Partiamo subito con il piede giusto, Lopetegui è il miele per addolcire la pillola amara che verrà. Quale migliore occasione di buttare al macello un utile scemo sacrificabile per poi piazzarti la sola, inoltre, facendotela passare come una scelta pro-popolo? Questa è la situazione, penso ben evidente a tutti, se solo volessimo provare a codificare il loro modus operandi. Ricordo come, un’estate fa, io caddi nel tranello preparato sul licenziamento di Maldini, tranello al quale lui si prestò con certe dichiarazioni (tremendamente vere), facendo passare lui come un accentratore decisionale e colpevole della stagione da quinto posto. In questi casi, i Gordon Gekko de noantri alzano la cortina fumogena, ti raccontano la loro verità per poi agire indisturbati e rifilarti il pacco regalo. Nel caso di Maldini, per esempio, ti rifilano il team di lavoro con il coach decision maker. Un disastro epocale che è sotto gli occhi di tutti ma ben celato sotto il tappeto, sempre con complici i soliti noti comunicatori rossoneri. Nel caso caldo di queste settimane riguardo il prossimo allenatore (ma se solo trovassero un modo, confermerebbero Pioli), è bello assistere, ormai da diverso tempo, come sul nome di Conte ci sia la spinta solo di alcune piccole frange giornalistiche e la spinta di buona parte dei tifosi, ma per la macchina del fango creata ad-hoc ci sono molte più testate giornalistiche e fanfara rossonera di titanio che viene imbeccata a comando. La solita fanfara che ci racconta di un Conte inavvicinabile per le sue richieste esose. Strategia chiara e ormai scontata. Stando così le cose, come le raccontanto loro, la colpa deve ricadere su Conte, sulle sue richieste e il suo carattere “ostile”. Un pò come con Maldini, con Pioli e in futuro con il prossimo allenatore. Il capro espiatorio sempre pronto. In questa maniera possono mascherare la loro mentalità mediocre e perdente che li porta a fare sempre la scelta economicamente più comoda a loro, non al Milan. Perchè oggi il Milan, bilancio alla mano, non solo potrebbe permettersi Conte ma, volendo, anche Klopp. Quindi se scegli di cercare profili come Lopetegui & C, lo fai perchè sei mediocre nel pensiero. Al contrario di chi dice “se il Milan potesse scegliere…”, correggo meglio “se la proprietà volesse competere, sceglierebbe…”. Ma le bugie stanno venendo fuori perchè, per esempio, l’entourage di Conte non ci sta a questo gioco e sta già sottolineando a più venti che le richieste del loro assistito non sono quelle che stanno raccontando i menestrelli imbeccati a comando. Anzi. Qualcuno dovrà prendersene la responsabilità.
I nomi affiancati alla panchina del Milan, sono nomi validi per la Elliott FC (Finance Control) o per la RedBird Food&Merch United, roba da amanti dell’orrido ma che servono per il loro unico e principale scopo, galleggiare in attesa della cessione con stadio ed opere immobiliari ben avviate. L’ambizione sportiva è azzerata, questo lo diciamo da anni e per appiattire il pensiero del tifoso servono campagne ad hoc per ricordarci da dove si arriva. Le mani sicure, Mr Li, i debiti, il fairplay UEFA e le varie vaccate che ci propinano da tempo immemore. Il problema non sono gli allenatori che ci affiancano un giorno si e un giorno no, il problema sono questi signori che rimarranno sempre e solo dei “wanna be” a livello calcistico e, ben presto, se ne renderanno conto sul campo e con i conti. Loro si fanno forza sulla fan base mondiale che conosce ben poco le dinamiche attuali italiane. Tipo scudetto del Napoli a 20 punti, o delle merde a 20 punti, derby persi come se fossero caramelle gommose da mangiare senza sosta, Coppa Italia considerata come la Mazzamauro in un letto con Belen, Malena e la Canalis. I mega manager della nostra proprietà pensano che il nome Milan basti all’estero a far vendere magliette, giubbotti e gadget di ogni tipo. Pensano adesso anche di creare dei pacchetti soggiorno con dei bei tour di Milano con visita annessa allo stadio per vedere Lopetegui & C e un manipolo di ragazzi senza attributi in campo ma leoni sui social. Praticamente un’attrazione come se fosse un parco divertimenti ma dove di divertente c’è ben poco. Ma soprattutto, sui Parchi divertimento lasciate fare ai professionisti. La brand awereness del Milan è gigantesca ma se la squadra non vince e non è nemmeno competitiva, non dura in eterno e quindi dear Mr. Cardinale the stadium (San Siro or San Donato) must be filled! Vediamo se così la capisci.
