Il calcio che non esiste più

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Ho appena vissuto una delle settimane rossonere più tristi della mia storia. Iniziata domenica scorsa davanti al televisore a vedere Milan Verona: partita insignificante per noi, più importante per i veronesi. Francamente non ero alla ricerca di vendette, anche se lo scudetto del 1990 è ancora lì che sanguina, ma pazienza. Sono davanti allo schermo per vedere i ragazzi per l’ultima volta quest’anno e per salutare Ibra anche se dal divano anziché da San Siro. Un ragazzo che in questi ultimi quattro anni è stato molto importante per la nostra rinascita. Il saluto che il popolo rossonero gli riserva è da brividi e anche Zlatan riesce ad emozionarsi e a stento trattiene le lacrime, come molti di quelli che erano allo stadio con la maglia rossonera.
A centrocampo ad aspettarlo ci sono Scaroni, Massara e Maldini. Quando le telecamere inquadrano il volto di Paolo il mio pensiero è il seguente: “Mmmm che brutto sguardo che hai Paolo mio” ma sinceramente non avrei mai pensato che sarebbe stato l’inizio della fine. Il giorno seguente come oramai sapete Maldini è stato messo alla porta da Cardinale.
Io non voglio entrare nella questione, perché molto probabilmente la proprietà ha diritto di fare quello che ha fatto. Opinione mia personale, poteva essere fatto in un altro modo. Perché se è vero che per i tifosi ventenni di adesso, Maldini può non rappresentare nulla, per tifosi come me, come mio papà vuol dire molto. La sua famiglia significa una storia di quasi 70 anni della nostra squadra. Con tutti i suoi difetti, la sua ipotetica presunzione o il suo smisurato egocentrismo, Maldini andava trattato meglio. Caro Gerry non lo puoi liquidare con un comunicato di cinque righe in modo così freddo come un Fassone qualsiasi. Proprio per quello che rappresenta per me e per molti tifosi, che nel vostro progetto dovrebbero riempire lo stadio nuovo, Maldini ha rappresentato quel filo che ha unito il mio passato con il presente e proiettato nel futuro.
Io contesto solo questo: il trattamento ricevuto, non c’è stato rispetto per la sua storia, per la nostra storia.
Personalmente è stato un colpo allo stomaco, perché mi sono sempre detto che il calcio con cui sono cresciuto non c’è più, ma lui era sempre lì, a garantirmi quel calcio romantico. Ora che Paolo è stato cacciato mi sento solo e spogliato dei miei sentimenti. Mi è stata tolta la passione che avevo ritrovato dopo anni difficili, sono venute meno le mie sicurezze, le mie certezze. Mi è stato tolto un pezzo del mio cuore rossonero con il quale ho condiviso quasi tutta la mia esperienza da sostenitore del Milan. Ero ad Udine nel giorno del suo esordio, assieme a papà e gli chiesi chi fosse. Che io quel nome lo avevo già letto nei libri del Milan. Papà rispose che era figlio di uno storico capitano del Milan, quello che ha alzato la prima coppa campioni rossonera e siamo usciti dallo stadio Friuli inconsapevoli di aver vissuto un fatto epocale. Ero allo stadio nel 2009, quando decise di smettere con il calcio giocato. Ho pianto, perché “Cuore di Drago” mi lasciava dopo solo 24 anni passati assieme a soffrire e a gioire. Ho pianto per pochissimi addii, solo per tre: Van Basten, Baresi e proprio Maldini.
Ho toccato con mano che il calcio ha preso una direzione più verso il business e mi sento molto solo.
La nuova dirigenza potrà fare anche bene, costruire un Milan vincente, ma dal mio punto di vista non sarà più come prima. Ho paura che sarà tutto più asettico, senza emozioni, forse anche le future vittorie saranno diverse.
Non so se Pioli sapeva già in anticipo della situazione e abbia taciuto. Certo, sempre dal mio punto di vista mi sarei aspettato le dimissioni del Mister, per solidarietà verso una persona che ti ha dato molto, ti ha protetto e sostenuto. Ma Maldini ha fatto un solo errore, quello di rinnovarti il contratto ad ottobre. Pazienza anche in questo si pesano gli uomini. Invece onore a Massara.
Mi rendo conto che il mio modo di pensare è molto utopistico e altrettanto romantico. Auguri Stefano perché non so chi ti difenderà nei momenti di difficoltà, visto che l’allenatore del Tolosa, squadra in orbita RedBird, è stato esonerato dopo aver riportato la squadra transalpina in League1, ha vinto a coppa di Francia e si è classificata al tredicesimo posto in campionato. Peccato che l’algoritmo diceva che la squadra era da decimo posto.
Alla fine c’è l’hanno fatta, sono riusciti ad imporre il loro metodo americano, ci avevano provato con il mago tedesco qualche anno fa e mandarono via un altro che vive il Milan di pancia: Zorro Boban. Poi con Gazidis si erano sistemati e forse capiti e ci siamo assestati, abbiamo vinto uno scudetto storico che alla fine ha solo posticipato l’allontanamento di Paolo di un anno.

