Milan-Atalanta: presentazione

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Nel bene e nel male, il Milan di Cagliari ha confermato le sensazioni che in molti hanno sulla banda di Gattuso. Male nel possesso sterile, nell’incapacità di creare con continuità, di essere pericolosi come una grande squadra (o supposta tale) dovrebbe essere, bene nell’aggressività del secondo tempo, una marcia in più nella foga razionale che ha portato Kessiè a provocare l’errore dei padroni di casa da cui è scaturita la prima rete del Pipita in maglia rossonera. Di strada da fare ce n’è ancora tanta, e forse chi ne deve fare più di tutti è proprio il nostro mister.

In molti ripetono da settimane di “lasciar lavorare Gattuso in tranquillità” e che la parte di stagione passata lo scorso anno sulla nostra panchina (ben più di due terzi) non dev’essere giudicata in quanto quella squadra era ancora di Montella. Nel mio piccolo, magari sbagliando, trovo un’incongruenza abbastanza evidente in ciò. Chi dice quanto appena affermato è di solito chi 8 mesi fa, quando il ruolino di marcia rossonero era da big, sosteneva di vedere la mano di Rino nella gestione della rosa e della sua tattica. In parole povere, chi dava (giustamente) i meriti all’allenatore per l’ottimo rendimento tenuto. È quindi singolare vedere un cambio di linea tanto repentino, dettato più dalla stima e dal comprensibile affetto e amore nutriti verso la leggenda calabrese. In un’analisi logica dei risultati non vanno però considerati i propri sentimenti, perché come spesso ha ripetuto nella sua carriera il buon Pellegatti citando Sir Arthur Conan Doyle, “l’emozione ostacola il ragionamento”. È chiaro allora che se un anno fa si vedeva la mano di Gattuso, quella non poteva essere “la squadra di Montella”, ergo di tempo per lavorare serenamente il buon “Ringhio” ne ha già avuto a iosa. I risultati però non sono particolarmente lusinghieri, ancor meno il gioco proposto.

Nella stessa partita contro il modesto Dudelange il Milan ha fatto poco, pur considerato l’ampio turnover (anzi, proprio questo sottintende che i nostri problemi sono molto più profondi della semplice presenza di rami secchi nell’11 titolare). Da questo punto di vista non è confortante il fatto che i rossoneri non mostrino grandi progressi nelle loro prestazioni, anche contro compagini di livello molto basso. Manca una vera identità, motivo per cui le prestazioni opache del Milan vengono considerate più gravi di quelle di altre squadre come Roma, Napoli o Lazio che hanno invece, bello o brutto che sia, uno stile di gioco, un’espressione tecnico-tattica riconoscibile (la situazione dell’Inter è invece molto più simile alla nostra). A mio avviso la spinta positiva di Gattuso di un anno fa, prettamente emotiva, si è esaurita, lasciando dietro di sé il vivere alla giornata di oggi. Come sempre è probabile che mi sbagli, e spero per il nostro bene sia così.

La partita di oggi può essere una discreta occasione per valutare la squadra e la sua personalità contro un avversario estremamente ostico, per quanto reduce da un momento non certo brillante. L’Atalanta di Gasperini pare aver sofferto molto l’eliminazione nei preliminari di Europa League, e dovremmo sfruttare proprio questa loro sfiducia. È anche vero però che gli orobici sono sempre arcigni e imprevedibili, e che il loro essere considerati “ammazza grandi” è avvalorato da molti precedenti, contro di noi e non solo. Il 3412 nerazzurro è fatto per difendersi bene e ripartire, sfruttando i tempi di inserimento di Pasalic, la prestanza di Zapata e la rapidità di Gomez. Manca di qualità a metà campo, e questo potrebbe essere un punto a nostro favore, se riuscissimo a sfruttare questa debolezza nel modo migliore. Stavolta il giro palla rossonero potrebbe essere un’arma fondamentale, a patto che le spaziature tra uomini e reparti siano impeccabili e che la manovra sia fluida e rapida. Insomma, dobbiamo correre il meno possibile e far correre gli altri (segreto di Pulcinella, per carità…). Mi aspetto un’Atalanta attendista, senza troppe velleità, motivo per cui dovremo dotarci di pazienza e costanza.

Riusciremo a giocare a due tocchi? A velocizzare il possesso palla? A non intestardirci con azioni personali e finezze improbabili? Tutto dipende dalle lune di Suso e Jack e dalla condizione di Biglia. Da loro dipendono gran parte delle nostre sorti, ma questa è una ripetizione che sarete anche stufi di leggere. Piuttosto, vorrei che finalmente si insistesse sulla coppia Caldara-Romagnoli, la cui ricerca di affiatamento non è più ormai procrastinabile. Infine, vorrei vedere un Calhanoglu più coinvolto, più accentrato, sfruttando in prima battuta sulle fasce laterali la gamba di Rodriguez (o Laxalt) e di Bonaventura.

Fab

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Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.