Cagliari-Milan: presentazione

5203

Ripartire dalla vittoria contro la Roma, dalle certezze che abbiamo e da Higuain. Questo è ciò che deve fare il Milan stasera sul campo del Cagliari, squadra non irresistibile ma spesso ostica, specie tra le mura amiche. Il Pipita è chiamato a sbloccarsi una volta per tutte, e la squadra a sostenerlo al meglio. È indiscutibile il fatto che sia lui la nostra miglior risorsa, la nostra chiave per una stagione se non da protagonisti, almeno da mine vaganti della parte alta della classifica. A oggi, come scritto una settimana fa, la squadra non è entrata (o almeno non tutti) in questo ordine di idee.

Un po’ per indole, un po’ per caratteristiche tecniche, due delle tre principali fonti di gioco offensive – Suso e Bonaventura – devono fare ancora molto per diventare davvero gli uomini squadra che ci aspettiamo siano. Proprio per la loro importanza nel nostro sistema di gioco, paradossalmente è quasi più da loro che passa molto della nostra stagione. Entrambi giocano troppo spesso cercando di risolvere personalmente la situazione, entrambi cercano troppo spesso la conclusione e non il passaggio decisivo. In questo Calhanoglu ha già dimostrato di essere più maturo, ad esempio. Senza questa loro consapevolezza, Higuain continuerà a rimanere solo e sprovvisto di vere occasioni da gol come accadeva in precedenza Cutrone, Kalinic, Andrè Silva e prima ancora Bacca.

Altra questione, parzialmente connessa con quanto appena scritto, è la velocità della circolazione di palla. Nonostante sia una squadra tecnicamente molto dotata, il Milan fa al momento molto possesso palla, ma troppo staticamente e lentamente. Contro Roma e Napoli, che del palleggio hanno fatto negli ultimi anni la propria cifra stilistica, i rossoneri hanno fatto segnare il 59% e il 53% di tempo totale con il pallone tra i propri piedi. Poche sono state tuttavia le azioni pericolose create. Insomma, la propensione a offendere è ancora limitata, uno dei motivi per cui abbiamo ancora difficoltà a esprimere tutto il nostro potenziale offensivo. In questo senso tendo a definire il nostro approccio “difensivista”.

Maggiore aggressività: anche su questo bisognerà lavorare. Il gol di Cutrone contro la Roma è stato un magnifico esempio di ciò che il Milan dovrebbe fare un po’ più spesso: cercare il recupero di palla “più alto” possibile, ribaltando la situazione e prendendo in contropiede la retroguardia avversaria.

Stasera dunque trasferta in terra sarda, contro una squadra che a livello di corsa potrà mettere in difficoltà in molti. Barella, Ionita e Castro garantiscono chilometri, pressing e agonismo, così come Sau più avanti. Pavoletti, non un bomber di razza ma un onesto attaccante di provincia, è invece sempre pronto alla zampata vincente. Da quest’anno, poi, sulla fascia destra dei sardi gioca Srna, nostro ex avversario in alcune partite di Champions contro lo Shakhtar Donetsk: un’insidia in più sui calci piazzati. Una squadra molto equilibrata, quadrata, senza guizzi particolari, ma incisiva. Una di quelle compagini che richiedono il 100% di attenzione per il 100% del tempo: un banco di prova importante, per quanto naturalmente neanche lontanamente decisivo, per la nostra stagione.

Fab

Seguiteci anche su

WhatsApp

Telegram

YouTube

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.