Finalmente anche questa sosta per la nazionale ci lascia e con lei si porta via tutte le chiacchere inutile e ci lascia come al solito l’infortunio con tinte rossonere, stavolta tocca a Kalulu. Dopo questa pausa si gioca il primo Napoli-Milan di un trittico da cuori forti e da coronarie salde.
La trasferta in terra campana è sempre stata agrodolce, ricordo grandi gioie, grandi vittorie ma anche sconfitte sonore. Al San Paolo abbiamo festeggiato il primo scudetto di Capello nel maggio del 1992, sempre nel 1992, a novembre, abbiamo vinto 5-1 con il famoso poker di Marco Van Basten che da lì a qualche giorno ne rifilerà altri quattro al Göteborg in Champions League dando le ultime pennellate alla sua breve ma luminosa carriera. Ma in terra campana ci sono state anche sconfitte sonore, come quella del novembre 1988 per 4-1 con il famoso gol di Maradona di testa da fuori area, ma quello era un Milan che pagava ancora i postumi della trasferta di Belgrado.
In queste soste, che trovo sempre particolarmente noiose e al quanto inutile mi rifugio nei ricordi e per me Napoli Milan non può che essere quello giocato il 1 maggio 1988, che è diventata la mia festa nazionale perché in quel caldo pomeriggio finalmente ho per la prima volta l’occasione di riscattare tutte quelle amarezze, finalmente posso essere protagonista e provare le sensazioni di cosa voglia dire vincere uno scudetto, capire cosa si prova. Si perché gli anni precedenti ho vissuto due retrocessioni in serie B, la sconfitta con la Cavese in casa, gli sfottò di Peppino Prisco “Il Milan in B? e per due volte, una pagando, l’altra gratis”.
Sono lì con la mia radiolina, fedele compagnia di quel meraviglioso campionato, in attesa di ricevere notizie dalla mitica voce di Enrico Ameri. La squadra è in fiducia, la settimana prima abbiamo annichilito l’Inter in un derby dominato, Ruud Gullit, il nostro nuovo messia, è una forza della natura e la squadra lo segue. Però di fronte c’è il Napoli, la squadra di Maradona che carica l’ambiente partenopeo “Non voglio vedere nessuna bandiera rossonera “.
Loro sono i campioni in carica lo stadio è stracolmo, ho paura che anche stavolta rimango solo con la mia delusione.
Così mi affidai totalmente ad Ameri, che con la sua voce mi porta dentro il San Paolo dove i miei eroi hanno iniziato a giocare, attacchiamo ma non riusciamo a sfondare, ad un certo punto interviene Ameri “Scusa scusa sono Ameri da Napoli…” il cuore si ferma per un attimo “Milan in vantaggio, gol di Virdis che sfrutta un….” Il resto non lo ascolto nemmeno, esulto urlando tutta la mia gioia, mio Dio siamo in vantaggio non ci credo, forza ragazzi dai….
Ma alla fine del primo tempo, è Maradona a fare gol, pitturando una punizione all’incrocio, Galli non ci arriva, siamo 1-1 tutto da rifare. Intervallo lunghissimo, quei benedetti 15 minuti non finiscono più.
Sacchi decide di togliere Donadoni ed entra lui il poeta, Van Basten che qualche settimana prima aveva decisivo la partita con l’Empoli con un gol straordinario. Ho pensato forza o la va o la spacca.
La partita riprende e la voce di Ameri mi riporta con la mia immaginazione dentro al catino del San Paolo, come nel primo tempo stiamo attaccando ma non riusciamo a segnare.
Poi un urlo squarcia il silenzio irreale che c’era a casa “GOL” siamo di in vantaggio, Virdis si fa trovare pronto sul cross di Gullit che aveva seminato i difensori del Napoli, e io cerco d’immaginare con i racconti della radio l’incornata di Virdis, il cross….sono in estasi.
Il Napoli prova a pareggiare ancora e si avvicina alla nostra area, impegna il nostro portiere, il quale rilancia su Gullit che prende palla sulla nostra trequarti, si fa sessanta metri e da sinistra la mette in mezzo per Van Basten piattone di destro…gol 3-1.
È fatta il ritorno del diavolo è completato, Careca farà il 3-2 ma io sono già fuori in strada a sventolare la mia bandiera rossonera e ad esultare per il sorpasso in classifica.
A fine partita Sacchi dirà “Non so se siamo i più forti, oggi siamo stati i più bravi”, a me non importava se eravamo bravi o i più forti, i miei eroi avevano compiuto un’impresa e io stavo assaporando il sapore di cosa vuol dire vincere.
L’anno successivo c’è stato l’esodo a Barcellona ma tutto è partito da quel pomeriggio, e quando ci ripenso mi viene ancora la pelle d’oca.
Che ricordi, che Milan, che tempi, vissuti con la leggerezza dell’adolescenza che stava per essere segnata da quella meravigliosa squadra.
“Prima c’era il gioco del calcio, poi è arrivato il Milan. Da quel momento è cambiato tutto” (L’Equipe)
W Milan
Harlock
P.S.: Lo so che la citazione dell’Equipe è stata scritta dopo la vittoria di Barcellona, ma per me calza a pennello sempre.
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