La loro mentalità perdente è ormai talmente radicata che anche gli stessi giocatori sono convinti dalle buffonate che raccontano. Ultimo esempio il prode Sportiello che imputa tutto “sto casino”, come il suo allenatore qualche giorno prima, al fatto che l’inter ha vinto. Mi dispiace mio caro portiere di riserva, il problema non è l’inter che vince, o meglio non è il solo problema di 6 derby persi consecutivamente. Ci sono i quasi 40 punti presi dalla vetta della classifica in 2 stagioni, c’è un quinto posto in classifica, c’è il mancato accesso ad una finale di Coppa Italia in cinque anni, una Supercoppa Italiana mai giocata, una semifinale di Champions durata 6 minuti, un quarto di finale di Europa League durata 15 minuti, schiaffi presi da Sassuolo, Monza, Atalanta, Salernitana, Udinese, Bologna, Fiorentina, Roma, Torino, Lazio in due stagioni. Capisco che tu sia un portiere abituato alla media-bassa classifica ma il Milan è un’altra cosa, quello che pensi tu e vivi tu, il tuo allenatore e la tua società è la mentalità di una squadretta che vivacchia e che va sotto alla Curva a festeggiare perchè ha bisogno della pacca sulla spalla per sentirsi dire “Bravo”, visto che ha la personalità di un acaro. Adesso, se partisse la contestazione, cosa succederebbe? Facile giocare sempre senza pressione. Il Milan è pressione, è mentalità, è competizione costante. Fino ad oggi avete vissuto il bello di giocare nel Milan.
Il problema siamo anche noi tifosi che ci siamo fatti andare bene di tutto da anni a questa parte. Lo scudetto del 2022, nella sua immensa gioia, ci ha “comprati” l’umore e ci ha distaccato dalla realtà dei fatti mentre questa gente ne combinava di tutti i colori, sia in campo che fuori. Abbiamo pensato di poter aprire un ciclo vincente o altamente competitivo. Invece è rimasta un’illusione soffocata dall’arroganza e dalla incapacità di questa gente di essere veramente tifosi. Loro lo chiamano ciclo perchè un quarto, un secondo, un primo, un quinto ed un secondo posto, per loro è un ciclo ma in realtà è la medaglia che si mette al collo il perdente per non farsi domande su quanto sia scarso. Ci hanno mostrato lo scudetto del bilancio, lo scudetto della semifinale di Champions League, lo scudetto dei punti in classifica in più rispetto ad un anno X qualsiasi, lo scudetto della terza maglia più venduta, lo scudetto della prima pietra dello stadio. Tutti trofei che riempiono le loro bocche ma non la nostra bacheca. Assuefatti da questa tiritera continua, abbiamo perso la visione che deve avere una società di calcio come il Milan, ovvero la vittoria o, male che vada, la competitività su più fronti. Il loro fallimento è sempre posticipato secondo i loro canoni, viene spostato sempre un pò più avanti ma quando poi si scontrano con gli imprevisti che gli algoritmi non possono calcolare, succede il finimondo. La questione allenatore è lampante, avevano deciso di tenere Pioli perchè erano convinti di vincere la Europa League e di sfangarla nel derby, non l’hanno mai dichiarato ufficialmente ma sempre dalle penne e dalle bocche dei loro giornalisti milanisti di titanio hanno fatto passare ben chiaro il messaggio. Quando l’imprevisto (solo per loro però) gli ha sbattuto in faccia la realtà dei fatti, si sono incartati e sono ripartiti con le azioni di disturbo per arrivare lo stesso al loro obiettivo, neanche più tanto nascosto. Coach aziendalista, che costi relativamente poco, che non richieda follie sul mercato, che ritenga la rosa adatta ad arrivare nelle prime 4 posizioni del campionato, attenzione non adatta a vincere, adatta ad entrare in Champions ogni anno. Insomma, un Pioli 2.0 che possa trainare il Milan fino all’uscita di Elliott da questa città, una volta