“ Ci lascia un genio, visionario e sognatore, ma soprattutto un amico che ha cambiato la storia della nostra Italia. Grazie di tutto Presidente, hai fatto vivere a tutti Noi milanisti un sogno lungo 30 anni. Nessuno sarà mai come te.” (P. Maldini)

Alla mia infinita tristezza per l’allontanamento di Maldini si aggiunge la notizia del Presidente Berlusconi, che ieri è venuto a mancare. Un uomo che mi ha fatto vivere un’epoca irripetibile e i ricordi sono molti. Dal raduno del 1986 con la squadra che arriva in elicottero sulle note della Cavalcata delle Valchirie. I giocatori che avevano tutti la divisa uguale, cosa non scontata in quegli anni di vacche magre dove si affittava Milanello per i matrimoni. Ma quello che colpì di lui quasi quarant’anni fa è stata la mentalità. Era avanti, nelle innovazioni e nelle idee di calcio. Bisognava dominare ed essere più forti delle avversità e degli avversari. Uno che nel calcio vedeva avanti o cose che noi non avremmo mai immaginato. Ha cambiato il modo di fare calcio, poi nel tempo anche lui si è dovuto arrendere al calcio che si stava evolvendo e non è più riuscito a stare al passo degli altri che hanno copiato quello che lui proponeva vent’anni prima in chiave più moderna. Con lui mi sono anche arrabbiato per come ci ha lasciato: per vent’anni ha dipinto la Gioconda e per dieci ha fatto di tutto per distruggerla. Ma come dimenticare lo scudetto del 1988, la tre giorni di Belgrado, le notti di Madrid, di Barcellona, Vienna, le alzatacce per Tokyo. E poi Manchester, Atene ma anche Monaco di Baviera, Vienna con l’Ajax e Istanbul (ora tanto cara anche ai cugini). Le intuizioni di Sacchi con i suoi immortali, di Capello e gli invincibili e i meravigliosi di Ancelotti. Ricordi, emozioni che non si possono cancellare con un colpo di spugna: emozioni vissute nel fiore della mia adolescenza, vissute e provate con Silvio dietro alla scrivania e Paolo in campo. Giorni per cuori forti questi. Buon Viaggio presidente.
Il calcio con cui sono cresciuto, ora non c’è più e lo sto toccando con mano. Nei modi, nei sentimenti e nel rispetto. Io temo di non essere mentalmente pronto a questo passaggio. Sono rimasto ancora romanticamente indietro. Potremmo anche tornare a vincere, ma temo che sarà tutto asettico, freddo e privo di quelle emozioni che mi suscitava una vittoria del Milan. Proprio per questo, nel periodo estivo, ritornerò a parlare di storia. Il mio calcio, quello che non esiste più da molto tempo e che mi ha fatto innamorare di questi colori.

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"Quando il Milan ti entra nelle vene avrai sempre sangue rossonero" Ho visto la serie B, ho visto Milan Cavese, ho toccato il tetto del Mondo con un dito e sono ricaduto ma sempre rialzato. Ho un papà Casciavit....Grazie per avermi fatto milanista.