Atalanta-Milan presentazione

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Come volevasi dimostrare. Non dovevamo farci fregare, ma tenere le antenne belle dritte e soprattutto evitare facili trionfalismi a seguito delle due vittorie in terra emiliana, da Parma a Bologna. Infatti, contro il Sassuolo ecco la “doccia fredda”, se così possiamo chiamarla: un pareggio a reti bianche nel pomeriggio della festa di San Siro per i 120 anni del club che amiamo, davanti a gran parte degli uomini che lo hanno reso grande. Come dire, oltre il danno la beffa. Forse, però, è stato più giusto così: mostrare la vera grandezza a un gruppo che del vero Milan è solo scialba e scolorita copia, con poca anima e ancor meno magia. Forse è giusto che di fronte alle coppe, agli Scudetti e ai record ci si sia presentati con uno 0-0 contro la squadra di una cittadina di 41mila abitanti.

Risultato “sfortunato”, si sono lamentati in molti. Sì e no. Anzi, per quanto mi riguarda più no che sì, e di molto. A prescindere dalla decisione sul gol di Kessiè (se voi avete certezze sul non tocco dell’ivoriano vi invidio, ammetto la mia incapacità di giudicare univocamente l’episodio anche dopo ottantuno replay in superslomo), le occasioni non sono state poche, ma la lucidità totalmente assente. Dalle piroette inconcludenti di Suso alle scelte sbagliate di Calhanoglu, dall’egoismo di Bonaventura fino ad arrivare all’orrore di Bennacer, ingiustificabile. Una squadra non merita di vincere “solo” perché crea qualche pericolo estemporaneo, a maggior ragione se poi non è in grado di fare l’ultimo e deciso step, segnare. Un po’ come preparare il tiramisù e non spolverarlo di cioccolato, comporre la lasagna e non aggiungere la besciamella, cuocere la pizza senza farla lievitare. L’incompletezza della squadra è ben rappresentata dallo 0-0 finale, pali o non pali.

Ventidue giocatori in cerca di autore, ma anche di un vero rifinitore e qualcuno che, magari, la butti dentro. La squadra è incompleta e grezza più dei muri a secco di Bergamo, demoliti un anno fa un paio di volte da Piatek, oggi l’ombra del bomber della scorsa stagione. Di fronte a noi domani pomeriggio una squadra che segue il mister (uno in grado anche di applicare le proprie idee di calcio, incredibile) e soprattutto una società ben gestita. Di fare i complimenti agli altri, però, mi sarei anche rotto le palle, per quanto siano meritati. Proviamo almeno a non sfigurare, in quella provincia lombarda una volta dominata dal Diavolo, oggi invece soggiogato dalla Dea. Chi avrebbe mai pensato di vivere abbastanza da vedere il Milan partire sfavorito prima di una partita all’Atleti Azzurri? E non a causa di momenti di forma estemporanei, infortuni o altro, ma costantemente, come fosse ovvio, pacifico e lapalissiano quotare l’1 meno del 2 o della X, come se fosse pazzo chi dovesse fare viceversa. In questo decennio abbiamo visto anche questo.

Speriamo solo in una botta di cu…, meglio, in un miracolo di Natale. Non che dobbiamo crederci molto, anzi, visto che tra le altre cose affronteremo il match senza il nostro miglior marcatore, il terzino sinistro. Gasperini se la giocherà con Gollini; Toloi, Palomino, Djimsiti; Castagne, De Roon, Freuler, Gosens; Gomez, Ilicic, Pasalic. Pioli, dal canto suo, metterà in campo la potenza di fuoco del tridente che tremare il mondo fa. Donnarumma; Conti, Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Kessié, Bennacer, Bonaventura; Suso, Piatek, Calhanoglu. Giusto per dare qualche cifra: Atalanta a +7 sul Milan e a +16 di differenza reti, con tanto di miglior attacco del torneo (insieme alla Lazio). Ciliegina sulla torta, il tridente nerazzurro (privo di Zapata e che dovrebbe vedere anche Muriel out, in panchina) ha messo a segno 12 reti, quello rossonero 7. La partita sembrerebbe davvero già scritta, ma nel calcio “mai dire mai”: insomma, dobbiamo sperare nell’imprevedibilità di questo sport, nel Fato che ci sorrida, o nell’altrui luna storta. Per lo meno, dopo questo pomeriggio potremo concentrarci sul pranzo di Natale, qualcosa di molto più piacevole.

Fab

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Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.