Milan-Spezia presentazione

4619

Trappolone era e trappolone è stato. La sconfitta di Torino pesa notevolmente sul momento attuale in Serie A, con un -6 dal Napoli capolista che, nonostante le sole 12 giornate passate, è già relativamente pesante. Come scrivevamo una settimana fa, il rendimento “netto” (confronto del calendario di quest’anno con quello dello scorso) è ancora positivo, con un +3 rispetto un anno fa, ma serve comunque un cambio di rotta immediato. Ciò che della partita di Torino ha in qualche modo disorientato è il modo in cui è arrivata la sconfitta, giocandocela poco e male, meritando lo 0 nella casella dei punti fatti. Al contrario di quanto successo nella passata sconfitta, quella casalinga con il Napoli nella quale i rossoneri non hanno sfigurato, anzi, il Milan ha sofferto molto e raccolto meritatamente nulla, facendo segnare dei passi indietro rispetto alle passate uscite. Prima sconfitta esterna dopo 17 match, zitti e muti.

Vero che anche in altre uscite la squadra di Pioli ha sofferto, raccogliendo magari più di quanto meritato, ma su questo va aperta un’ulteriore parentesi. A Genova, Empoli e Verona sono stati raccolti 9 punti con non pochi patemi, ma nei post partita la solfa più gettonata è stata: “Queste sono le partite che vince una grande squadra”. Derubricarle ora a vittoriucce con poco valore pare intellettualmente scorretto. Dal punto di vista del gioco certo, non abbiamo brillato in nessuna di quelle occasioni, ma ci sono stati uno spirito di sacrificio e una capacità di soffrire non da sottovalutare. È questo che a Torino non si è visto: non era il Milan delle tre partite citate poco più su, sotto molti punti di vista. Serve quindi equilibrio, ovvio, e soprattutto rivalutare le vittorie passate alla luce della sconfitta di domenica scorsa di certo non aiuta nessuno a trovare delle contromisure efficaci per rimettersi in cammino al più presto. Lo stesso “aggrapparsi” ai nuovi acquisti poco utilizzati ha senso fino a un certo punto: se il gioco non è stato all’altezza, né Thiaw, né Vranckx avrebbero verosimilmente potuto risolvere un granché, se non con estemporanee giocate individuali come le due del difensore tedesco di Verona. Continuo a pensare che la gestione di Pioli abbia un suo senso di cui potremo raccogliere i frutti più avanti, se così non dovesse essere mi cospargerò il capo di cenere.

Questa sera testa allo Spezia di Gotti. I liguri sono quintultimi, con un il quintultimo attacco (10 gol fatti) e la terzultima difesa (22 gol subiti). Non una corazzata, insomma, ma che nelle ultime due stagioni ha uno score non malvagio contro i rossoneri (4 partite, 2 vinte e 2 perse, con la famigerata vittoria dello scorso anno che ancora brucia per il torto arbitrale subito sulla rete segnata da Messias). La formazione spezzina gioca con un 352 che vede come tornanti i terzini adattati Holm e Reca. In difesa il gioiellino Kiwior, seguito anche da Maldini e Massara, e l’ex milanista Caldara. Dal primo minuto in campo anche gli autori dei due gol della sfida dello scorso gennaio, Agudelo e Gyasi. Probabile formazione (352): Dragowski; Ampadu, Kiwior, Caldara; Holm, Ekdal, Bourabia, Agudelo, Reca; Gyasi, Nzola.

Nel Milan formazione tipo, o quasi, almeno considerate anche le defezioni. I dubbi interessano soprattutto la zona avanzata del campo, dove De Ketelaere si gioca una maglia con Diaz e Giroud con Origi. Aspettiamo ancora uno squillo del giovane belga, che al momento, comprensibilmente quanto vogliamo e sicuramente dandogli ancora tutto il tempo di cui ha bisogno, sta deludendo. Torna Gabbia in centro alla difesa dopo il match di Champions giocato da Kjaer. Probabile formazione (4231): Tatarusanu; Kalulu, Gabbia, Tomori, Theo; Tonali, Bennacer; Messias, De Ketelaere, Leao; Giroud.

Tornare immediatamente a correre. Senza pensare a Juve-Inter o Atalanta-Napoli, e neppure a Roma-Lazio. Il Milan deve fare il Milan a prescindere dagli avversari. Questo deve essere il nostro motto, la nostra forma mentis. Forza Milan!

Fab

Seguiteci anche su

WhatsApp

Telegram

YouTube

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.