che il loro investimento rientrerà con lo stadio e la cessione. Questa volta speriamo ad una entità esistente e tangibile. Per tutte queste ragioni non condivido le varie campagne con gli hashtag contro Lopetegui o Fonseca o Farioli o gli altri cessi che hanno in mente questi signori, serve un movimento compatto che smascheri per bene le loro intenzioni, li metta a nudo ma, soprattutto, metta a rischio il loro investimento e che li tocchi nel loro unico punto debole, le tasche. Serve che ogni vaccata che combinano venga sottolineata e portata alla luce da gente come noi di MilanNight, come Rinaldo Morelli, come Enrico Silvestrin, come le pagine FB “Forza Milan” e “Milanissimo”. Gente che ha veramente a cuore il Milan. Serve che ad ogni azione corrisponda una reazione. Purtroppo, questi delle proteste o delle petizioni se ne fregano altamente, servono prese di posizioni forti come quella appena comunicata dalla Curva Sud. A Milano in gita non ci si viene più, il volemose bene è finito. Questa è un’altra situazione che i loro analisti, i loro algoritmi non sanno come gestire. Per il calcio, questi americani senza storia, devono capire che gli antichi romani avevano già capito tutto, al tifoso, alla gente serve “Panem et circenses”. Serve una squadra che vinca, che sia competitiva e/o che dia gioie ai propri tifosi, che sia gestita con la sola voglia di primeggiare, un pò come succede dall’altra parte del Naviglio e me ne frego se Zhang è sparito o se ha mille mila milioni di euro di debiti. A calcio si gioca in campo 11 contro 11 e lo si fa per vincere, il bilancio e le spese sono solo una prerogativa che ci stiamo sorbendo noi da almeno un decennio. Il Milan deve competere dal primo giorno della stagione, fino all’ultimo. Poi si può perdere ma c’è sempre modo di portare avanti le stagioni.
Dobbiamo unirci e dare voce, tutti insieme al nostro disagio, siamo noi i proprietari del Milan, dobbiamo sostenerci tutti per far capire a questa gente che adessa arriva il bello. Se continueranno su questa linea, andremo a giocare su un terreno che noi conosciamo già e conosciamo meglio di loro. Potranno sprecare e bruciare tutte le ex-bandiere rossonere ma non c’è nulla di più forte dello scoramento di un amante deluso e quando parliamo di calcio, il fanatismo (the fans, translated for you Mr. Cardinale & C.) non conosce il grigio, può dare tutto l’amore del Mondo ma può essere anche fastidioso come la sabbia nel vostro costume di Ralph Lauren.
Concludo citando una parte del monologo di Gordon Gekko in Wall Street, capolavoro di Oliver Stone. Si tratta della scena per l’acquisizione, da parte di Gekko stesso, della maggioranza della malconcia Teldar Carta. Sostituite la parola azionisti con tifosi e sostituite le parole vice presidenti con Gruppo di Lavoro Integrato. Assodato che Gekko era uno di questi qui ma a me serve passare il senso della frase.
“…è vostra la compagnia, è vero, vostra di voi azionisti. Di voi sovranamente fregati da questi burocrati con i loro pranzi d’affari, caccia e pesca spesate, con jet della Teldar e liquidazioni d’oro. La Teldar carta ha 33 vice presidenti assoriti e ognuno guadagna olre 200.000$ l’anno, io ho passato gli ultimi due mesi ad analizzare cosa facciano tutti, ed ancora non riesco a capirlo. Una cosa so per certo, la nostra compagnia cartaria ha perso 110M$ l’anno scorso e scommetto che almeno la metà è andata in tutte le carte che vanno avanti indietro tra tutti questi vice presidenti. La nuova legge per l’evoluzione dell’America societaria, sembra essere la sopravvivenza degli incapaci. Beh secondo me, o si funziona o si è eliminati…”
Per me, siete eliminati
FORZA MILAN
Johnson
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