tonali partendo dalle verità più scomode: per una società che si autofinanzia non è ammissibile rifiutare un’offerta di 80 milioni così come per un calciatore è proibitivo pensare di declinare un ingaggio da 8 più bonus quando se ne percepisce uno da 2,5. Per quanto mi piaccia Sandro, per quanto sia fondamentale per noi, per quanto il suo carattere trascini i suoi compagni, per quanto abbia dimostrato di amare il Milan… 80 milioni sono sempre 80 milioni. Anche qui, giusto per mettere le cose nella giusta prospettiva, si tratta della cessione più alta della storia del Milan e in generale la cifra più cospicua mai pagata per un calciatore italiano. Piuttosto è necessario a mio modo di vedere ragionare a questo punto su come investire questa somma, ovviamente.

I soldi ricavati da Tonali, insieme a eventuali altri ricavi e al budget destinato al mercato, dovrebbero essere utili prima di tutto a pagare il suo sostituto, il sostituto di Diaz, un’ala destra e una punta centrale. A mio avviso mancherebbero all’appello anche un vero vice Calabria, un vice Theo, un vice Bennacer e una “ciliegina sulla torta”, ma restiamo umili. Considerato che lo scorso anno il Milan chiuse il bilancio trasferimenti in negativo di circa 40-45 milioni, e tenuto in mente che in questa stagione la squadra rossonera dovrebbe addirittura arrivare a chiudere il bilancio in positivo (senza dover quindi vendere per ripianare, per intenderci), può essere verosimile che si arrivi a spendere sul mercato un totale di 120-130 milioni. Da investire come detto su quattro figure. Da qui la considerazione preliminare che tutti abbiamo fatto quando abbiamo saputo della cessione di Tonali: non devi vendere e poi comprare, ma viceversa. Per questa ragione è possibile che le richieste che ci verranno fatte saranno verosimilmente un po’ più alte proprio perché i nostri interlocutori sanno che stiamo vedendo un nostro pezzo da novanta per una cifra importante. Ad ogni modo, per quanto mi riguarda quei soldi li investire su Florentino Luis, Chukwueze, Milinkovic-Savic e Hojlund. 130 milioni forse non basterebbero, ma non dimentichiamo le potenziali cessioni di Origi, Rebic e Messias con cui fare ulteriore cassa. Non Frattesi perché troppo diverso da Tonali: anche il portoghese lo è, ma è più adatto del calciatore del Sassuolo a giocare in un centrocampo a due; Chukwueze messo per pigrizia, non avevo voglia di pensare ad altre ali destre; Milinkovic-Savic come sostituto di Diaz perché in quella zona di campo ci serve un giocatore con fisicità; Hojlund perché meglio sicuramente di Lukaku e di Thuram, anche se quest’ultimo a costo zero.

Questo giusto per divertirsi, per fare un po’ di fantamercato con soldi non nostri. Una cosa è certa: anche senza Ibra, Maldini e Tonali il Milan va avanti, e andrà sempre avanti. Lecchiamoci le ferite, certo, ma guardiamo avanti, possibilmente con fiducia. Siamo ancora a fine giugno, vediamo cosa tireranno fuori dal cilindro Furlani, Moncada e Mr. Moneyball.

Fab

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Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.