Dopo 8 anni dal trionfo di Doha il Milan torna a vincere la Supercoppa Italiana per l’ottava volta nella sua storia: potrei rivedere la mia opinione sui maledetti che ci tengono in ostaggio solo qualora ci portassero anche l’Ottava con le grandi orecchie, ma intanto questa mettiamola in bacheca e diamole il valore che merita, soprattutto perché vinta in faccia a quelli là (che goduria le loro facce a fine partita, impagabile!).
Il Milan ha vinto con la testa, con il cuore e con le palle cubiche del suo nuovo allenatore, quel Sergione Conceicao che in una settimana ha letteralmente trasformato la squadra dal punto di vista mentale e caratteriale, iniziando a porre rimedio ai danni inenarrabili compiuti da quel baccalà del suo predecessore.
Paradossalmente, per quanto bloccato, mi è piaciuto più il primo tempo che la ripresa, parlo logicamente dal punto di vista tattico, perché la squadra è entrata in campo senza timore e disposta sul rettangolo di gioco con molta accortezza, a specchio in fase di non possesso con Jimenez a fare il quinto di destra ed i centrocampisti ad aggredire alti per bloccare sul nascere le fonti di gioco nerazzurre: Scemone Inzaghi a parer mio ci ha capito davvero poco ed è riuscito a chiudere in vantaggio la prima frazione soltanto per la vaccata combinata nel minuto di recupero sull’asse Jimenez/Emerson Royal (sullo sviluppo Lautaro si è sbloccato e l’ha messa, ma non era nemmeno quotato).
Come già contro la Juventus l’inizio del nostro secondo tempo è da horror, e dopo appena due minuti ci tocca raccogliere il secondo pallone in fondo al sacco, per una dormita della nostra coppia centrale (larghissima) che permette a Taremi di involarsi in solitaria davanti a Maignan freddandolo nell’angolino.
Alzi la mano chi non ha pensato, in quel momento, che sarebbe finita tanto a poco, visto anche i nostri recenti precedenti.
E invece no, perché da quel momento in poi inizia un secondo tempo leggendario, che dal punto di vista emozionale metto nella top ten della mia vita da milanista: è sembrata una partita di Premier League, con le squadre ad aggredire furiosamente gli spazi facendo saltare tutte le tattiche, continui ribaltamenti di fronte ed occasioni a ripetizione da una parte e dall’altra.
La nostra partita cambia nel momento esatto in cui entra in campo Rafa Leao, che diventa un autentico incubo per chiunque provi a sbarrargli la strada: fa ammonire Mkhitaryan e Barella, conquista punizioni su punizioni dal limite con i suoi strappi, si beve Bisseck ogni qual volta decide di puntarlo.
Sulla prima punizione Theo aggira la barriera e la mette nell’angolo riaprendo subito un match che sembrava stra-chiuso, poi inizia una girandola di emozioni con diverse nostre occasioni per pareggiare ed altrettante nerazzurre di fare il 3-1 e chiudere i conti.
Poi la vampata, lo squarcio di luce che illumina il deserto: Rafa nello spazio per Theo che si invola come ai bei tempi lungo la fascia sinistra, rasoiata rasoterra a rientrare a centro area, Christian Pulisic che ruba il tempo in un millesimo di secondo ad un Bastoni fin lì impeccabile, girata di classe e di cattiveria e palla in fondo al sacco per il 2-2
Da lì in poi è pura sofferenza fisica, in campo e davanti alla TV, anche perché Sergio nel tentativo di riequilibrarla aveva ridisegnato un Milan totalmente offensivo mettendo dentro Loftus-Cheek ed Abraham, e dal pareggio in poi ogni folata nerazzurra non trova più opposizione fino al limite dell’area, perché giocoforza il nostro centrocampo non esiste più.
Ma grazie ad un pò di fortuna e ad un super Maignan il fortino tiene, e quando tutti stiamo iniziando a fare i conti su chi tirerà i rigori, arriva nei minuti di recupero il magic moment, l’apoteosi che ci riporta dritti dritti ad un derby del 2004: filtrante magico di Christian, Rafa che taglia a fette la retroguardia nerazzurra a velocità doppia, Tammy che deposita in rete il più facile dei gol.
E’ il minuto 93, e da lì i minuti sembrano durare ore, finché arriva il triplice fischio a scatenare il nostro tripudio.
