Milan-Genoa presentazione (ci riproviamo)

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E che volete che vi dica? L’ultima settimana è stata straziante sotto diversi punti di vista, dalle pieghe di indeterminatezza che hanno preso le nostre vite, fino al caos dei calendari del calcio. Il tutto senza considerare la preoccupazione che ha investito molti di noi a proposito della situazione generale di salute connessa a sto dannato virus. Non che nel mondo Milan l’immobilità forzata sia coincisa con una carenza di colpi di scena. È ormai di fatto ufficiale il cambio al timone del Milan, sia a livello direttivo, sia tecnico. Nella prossima stagione Boban e Maldini non faranno più parte del Milan, il cui controllo operativo passerà in toto a Ivan Gazidis. Sul piano tecnico il manager sudafricano avrebbe le idee chiarissime: dare il benservito a Stefano Pioli per ingaggiare Ralf Rangnick.

Le considerazioni, rapidissime, per carità, che possiamo fare sono due: la prima sui futuri ex dirigenti rossoneri, la seconda sul futuro prossimo santone del Milan. Primo: Boban e Maldini hanno fatto un lavoro balbettante, alla guida della squadra. In alcuni casi hanno agito positivamente, in altri lasciando parecchio a desiderare, specie il croato. A livello tecnico, fermo restando che secondo gli organi di informazione le due ex bandiere hanno spesso avuto opinioni divergenti, fatto evidentemente deleterio, i risultati sono stati discreti. L’arrivo di Ibrahimovic e gli acquisti di Theo Hernandez e Bennacer si sono rivelati azzeccati, così come lo scambio Silva-Rebic. Il disastro è stato la scelta di Giampaolo, un buco nell’acqua clamoroso che è costato alla squadra le poche speranze di Champions League che poteva avere al principio della stagione. È tra l’altro molto probabile che sia stata questa la scelta che Gazidis ha pretestuosamente utilizzato per pressare la proprietà al fine di liquidare Boban e Maldini. Ad ogni modo, a mio parere la gestione tecnica è stata sufficiente, sicuramente non meritevole di un licenziamento. A essere insufficiente è stata semmai la comunicazione che i due (non) hanno portato avanti. È soprattutto singolare l’atteggiamento di Boban, che quando si è trattato di difendere il proprio posto di lavoro ha fatto il diavolo a quattro (a mio avviso giustamente e legittimamente, visto che ormai i buoi erano scappati dal recinto e che non avevamo più nulla da giocarci), ma le volte che il Milan è stato danneggiato da arbitraggi a dir poco dilettanteschi, la voce della società non l’ha mai fatta sentire. Lo stesso Maldini è mancato nei momenti di difficoltà, dimostrando lacune comunicative evidenti. Per correttezza va aggiunto che questi comportamenti passivi sono stati tenuti dallo stesso Gazidis, ma magari è perché il sudafricano non ha ancora grande dimestichezza con l’italiano, chissà.

Due considerazioni, dicevamo, e la seconda riguarda Rangnick. Non lo conosco, non ho mai visto giocare il Red Bull Salisburgo né il Red Bull Lipsia. Parlo solo ed esclusivamente giudicando il suo curriculum, che mi sembra di tutto rispetto. Buone esperienze allo Stoccarda (dove cominciò la costruzione della squadra che bene fece negli anni successivi con Magath), all’Hoffenheim (due promozioni e arrivo in Bundes) e allo Schalke (2-5 a San Siro contro l’Inter di Leonardo… tanta roba). È indubbio che sia  perfettamente in grado di costruire da zero un progetto sportivo, o anche solo di dargli nuova linfa vitale. Ciò che mi fa sorgere più di una domanda (ripeto, senza conoscerlo come magari molti altri) è che non si è mai messo alla prova fuori dalla Germania, dove è più semplice pensare a progetti a medio-lungo termine, specie perché, in generale, la pazienza è ben superiore rispetto a quella dei tifosi e degli ambienti italiani. Seconda questione: mi sembra sia in possesso di una personalità che pretende il controllo totale dell’aspetto sportivo di una squadra, proprio il tema che ha scatenato lo scontro tra Boban, Maldini e Gazidis. Si spera dunque che i due abbiano la stessa identica visione, altrimenti rischieremmo di trovarci anche l’anno prossimo nella stessa situazione in cui versiamo oggi.

Sul match ripropongo le considerazioni di sette giorni fa.

Più tardi, davanti ai seggiolini vuoti di San Siro, si affrontano Milan e Genoa. Un match insidioso, dal momento che il Grifone è in piena lotta salvezza. Queste le probabili formazioni.
MILAN (4-2-3-1) Begovic; Conti, Gabbia, Romagnoli, Hernandez; Kessiè, Bennacer; Catillejo, Calhanoglu, Rebic; Ibrahimovic.
GENOA (3-5-2) Perin; Biraschi, Soumaoro, Masiello; Ankersen, Berhami, Schone, Cassata, Criscito; Favilli, Sanabria.
Donnarumma ancora out, al suo posto Begovic. Il buon Gabbia si gioca una maglia da titolare con Musacchio, Conti con Calabria. Per il resto è il solito Milan che funziona, ma non per molto. Anche a Firenze, contro i viola in dieci, nel secondo tempo la squadra ha sofferto fisicamente la pressione avversaria. Una pessima abitudine che si protrae da tempo e che in previsione della prossima stagione andrà in qualche modo risolta (posto che comunque, probabilmente, a risolverla sarà un altro allenatore).

Fab

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Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.