Senza esagerazioni, forse la partita più difficile che ci potesse capitare in questo momento. L’Atalanta non sarà la Juventus di Allegri o il Napoli di Ancelotti, ma almeno su una cosa è meglio di entrambe le squadre che dominano le prime due posizioni in Italia da anni: la fase offensiva degli orobici è la migliore del campionato. Lo dicono i numeri (frase odiosa, lo so, al pari del “ce lo chiede l’Europa”, ma non meno vera): 50 le reti segnate in 23 incontri dai nerazzurri, più di 2 in media a partita. Perché è proprio questa trasferta la partita più difficile che ci potesse capitare? Perché tra mille difficoltà da un paio di mesi il Milan ha finalmente acquisito un certa solidità difensiva, e perdere ora tutte le certezze guadagnate con tanta fatica sarebbe devastante, specie in un momento della stagione delicatissimo. Perché la trasferta alle pendici delle valli preferite dai milanesi per i loro fine settimana è spesso stata indigesta ai nostri colori. Perché in caso di sconfitta saremmo sopravanzati proprio dai terribili 11 di Gasperini. Perché, banalmente, l’Atalanta è forte.
I numeri dicono e parlano tanto, anche quelli di più semplice interpretazione. L’Atalanta, pur dietro di noi di un punto, ha una differenza reti molto migliore: +19 contro +11. Ha però una difesa più bucata, con un attacco ben supportato dal centrocampo (specie dai tornanti Hateboer e Castagne), ma una difesa che conta molto sull’affiatamento del pacchetto a tre formato da Palomino, Toloi e Mancini, a volte poco aiutati. Non da De Roon, il frangiflutti/metronomo che ha al proprio fianco i polmoni di Freuler, le riserve di stamina da mettere al servizio dell’estro di Ilicic, della rapidità di Gomez e della potenza di Zapata. Una squadra d’altri tempi, forse, la classica provinciale tosta che fa sudare sette camicie alle grandi, che fa de forcing, specie in casa, la propria arma in più. Una squadra però matura, nonostante sia spesso costretta a cambiare molto da un anno all’altro. Pur avendo perso tante pedine dell’ossatura che spinse Bergamo in Europa due anni fa (Gagliardini, Caldara, Kessiè, Conti, ecc…) l’identità è sempre la stessa, forgiata dall’esperienza di un tecnico, Gasperini, bravo a replicare il modello Genoa di ormai quasi dieci anni fa.
Sarà la prova del nove per un Milan con certezze, ma non granitiche. Equilibrato, sì, ma ancora in fase di affinamento. Questa settimana sarà ancor più importante l’apporto e la spinta che potrebbe e dovrebbe riuscire a dare Gattuso. Per andare a Bergamo e non soffrire ci vuole spavalderia, ma con accortezza. Una fase difensiva impeccabile e un attacco in grado di sfruttare ogni minima occasione. Come dieci anni fa riuscì a fare l’ultimo Milan ancelottiano, che passò all’Atleti Azzurri d’Italia soffrendo, ma con un guizzo di Kakà. La formazione di stasera, o almeno quella attesa, è la stessa delle ultime uscite. Più degli uomini, come detto, sarà però più importante l’atteggiamento, l’attitudine al sacrificio, anche la determinazione di chi scenderà in campo.
Forza Milan!
Fab
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