Questa infinita parentesi Mondiale sta dunque volgendo al termine, oggi pomeriggio sapremo se sul trono calcistico del Pianeta siederà con la corona in testa Leo Messi o Kylian Mbappé.
Sono stati probabilmente i Mondiali più criticati e discussi della storia, con il peccato originale della corruzione conclamata della Fifa in sede di aggiudicazione (ma non solo, viste le cronache recenti), le centinaia di poveri cristi che hanno lasciato la pelle sotto il sole del deserto per la costruzione delle cattedrali, i diritti umani confinati in un cantuccio circondato da ovattata ipocrisia.
Non è stato il primo caso e non sarà l’ultimo, i meno giovani ricorderanno i mondiali del ’78 giocati sotto la dittatura dei generali o, senza andare tanto indietro nel tempo, la rassegna iridata di quattro anni fa, anche allora non si giocò in un modello di democrazia (per come la intendiamo noi occidentali) ma a memoria non ricordo le levate di scudi viste in questi mesi, d’altro canto business is business (salvo poi svegliarsi di botto quando è troppo tardi).
Limitando l’analisi a quello che si è visto sul campo, si può dire a ragion veduta che sono arrivate in fondo le due formazioni più forti ed organizzate, eccezion fatta per il Brasile che forse avrebbe potuto dire la sua se non si fosse ancora una volta squagliato sul più bello per la sua insipienza tattica.
E’ stato un Mondiale dalle poche sorprese, Marocco a parte, e dalla cifra tecnica complessivamente modesta, con poche vere novità degne di menzione se è vero che è nuovamente arrivata tra le prime quattro una Croazia senza attacco tenuta in piedi da un infinito Modric trentasettenne e in finale un’Argentina trascinata da un Messi per lunghi tratti camminatore per il campo.
La Francia è un caso a parte, una fucina infinita di giocatori di talento pescati da due continenti diversi (più in Africa, a dire il vero) potenzialmente in grado di mettere in campo due o tre formazioni ugualmente competitive, era la mia logica favorita alla vigilia e lo è tuttora, anche se occorre dire che è arrivata in finale quasi per inerzia e con prestazioni via via meno convincenti complici contrattempi di tutti i tipi.
L’ARGENTINA di Scaloni dovrebbe affidarsi a quella sorta di solido 4-4-2 messo in mostra nella semifinale contro la Croazia, davanti al tamarro Martinez giocherà una linea a 4 con Molina e Tagliafico (o Acuna) sui lati e Romero e Otamendi centrali (e qui i centimetri di Giroud potrebbero fare davvero male), una mediana davvero forte in grado di combinare tecnica e fisicità formata da Rodrigo De Paul, Paredes, Mac Allister ed Enzo Fernandez (una delle poche vere novità di questo Mondiale, la sua clausola costava mezzo De Ketelaere…), un duo d’attacco formato dall’eterno Leo Messi e dall’astro nascente Julian Alvarez.
Deschamps ha qualche dubbio in più, alle prese con infortuni, virus e affaticamenti vari, al momento in cui scrivo ad esempio non vi è ancora certezza che Giroud possa essere della partita, in quel caso Mbappé prenderebbe il suo posto al centro dell’attacco con Thuram inserito sulla fascia sinistra.
La FRANCIA dovrebbe comunque schierarsi con il consueto 4-2-3-1, davanti al sottovalutato Lloris vedremo una linea a 4 formata da Koundé a destra, Theo a sinistra, Varane e il rientrante Upamecano al centro, Rabiot (buon Mondiale il suo) dovrebbe riprendere il suo posto sulla mediana accanto a quella forza della natura che è Tchouamenì, davanti Dembelé a Destra, Mbappè a sinistra, Griezmann a cucire mirabilmente il gioco tra centrocampo e attacco dietro ad Oliviero bomber vero.
Sulla carta la Francia è più forte, una squadra debordante dal punto di vista fisico e tecnico, senza veri punti deboli in alcun reparto, ma è una Finale e quindi il pronostico non può che essere incerto: al momento Messi e Mbappè hanno segnato 5 gol, Alvarez e Giroud 4 a testa, da questo quartetto usciranno certamente il capocannoniere e il prossimo pallone d’oro, vediamo chi saprà essere decisivo oggi pomeriggio.
Max
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