Milan-Empoli presentazione

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Si diceva meno di una settimana fa di quanto la trasferta di Bergamo fosse decisiva, importante, complicata per la truppa di Gattuso. Certezze, sì, ma ancora da cementare, una squadra tosta e in forma davanti a noi e qualche cronica assenza a corredare il quadro potevano rendere ai rossoneri indigesta la breve tratta da percorrere da Milano a Bergamo. Difficoltà ci sono state, ma sono state superate. I dubbi della vigilia fugati dai proiettili di Piatek e dal missile di Calhanoglu, da una fase difensiva che è stata pressoché perfetta, riassumibile dagli scarni highlights del secondo tempo atalantino, limitati a un paio di conclusioni velleitarie. Forse nemmeno il più ottimista di noi avrebbe immaginato una sceneggiatura tanto a lieto fine, da commedia romantica in cui alla fine vivono tutti sempre felici e contenti. Per il finale della storia c’è però ancora tempo, la scrittura durerà ancora troppe domeniche, e i cattivi che rincorrono il nostro stesso sogno continuano il tallonamento. Motivo per cui serve mantenere la barra dritta, consapevoli tuttavia di ciò che possiamo e non possiamo fare.

Rimanendo ancora per un po’ sulla serata di Bergamo, ci sono alcuni dati da sottolineare. Il primo: Alessio Romagnoli è insieme a van Dijk l’unico difensore europeo a non aver ancora subito un dribbling in questa stagione. Potrebbe sembrare una statistica che lascia il tempo che trova, ma così non è, considerato anche com’è arrivata la rete di Freuler di sabato sera, con Ilicic che è stato in grado (anche e soprattutto per sua bravura) di uccellare un paio di difensori rossoneri prima di servire il cioccolatino scartato dallo svizzero. Non farsi dribblare, specie per un centrale come il capitano, non eccezionale nella “ripresa” né in possesso di un fisico statuario, è sinonimo di enorme sicurezza e capacità nel posizionamento, elementi fondamentali per il mestiere del leader difensivo. C’è poi Paquetà, 21 anni e capace di calarsi con l’arroganza della stella in divenire in un contesto a lui estraneo fino a un mese fa. Da calciatore alieno rispetto alla realtà europea (e soprattutto italiana), proveniente da una parte del mondo dove il calcio è altra cosa come il pan bagnato è diverso dalla zuppa, il ragazzetto ha impressionato per le doti ma soprattutto la calma nelle giocate. Non spacca le partite come faceva il predecessore a cui è stato più volte paragonato (Kakà), ma il suo apporto non manca mai, pur passando a volte inosservato. A mio avviso come qualità e stile somiglia molto al primo Seedorf, sperando non maturi la stessa indolenza, a volte marchio di fabbrica dell’olandese. Su Piatek c’è poco altro da dire, meglio esprimersi su Gattuso: le pecche del suo eccessivo difensivismo sono quelle che oggi parlano di una Roma a -1 e non a -4, ma è indubbio che la sua crescita sia stata impressionante in questa seconda parte della stagione. Il gioco continua a non impressionarmi particolarmente, ma magari anche per questo ci sarà tempo. I risultati al momento danno ragione a lui e torto a noi che lo critichiamo e che a volte siamo particolarmente duri nei suoi confronti. E questo non può che farmi piacere.

Questa sera a San Siro arriva l’Empoli di Iachini, squadra tornata a respirare dopo il cambio di guida tecnica. La squadra tradisce ancora a suo modo una certa affinità con la versione sarriana di qualche stagione fa. Il avanti Caputo e Farias compongono una coppia “bassa” di attaccanti, capaci di dare pochi punti di riferimento agli avversari. I due tornanti, Pasqual e Di Lorenzo, assemblano una coppia di laterali dotati di buon piede e corsa, per quanto la freschezza del passo non sia più un marchio di fabbrica dell’ex viola. A metà campo Krunic e Acquah compongono con Bennacer un terzetto ben assortito in termini di qualità e quantità. La difesa, infine, il punto debole dei toscani: stasera dovrebbe essere composta da Veseli, Silvestre e Dell’Orco, con Dragowski in porta. Avversario non irresistibile, per usare un eufemismo, ma in grado di pungere. Un impegno da non sottovalutare anche per evitare di macchiare un percorso in questa parte di stagione decisamente positivo. E poi sì, si può dominare l’Empoli a San Siro. Vediamo di farlo.

Fab

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Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.