Le bugie hanno le gambe corte

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E fu così che dal 4 gennaio 2023 il nostro Milan è riuscito in un’impresa quasi storica. In un mese, proprio mentre da più parti si predicava la calma, la pazienza e si puntava il dito all’irriconoscenza, si è riusciti a delapidare un vantaggio sportivo accumulato in una stagione eccezionale, perdendo tutti gli obiettivi prefissati ad inizio stagione. Campionato archiviato da settimane dopo scricchiolii che venivano archiviati con “…e ma se il Napoli continua così…”, eliminati in Coppa Italia da una squadra storicamente tignosa ma sicuramente venuta a San Siro non a fare la partita della vita. Piallati in 20 minuti in finale di Supercoppa Italiana e infine la qualificazione alla prossima Champions League che, anche a 9 punti dal Napoli, sarebbe stata comunque facile, diventa una lenta agonia fino alla fine del campionato. Probabilmente non ne eravamo a conoscenza ma questi sono i parametri sui quali è stata costruita la società.

La scorsa estate, da più parti, si sottolineava che c’erano delle mancanze nella rosa e che il mercato sarebbe dovuto essere diverso. Invece, al grido di “Paolo è Paolo e voi non siete un cazzo”, abbiamo passato le settimane ad inseguire un biondino che è, ad oggi, impalpabile, oltre ad una schiera di giovanotti di belle speranze più o meno sconosciuti. Ci veniva raccontato di un mercato condiviso con l’allenatore in ogni suo aspetto, così tanto condiviso che, ad oggi, non c’è un neo acquisto inserito in pianta stabile nell’undici titolare. Ma non solo oggi 7 febbraio ma neanche prima, sporadiche apparizioni, per lo più da subentranti che hanno lasciato segni ben poco indelebili. Eppure le occasioni ci sono state ma sempre archiviate con “devono crescere”…ma se devono crescere e non devono mai giocare, cosa li comprate a fare? Visto che non abbiamo una rosa di 50 giocatori e non possiamo permetterci di sbagliare 3-4 giovani ogni mercato. Quella su Vazquez è una delle più belle. Lo si compra in ansia totale per il portiere, arriva dall’altra parte del Mondo…non è ancora pronto…Possiamo dire che Pioli non è un coraggioso con i giovani? Eppure l’abbaglio su Kalulu è stato evidente, sono dovuti stramazzare tutti i centrali per vederlo giocare in pianta stabile, fosse stato per l’allenatore, Pierre avrebbe rappresentato il classico cambio al 65′ giusto per far rifiatare Calabria o Florenzi. Parole sue, non mie, per lui l’anno scorso Pobega non era pronto. Non solo è rientrato alla base ma lo si ipotizzava come potenziale titolare. C’è una mancanza in questo o no? I difensori a spada tratta della società devono prendere una decisione, di due versioni, è solo una quella valida. O i giovani si comprano e si fanno giocare o se si pensa che possano crescere allenandosi con Messias, Pino e gente di quel livello, vuol dire non vedere cosa succede in campo.

Circa un annetto fa a domanda sugli infortuni, il prode PepdaParma rispose che si stavano cambiando le cose per recuperare i giocatori ed evitare infortuni muscolari continui e ricadute devastanti. L’infermeria di Milanello sembra il pronto soccorso dell’ospedale dei bambini Buzzi di Milano nel picco dell’influenza di stagione. Ma come dice giustamente Seal, o Axel o non so bene chi dei due, ancora oggi per me impossibile distinguerli, il problema più grosso è che uno dei nostri giocatori si fa male, letteralmente scompare dai radar. Tipo risucchiato in un buco nero, se ne perdono le tracce per mesi. In realtà questa forma di X-Files a Milanello accade anche a gente presumibilmente sana, si veda Adli. L’unico giocatore al Mondo, pagato 8M€ per giocare le amichevoli. Manco fossimo in Arabia con i soldi da buttare. Comunque, a parte il cazzeggio, i nostri giocatori continuano a farsi male, muscolarmente e con una frequenza disarmante. Soprattutto, quando sono in mano ai preparatori per più di 3 giorni consecutivi. Anche qui, o li usano per costruire una piramide a Milanello o c’è qualcosa che non torna. Se pensate che dopo la “preparazione” a Dubai questa squadra manco cammina più, sembra un branco di dopolavoristi con la preparazione fisica di Bombolo. E ma correvano fino al gol di Abraham…

Domenica sera abbiamo assistito da una dichiarazione di non belligeranza assurda. Piuttosto che andare avanti con i suoi concetti, tornando all’assetto “scudettato”, che era saggio, equilibrato e ben costruito. Il nostro PepdiParma, in evidente stato confusionale e anche mal consigliato, decide di scendere in campo con la bandiera bianca da una parte e quella della croce rossa dall’altra, nella speranza che si potessero salvare capra e cavoli.  Risultato? Un primo tempo scabroso, nel quale la tattica del “tutti indietro e contropiede” è stata affidata a Giroud che manco a 24 anni era veloce e Origi che faceva il centrale di centorcampo, facendo già fatica a fare il giocotore di calcio. Non abbiamo fatto 3 passaggi di fila, roba che neanche l’Ancona di Jardel a San Siro ha osato tanto. Una roba sciatta che solo per averla presentata, meritava un richiamo ufficiale da Coverciano. Anche qui, il prode, a fine partita, la butta in vacca, sostenendo la bontà della scelta, nonostante il fuoco incrociato arrivasse da più fronti. Sky, Mediaset e DAZN. Ma perchè non si è provato un qualcosa di conosciuto alla squadra? Ma poi, perchè nel derby? Peggio di così c’era solo perdere 6-0 ma forse, questo pensiero di noi tifosi, l’ha schiacciato in settimana e ha messo una toppa che era peggio del buco.

Scoppole con il Sassuolo, scoppole con le merde e ai microfoni troviamo Krunic. La dirigenza sportiva, occupata nel provare l’atrolabio per verificare i parametri, ha dimenticato di presentarsi ai microfoni per scusarsi. Anzi fanno dei summit, nei quali immagino i dialoghi.
“Questo ha perso la trebisonda”
“Lo cambiamo?”
“Ma stai scherzando? Ma dove lo troviamo uno che viene qui a quelle cifre?”
“Gli stiamo vicino allora?”
“Ma si dai, domani tutti a Milanello per stare vicini alle squadra, tanto con l’autostrada sono venti minuti di macchina”
“Ma tu Ibra l’hai sentito? Quando torna?”
“Ah, perchè? Torna?”
“Boh”
“Senti ma quello ricciolo che è passato prima, chi è?”
“Ma sai che non lo so, lo vedo spesso a Milanello. Forse è uno che lavora nel catering”
“Vabbè. Sono le 23.14, sono fuori dai parametri. Devo tornare a casa, altrimenti trovo la porta chiusa”
“Ciao, salutami Gerry”
“Chi?”
“Sto cazzo! ahahahah”

Ridiamoci su…che è meglio

FORZA MILAN

Johnson

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"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.