Parliamoci chiaro, il difficile comincerà adesso, questo trofeo è stato vinto con la fame, con l’orgoglio e con i nervi, d’ora in poi il nuovo mister dovrà iniziare a trasmettere alla squadra le sue idee, la sua tattica e il suo stile di gioco, ma sento di poter dire che bisogna avere fiducia, l’uomo è tosto, serio e cazzuto e questa squadra aveva bisogno di un allenatore di questo tipo come il pane.
Maignan: 7,5 Sostanzialmente incolpevole sui due gol nerazzurri, fortunato sul colpo di testa di Carlos Augusto, strepitoso su Di Marco nel primo tempo e in uscita su Dumfries nel finale
Emerson Royal: 6 Non è serata da insufficienze, ma la dormita sulla rimessa laterale che porta al vantaggio nerazzurro è imperdonabile, siccome finisce in gloria diciamo che mette nel match buona fisicità, speriamo che Sergione si ricordi del tackle da dietro ricevuto e dia spazio a Jimenez sulla fascia destra (dall’87’ Calabria: SV ma trova pure il modo di alzare la Coppa)
Tomori: 6 Grave l’errore in compartecipazione con Thiaw che spalanca un’autostrada a Taremi per il raddoppio nerazzurro, attento nel resto della partita (ma in impostazione lasciamo perdere)
Thiaw: 6,5 Anche lui non sembra impeccabile sui due gol interisti, ma ha il grande merito di un salvataggio prodigioso su Frattesi lanciato a rete praticamente decisivo nell’economia della partita
Theo Hernandez: 8,5 Dunque era tutta questione di testa e di motivazioni, Theo è tornato e si è visto sia in campo sia nell’enfasi con cui ha festeggiato il successo nello spogliatoio insieme al suo nuovo allenatore (con tipi come Sergione Theo va a nozze, potete starne certi) – fa subito capire a Dumfries che non è serata facendogli sentire i tacchetti, riapre la partita con una punizione chirurgica nell’angolino, devasta la fascia sinistra servendo a Pulisic l’assist per il 2-2, per stasera può bastare
Musah: 6 Tanta corsa e tanto lavoro oscuro sulla mediana, con il nuovo mister avrà sicuramente il suo spazio (dal 77′ Abraham: 7 Si becca la statuetta da MVP e nessuno capisce il perché, ma in tutti i casi si fa trovare al posto giusto al momento giusto e iscrive il suo nome nella bacheca rossonera)
Fofana: 7 Canta e porta la croce ormai da inizio stagione, ed anche stasera mette fosforo, corsa e fisicità al servizio della squadra, ci sono voluti due anni ma abbiamo finalmente trovato l’erede di Kessie (per me, la bella copia)
Reijnders: 6+ Abbiamo visto versioni migliori di Tigianni, un lampo di classe nella prima frazione per liberarsi al tiro (poi ciabattato) e poi tanta corsa per tenere botta nel confronto con la mediana nerazzurra (dal 77′ Loftus-Cheek: SV, ma entra bene)
Jimenez: 6 Buon primo tempo da equilibratore alla Saelemaekers sulla fascia destra, con ripiegamenti a fare il quinto in fase di non possesso, peccato per la mezza vaccata nel finale che rovina un pò la sua prestazione ma il ragazzo ha stoffa e si farà
Dal 50′ Leao: 9 (Il migliore) Entra e spacca la partita facendo ammattire tutta la retroguardia nerazzurra e mettendo la sua impronta su tutte e tre le nostre marcature, prestazione da vero 10 totale che se ripetute con più frequenza lo porterebbe di filata nell’olimpo dei migliori del mondo
Morata: 6 Siamo alle solite, lodevole nel lavoro al servizio della squadra ma un centravanti dovrebbe buttarla dentro con più frequenza, stasera ci prova di testa ma Sommer gli dice di no
Pulisic: 8,5 Professionista esemplare e campione vero, vincente nelle movenze e nella mentalità, impressionante per rapidità e cattiveria la rasoiata del pareggio e bellissimo il filtrante sulla corsa per Rafa da cui scaturisce il gol decisivo (e poi a fine partita guardi le statistiche e ti accorgi che ha corso pure più di tutti, per regalare uno così al Chelsea devono essere tutti pazzi)
ALLENATORE SERGIO CONCEICAO: 9 Ho già detto tutto in premessa, mi piace aggiungerne il ruolo davanti al nome perché di allenatori veri sulla nostra panchina è un bel pò di anni che non ne vedevamo più, meglio tardi che mai
Max
Seguiteci anche su