Milan-Genoa presentazione

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Due cose che dovremmo imparare dopo Fiorentina-Milan, e sono entrambe lezioni che avremmo già dovuto far nostre da anni. La prima: quando una squadra è penalizzata come è stato penalizzato il Milan contro i toscani, si deve piangere. Tanto. A costo di fare la figura dei piangina interisti. Con la solfa del “più forti della sfortuna, dell’invidia e dell’ingiustizia” ci siamo fatti scippare almeno tre Scudetti e una Coppa dei Campioni, e parlo solo degli ultimi trent’anni. In questo paese, d’altronde, funziona così: vieni risarcito solo se protesti, se ti lamenti, se ti contorci in preda al tarantismo causato dall’incapacità o – peggio – dalla disonestà della classe arbitrale. Un gol ingiustamente annullato a Ibra e un rigore inesistente fischiato a Romagnoli: due chiamate senza senso da parte del direttore di gara della scorsa settimana che se non altro, fortunatamente, non ci hanno danneggiato più di tanto (sola e unica consolazione). Se non sono abbastanza per smuovere ‘sto mondo e quell’altro, allora forse meritiamo di essere danneggiati ancora, e ancora, e ancora. Mio nonno diceva che un uomo che non si ribella alle ingiustizie non si può definire uomo. Posto che stiamo parlando pur sempre di calcio e non di capitoli della vita che incidono ben maggiormente sul benessere della nostra persona e di chi abbiamo accanto, credo sia un assunto comunque valido.

La seconda lezione riguarda invece i giocatori che vestono la nostra maglia. Prima o poi capiremo che quelli degni di vera e profonda stima e ammirazione si contano sulle dita di una mano monca. Fino a un anno fa Patrick Cutrone è stato uno dei più osannati dal tifo rossonero anche e soprattutto in seguito ai suoi atteggiamenti da ultras in campo, da tifoso verace dei colori, da “uomo della curva”. I piantini dopo le sconfitte, le esultanze scellerate, l’esaltazione personale che diventa collettiva. Poi il beniamino del tifo rossonero va alla Fiorentina, si guadagna un rigore inesistente contro la sua ex squadra tanto amata e che fa? Si tarantola anche lui, esultando in faccia ai vecchi tifosi, esaltandosi sotto la Fiesole come faceva sotto la Sud. Sia chiaro, Cutrone ha fatto nient’altro che il suo mestiere – e anche bene – dal momento che grazie a lui la squadra per cui gioca ha guadagnato un punto insperato. E comprendo anche la sua esultanza, visto che con quel gesto non non ha fatto proprio nulla di male. A volerla dire tutta, la rabbia che ho provato vedendolo esultare non era nemmeno rivolta nei suoi confronti, ma destinata invece proprio ai tanti che in questi anni si sono fatti incantare (anche) da lui, l’ennesimo ruffiano che con qualche lacrimuccia al momento giusto ha aperto i cuori dei tifosi più inclini a preferire dei semi-peluche a calciatori fatti e finiti. I giocatori sono nient’altro che mercenari, senza voler dare a questa parola l’abituale accezione negativa, anche perché, di fatto, ogni impiegato lo è, da Fantozzi e Filini fino alla buonanima di Marchionne. Vanno esaltati fin quando farlo può in qualche modo portare beneficio al Milan, per il resto (ripeto, a parte rare eccezioni) sono strumenti che aiutano (o dovrebbero aiutare) a raggiungere un fine. Niente di più.

Che altro dire? Siamo a marzo e le partite già hanno poco senso. Domani davanti ai seggiolini vuoti di San Siro si affrontano Milan e Genoa. Un match insidioso, dal momento che il Grifone è in piena lotta salvezza. Queste le probabili formazioni.
MILAN (4-2-3-1) Begovic; Conti, Gabbia, Romagnoli, Hernandez; Kessiè, Bennacer; Catillejo, Calhanoglu, Rebic; Ibrahimovic.
GENOA (3-5-2) Perin; Biraschi, Soumaoro, Masiello; Ankersen, Berhami, Schone, Cassata, Criscito; Favilli, Sanabria.
Donnarumma ancora out, al suo posto Begovic. Il buon Gabbia si gioca una maglia da titolare con Musacchio, Conti con Calabria. Per il resto è il solito Milan che funziona, ma non per molto. Anche a Firenze, contro i viola in dieci, nel secondo tempo la squadra ha sofferto fisicamente la pressione avversaria. Una pessima abitudine che si protrae da tempo e che in previsione della prossima stagione andrà in qualche modo risolta (posto che comunque, probabilmente, a risolverla sarà un altro allenatore).

Fab

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Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.