Milan-Frosinone presentazione

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Più che alle ore 18, il nostro destino si gioca a Torino e Napoli, alle 20.30. Non che la nostra partita non sia da vincere, sia chiaro, e non che queso Milan non sia in grado di complicarsi la vita anche contro la seconda peggiore squadra del campionato (tra l’altro già retrocessa… qualcuno ha detto Benevento?), per carità, ma diciamo che abbiamo affrontato avversari peggiori. È però all’Allianz Stadium e al San Paolo che il Milan potrebbe trovare due potenziali alleati nel proprio cammino verso la Champions League. Con un briciolo di interesse anche per quanto accadrà a Empoli, dove i toscani (in lotta per non retrocedere e che all’ultima giornata affronteranno l’Inter a San Siro) ospitano il Torino. Oggi la classifica della zona calda recita così: Inter 66, Atalanta 65, Roma 63 (con una partita in più), Milan 62, Torino 60. Nel caso in cui tutti i tasselli andassero insospettabilmente nelle posizioni a noi più congeniali, ci potremmo trovare a giocarci l’ultima gara dell’anno, a Ferrara contro la già salva Spal, a un punto dal terzo posto e quarti, a pari punti con l’Atalanta, ma con dalla nostra gli scontri diretti. Padroni del nostro destino, insomma. Purtroppo a questo siamo (ancora una volta) ridotti: a fare calcoli, radici quadrate, classifiche avulse e macumbe per far quadrare tutti i conti. In balia degli eventi, insomma, dove certo noi dobbiamo fare il nostro, ma sapendo che potrebbe non essere sufficiente. Vedremo.

Intanto aggiungiamo anche Piatek alla lista nera di Gattuso, secondo cui ogni attaccante che non fa anche la mezzala, il mediano e all’occorrenza il difensore centrale, allora non gioca per il bene della squadra. “[Piatek] Deve pensare al bene della squadra, deve mettere tutto quello che ha e non pensare al suo orticello”. Queste le parole dell’allenatore, che suonano però come quelle di un compagno di squadra, come quelle che avrebbe potuto sbraitare contro l’Inzaghi o lo Shevchenko di turno, rei di essere troppo egoisti e di non rientrare o portare il pressing. Intanto il polacco non segna dall’annessione dei Sudeti, e appare sempre più depresso e isolato. A Gattuso, che dovrebbe essere ormai al passo d’addio, sfugge un concetto basilare: l’attaccante fa il bene della squadra se segna, perché a oggi il calcio è ancora uno sport in cui, se si vuole vincere un incontro, è necessario buttarla dentro. Dopo Higuain, che sicuramente avrà avuto le sue (tante) mancanze, un’altra vittima di una gestione offensiva della squadra estremamente lacunosa, al limite del dilettantesco, in cui tra l’altro l’atteggiamento del mister, colui che dovrebbe mettere tutti i giocatori nella condizione di poter rendere al meglio, è più simile a quello di un bulletto, che a quello di una guida.

Ma torniamo a noi. Poco da dire sulle formazioni: per i rossoneri Donnarumma in porta, difesa a quattro con Abate, Musacchio, Romagnoli e Rodriguez. Classico centrocampo a tre con Kessiè, Bakayoko e Calhanoglu, in avanti Suso, Piatek e Borini. Il Frosinone cambia qualche pedina rispetto alla formazione tipo. Nel 352 di Baroni la difesa sarà composta dall’ex Inter Bardi in porta e Goldaniga, Ariaudo e Brighenti. Nel centrocampo a cinque Paganini e Beghetto tornanti, Sammarco, Cassata e Valzania centrali. Infine, Pinamonti e Ciano saranno le punte che cercheranno di pungere la retroguardia rossonera. Fare calcoli, nella nostra situazione, non solo è comprensibile, ma anche necessario. Va prestata attenzione però a non dare per scontato il bottino pieno: mettiamo al sicuro il risultato il prima possibile, penseremo poi agli altri.

Fab

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Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.