Una vecchia pubblicità di una casa automobilistica recitava più o meno così: “Sono le condizioni a definire un’impresa”. Come dire, non è sempre e solo l’atto in sé che rende un’impresa tale, ma le difficoltà che vanno superate per raggiungere quell’agognato risultato. Questo concetto ci è particolarmente utile per parlare della partita vinta tre giorni fa contro il Benevento. I giallorossi non sono di per sé un avversario particolarmente temibile, pur attraversando un ottimo momento di forma. I pronostici erano comunque tutti a favore del Milan, ovviamente. Se tuttavia consideriamo che la vittoria finale è arrivata dopo una partita giocata per un buon 60% in inferiorità numerica, allora la lettura non può che cambiare. A maggior ragione considerato che in inferiorità numerica il Milan, pur soffrendo, ha aumentato il proprio vantaggio e anzi, ha più volte sfiorato lo 0-3. Insomma, serviva una prova di forza e prova di forza c’è stata, con una difesa sotto chiave e un attacco ancora sugli scudi. Una partita che magari non si potrà annoverare tra le vere e proprie imprese della storia rossonera, ci mancherebbe, ma che è stata densa di significati, un po’ come quel Bruges-Milan del 2003/2004 o Bologna-Milan 0-1 in 10 (anche 9) contro 11.
Il grande discusso della vittoria in terra campana è stato, com’era ovvio che fosse, Sandro Tonali. Il giovane centrocampista rossonero è stato espulso sul finire della prima frazione di gioco per un’entrata pericolosa sul ginocchio di un avversario. Intervento per nulla intenzionale, ma tant’è. Decisione forse severa, ma chiediamoci: se i protagonisti dell’episodio avessero avuto le maglie invertite, cos’avremmo detto? Il provvedimento disciplinare a mio avviso ci può stare, anche considerando che, com’è evidente dalla dinamica, l’intenzione dell’ex Brescia non era quella di azzoppare il beneventano. Non è tuttavia dell’episodio che c’è da discutere davvero, ma del rendimento del mediano rossonero. Finora certamente non all’altezza della fama che lo ha accompagnato a Milanello, e ancor più certamente non consono alla valutazione che si è data alle sue prestazioni in sede di mercato. Parliamo comunque di un ragazzo di vent’anni o poco più, che sta integrandosi in un nuovo gruppo e soprattutto a nuovi livelli e aspettative. I Kessié e Bennacer che oggi molti di noi considerano inamovibili non hanno cominciato molto diversamente rispetto a lui. Sono certo che con il tempo l’investimento su Tonali acquisterà sempre più dignità e che queste critiche lasceranno spazio agli applausi. Me lo auguro di cuore.
Siamo arrivati a Milan-Juve, partita definita come “crocevia” della stagione rossonera. Possibile, anzi, sicuro. Se il Milan dovesse prevalere nell’incontro di stasera sarà tosta non sperare più nello Scudetto. Sarebbe una prova di maturità di enorme spessore dopo quelle già passate a pieni voti contro Inter e Napoli. Va però puntualizzato, senza la minima intenzione di voler sembrare oltremodo e ingiustificatamente spocchiosi, che il match sarà forse più un crocevia per i bianconeri. A -10 dal Milan, pur con una partita in meno (ma contro il Napoli), se i bianconeri non dovessero uscire con una vittoria dalla deserta Scala del Calcio, allora la rincorsa al triangolino tricolore si farebbe ulteriormente proibitiva. Questo considerato anche non solo la distanza numerica tra le due squadre, ma anche che la Juve ha tra sé e i rossoneri tre compagini – Napoli, Roma e Inter – anch’esse da sopravanzare per coronare sogni iridati. Insomma, il pericolo della partita di oggi non è dato da assenze, forma psico-fisica, valore degli avversari o altro, ma, come si diceva a inizio pezzo, dalla condizione in cui giocheremo e quindi in cui si troverà la Juventus: non quella dell’ultima spiaggia, per carità, ma quella del non poter più sbagliare.
Per questa ragione mi aspetto i bianconeri velenosi e arrembanti, coscienti di doversi imporre sin dall’inizio soprattutto a livello caratteriale contro un avversario che di carattere, rispetto alla Vecchia Signora, ne ha meno. Sarà una partita da giocarsi più nella testa e meno sul campo, da affrontare come quella della scorsa estate, quando il Milan che non aveva più nulla da perdere rimontò e sconfisse una Juve col braccino del tennista. Dovremo essere quelli di allora, con la difficoltà di farlo da primi della classe. Negli ospiti le uniche defezioni saranno quelle di Cuadrado e Alex Sandro, contagiati dal COVID. Per il resto, formazione titolare, con Szczesny in porta, Danilo, Bonucci e De Ligt a formare il trio difensivo, Chiesa e Frabotta tornanti con McKennie e Rabiot fulcri della mediana. In avanti Dybala e Ronaldo, supportati da Ramsey. Discorso opposto per il Milan, che alle defezioni di Bennacer, Gabbia, Ibrahimovic e Saelemaekers deve aggiungere la squalifica di Tonali. Unica buona notizia il rientro di Theo, che si riapproprierà della fascia mancina. Donnarumma; Calabria, Kjaer, Romagnoli, Theo; Krunic, Kessiè; Castillejo, Calhanoglu, Rebic; Leao.
Una sconfitta non sarà un fallimento, né un dramma. E questo non è un voler mettere le mani avanti. Siamo coscienti di ciò che siamo, chiedendoci qualcosa in più, ma non l’impossibile. Arriverà il giorno in cui vedremo l’imbattibilità schiantarsi al suolo, e magari quel giorno sarà oggi. Ma se così non fosse, allora i nostri muscoli saranno ancora più evidenti, tanto a noi quanto ai nostri avversari. La forza è anche (e forse soprattutto) la percezione della nostra forza che gli altri hanno di noi. Facciamo vedere di che pasta sono fatti i nostri ragazzacci! Forza Milan!
Fab
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