Milan-Spal presentazione

8089

Fatto: il Milan sta attualmente facendo piangere i santi del Paradiso. In realtà anche da qualche mese, se non anno, ma facciamo finta che sia una novità.
Altro fatto: siamo riusciti a prendere il miglior attaccante dell’ultimo lustro di Serie A (oltre che uno dei migliori in Europa) e a deprimerlo, renderlo innocuo, a tratti impresentabile.
Altro fatto ancora: la società che doveva salvarci dai cinesi, allo stato attuale delle cose, è abbastanza latitante.
Quarto fatto: Gattuso è l’ennesima bandiera rossonera che è stata inserita e sputata dal tritacarne della panchina di San Siro.
Ultimo fatto in elenco, ma non certo l’ultimo in ordine di importanza: nonostante tutto ciò siamo a soli tre punti dalla zona Champions. Se non fossero altri i risultati sperati, potremmo quasi definirlo un successo. Sia chiaro, tra dodici milioni di virgolette.

Gattuso sì o Gattuso no, in primis. Le fasi che ho attraversato io sono state di stupore, all’inizio della sua avventura sulla panchina del Milan, tra tanti punti e buon gioco. Poi la buona predisposizione nei suoi confronti ha pian pianino lasciato spazio all’indisponenza per la sua palese inadeguatezza. Poi siamo arrivati all’odio per chiunque lo difendesse, fino allo stato attuale delle cose: più pietà che altro, conscio del fatto che lui ha molte colpe, sicuramente, ma che rimane un apprendista che mai si sarebbe dovuto sedere su una panchina prestigiosa (o presunta tale, visto che somiglia sempre più a una ghigliottina) come quella del Milan. Il patatrac del rinnovo porta le firme di Fassone e Mirabelli, d’accordo, ma anche l’attuale dirigenza ha voluto garantire fiducia al mister. Una fiducia, al momento forse si può dire, non totalmente ben riposta. Si parla ora di esonero, di “ultima spiaggia”, di partita da dentro o fuori contro la Spal. Come se una ipotetica, striminzita vittoria per 1-0 potesse davvero sistemare tutto. E se poi quella dopo si perde o si pareggia, cosa succede? La realtà è che le cosiddette “ultime spiagge” mi hanno sempre fatto abbastanza ridere. Se una macchina ha la batteria che non funziona più non si aspetta un giorno o una settimana prima di cambiarla, “caso mai domani o settimana prossima magicamente riparte”. Se la chiave inglese da 30 non va bene per il bullone da 10 si prende lo strumento più adatto. Lo stesso dovrebbe valere anche nel calcio, anche da noi.

Non è certo antipatia nei confronti di un uomo che sì, dal Milan ha ricavato tanto, ma che ci ha dato tantissimo. È per il nostro bene, per scuotere un ambiente che potrebbe davvero ancora raggiungere un obiettivo importante sia sportivamente, sia economicamente. È per cercare di salvare una stagione, o almeno per avere qualche possibilità in più per fare bene. La strategia della società, ne sono convinto, è quella di sfangarla quest’anno per fare “all in” il prossimo, ma per il momento non stiamo sfangando un bel niente, ci troviamo invece nelle sabbie mobili. È questa l’immagine credo più fedele del nostro attuale momento: arranchiamo cercando qualche liana della salvezza mentre la melma ci tira giù. Quattro partite senza segnare lo straccio di un gol non le vedevamo da più di trent’anni. La quinta di fila – non voglio nemmeno immaginarla – chissà da quanto. Forse dai tempi dei Puricelli e Carapellese, quelli che ricordava sempre zio Silvio.

Onestamente le mie riflessioni sono queste, e solo queste. Di tattica non credo sia nemmeno necessario disquisire, quando si vedono certe oscenità in campo. Abbiamo giocatori in rosa, anche pagati fior di milioni, che se presi tre a tre non ne fanno uno buono. Mancano le basi, non gli uomini: non credo debba essere necessario avere in squadra CR7 per buttarla dentro al Dall’Ara o al Matusa. Mentre scrivo (sono le 16 di venerdì) Eurosport mi aggiorna sulle ultime dichiarazioni di Leonardo: “Gattuso rimane, anche Higuain, se ne ha voglia”. Parole che potranno tranquillamente essere già smentite domani o fra due giorni, ma che di certo non scuotono nessuno, se non le nostre gonadi. Pensavamo di avere la discesa davanti a noi, che portasse alla terra del latte e del miele, ma il Purgatorio temo sia ancora lungo. O forse no, ma di certo è insidioso e scomodo, ma forse il peggio è guardare in alto chi sta meglio di noi.

Fab

Seguiteci anche su

WhatsApp

Telegram

YouTube

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.