Prepariamoci, signori. Chiudiamo questo “ciclo” in grande stile. Dopo le sconfitte contro la Roma la ciliegina sulla torta sarà farci festeggiare in faccia dall’Inter lo Scudetto della seconda stella. Non so nemmeno quanto abbia senso provare a mettermi seriamente giù a scrivere qualcosa di sensato sulla partita di oggi. Vi lascio solo qualche pensierino sparso qua e là che mi ha attraversato il cervello in questi giorni.
Primo: Leao e Theo contro la Roma hanno deluso parecchio. Verissimo: quando le cose non girano, allora devono uscire i giocatori di maggior caratura tecnica e con le loro qualità e la loro leadership ci si aspetta che accompagnino la squadra fuori dalle difficoltà. Entrambi solo a sprazzi in questi anni hanno fatto qualcosa di simile. E comunque qualcuno potrebbe dire che è difficile che le sorti di una squadra vengano decise da un terzino sinistro, nel caso di Theo. Da Leao invece ce lo saremmo aspettati. Ha evidenti carenze caratteriali, questo lo sappiamo da tempo, ma acuite dalla mancanza caratteriale generale in campo (veri leader non ne abbiamo) e in panchina. Molti sperano in una sua cessione: io prima di pensare a ciò vorrei vederlo in mano a un tecnico che non sia Giampaolo o Pioli, gli unici allenatori che lo hanno gestito da quando è in Italia.
Secondo: la formazione di Roma non aveva né capo né coda. Potevamo giocarcela in tanti modi diversi. Con Pulisic dietro Giroud e Chukwueze a destra, con Loftus davanti alla difesa al fianco di Reijnders (lasciato in panchina). Okafor come possibile scommessa al posto di Giroud per dare movimento e pochi punti di riferimento ai centrali giallorossi. Musah e Bennacer titolari, con il primo gettato nella mischia quasi a caso e il secondo in evidenti difficoltà fisiche dopo l’infortunio patito un anno fa. Se proprio avessimo voluto mantenere la mobilità dello statunitense avremmo potuto pensare a un 433 per rafforzare la mediana, al limite. Ce la siamo invece giocata senza provare a sparigliare le carte, ma solo cambiando uomini (e puntando tra l’altro su quelli sbagliati): un disastro.
Terzo: dopo il marzo in cui il mercato del Milan per la stampa era stato favoloso, siamo tornati con aprile a un mercato rossonero lacunoso. È vero, non abbiamo sostituito Tonali e non abbiamo acquistato un attaccante per il post Giroud, ma di movimenti ne sono stati fatti così tanti che hanno lasciato poco spazio al completamento della rosa. Reijnders, Loftus e Pulisic sono stati acquisti azzeccati. Chukwueze sta venendo fuori, in ritardo, ma sta venendo fuori. Musah è un acquisto di prospettiva: ci sta che non si sia già imposto. Jovic era un mero completamento a zero e per come è arrivato la sua figura l’ha fatta. Okafor ha avuto poche chance, ma comunque ha portato una grande quantità di punti per i minuti giocati. Evidentemente c’era poco margine economico per altri acquisti pesanti che, si spera, arriveranno la prossima estate. Servirebbe tuttavia un po’ più di equilibrio nei giudizi.
Quarto: il prossimo allenatore del Milan deve essere un mister con due caratteristiche. Carattere in primis, ma anche una sua idea di calcio riconoscibile e su cui lavorare. Sono stati fatti tanti nomi potenzialmente interessanti, ma nessuno di questi mi stuzzica particolarmente (a parte forse Gallardo). Personalmente punterei su Thiago Motta, la cui impostazione di gioco sarebbe replicabile anche al Milan senza troppi stravolgimenti sul mercato.
Bene, dopo queste quattro cagate, ecco un po’ di immagini per prepararci al meglio per stasera. Cominciamo già col travaso di bile, ci portiamo avanti. Comunque vada, Forza Milan (soprattutto Primavera)!
Fab
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