“Doveva accadere, meglio sia avvenuto ora, e per giunta in un momento in cui il passo falso sarà ampiamente recuperabile”. Bene o male questo è il nostro pensiero sin da giovedì scorso, dopo il fischio finale che ha sancito la prima sconfitta stagionale del Milan nonché la prima dopo addirittura 24 partite e 242 giorni complessivi. La partita contro il Lille ha anche chiuso un altro impressionante rally: da 13 match il Milan segnava almeno due reti, la prima volta che i rossoneri centrano una simile impresa da quando esiste la Serie A a girone unico (1929/30). Insomma, la delusione c’è, ci mancherebbe, ma fisiologicamente uno stato di forma tanto eccelso non può durare per sempre. E i primi scricchiolii c’erano anche già stati…
In particolare contro l’Udinese, il Milan ha sofferto molto per portare a casa il bottino pieno. Il guizzo di Ibra ha risolto la situazione per i ragazzi di Pioli, d’accordo, ma già prima della prodezza dello svedese i friulani si erano resi pericolosi, riuscendo tra l’altro ad agguantare il pareggio a inizio ripresa. Esattamente come la Roma aveva agguantato il pareggio qualche giorno prima, e per tre volte. Nelle ultime uscite, insomma, il Milan è parso stanco, un po’ sciupato, bisognoso di riposo. E si capisce anche il perché: con gli infortuni che nel corso delle settimane hanno colpito i vari Romagnoli, Calhanoglu, Rebic e Ibrahimovic, i vari sostituti sono stati chiamati agli straordinari, arrivando a reggere a fatica i ritmi dettati dall’inizio ritardato del calcio. In più va tenuto conto del fatto che la panchina rossonera continua a essere abbastanza corta, deficit che alla lunga non può che essere pagato.
Come detto, però, perlomeno la sconfitta è stata indolore. Il Lille ha sorpassato il Milan in vetta al gruppo di Europa League, ma al momento la qualificazione non è in pericolo, oltre a esserci la possibilità di rifarsi nel match di ritorno che si giocherà in terra francese. Oltre quanto appena scritto, ancor più importante sarà la sosta che partirà da stasera e si prolungherà fino al 22, data in cui il Milan ritornerà in campo contro il Napoli. Due settimane per ricaricare le pile e prepararsi al meglio a un altro tour de force che prevederà 10 partite in un mese. Prima di questo però testa all’Hellas Verona. La compagine di Juric non vanta un undici di livello eccelso (a maggior ragione ora che ha perso anche Kumbulla e Amrabat), ma ha un’organizzazione tanto rigida da poter mettere in difficoltà praticamente chiunque in Italia (vedasi lo 0-0 contro la Roma al Bentegodi, poi trasformatosi in 3-0 a tavolino, e l’1-1 contro la Juve). Non a caso gli scaligeri hanno la miglior difesa del torneo. Proprio nella retroguardia ci sarà l’assenza più pesante per i veneti: Gunter ko, al suo posto giocherà Lovato. Il modulo sarà il solito 3421: Silvestri; Ceccherini, Magnani, Lovato; Lazovic, Tameze, Ilic, Dimarco; Zaccagni, Barak; Kalinic. Intensità sulle fasce (più offensiva a destra, difensiva a sinistra) e un sacco di sostanza e pressing a centrocampo già in fase di uscita della palla dalla difesa avversaria: la difesa dell’Hellas parte da qui.
Pioli si affiderà ai titolarissimi: Donnarumma; Calabria, Kjaer, Romagnoli, Hernandez; Kessié, Bennacer; Saelemaekers, Calhanoglu, Rebic; Ibrahimovic. Al Milan servirà tanto palleggio, pazienza e velocità di circolazione per riuscire a scardinare la retroguardia gialloblù. Soprattutto sarà essenziale variare il punto di riferimento per la salita del pallone, non insistendo sempre e solo su Bennacer e anche puntando molto sulle palle lunghe. Attenzione anche a Calhanoglu, che se tutto andrà secondo i piani di Juric sarà tentato di arretrare per partecipare alla costruzione della manovra: se lui dovesse abbassarsi, allora addio pericolosità. Servirà calma, ma i tre punti sono alla nostra portata. Poi sarà ora di riposarsi, finalmente!
Fab
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