Si ricomincia, finalmente. Dopo un’estate di successi sportivi tricolori, passando dagli Europei di calcio fino all’atletica di Tokyo2020, ci rituffiamo nei sani e atavici campanilismi della Serie A. Si riparte con lo Scudetto sul petto dei cugini dell’Inter, che però mai come quest’anno hanno sofferto un’estate di privazioni e dubbi, per quanto l’esordio di ieri abbia invece a suo modo confortato. Si riparte con il ritorno di Allegri sulla panchina della Juventus, salutato come il salvatore della patria dopo essere stato accolto sei anni fa da reietto, mister di una squadra che dà la sensazione di essere la favorita numero 1 per la vittoria finale. Si riparte da Sarri a Roma sponda Lazio, Spalletti a Napoli e Mourinho alla Roma, un’esplosione di personalità e potenziali duelli dialettici già da gustare. Si riparte dal nostro Milan, non certo mattatore del mercato come magari avremmo sognato, ma realtà che deve riconfermarsi solida e pronta a dare battaglia per le primissime posizioni della classifica.
Estate segnata dal capitolo scadenze e rinnovi, con Donnarumma e Calhanoglu che hanno preferito ascoltare le altrui sirene e salutare il rossonero e Kessiè che ancora non ha formalizzato con una firma l’accettazione della proposta milanista. Non spese folli quelle di Maldini, ma oculate come quelle degli ultimi anni sotto la guida di Elliott. La cifra più consistente (parliamo di oltre 50 milioni) è uscita per i riscatti di Tomori e Tonali e gli acquisti di Maignan e Ballo-Touré, il resto dei movimenti sono stati completati invece a costo zero o quasi, compreso l’innesto di Olivier Giroud. Particolarmente interessante la composizione soprattutto del reparto offensivo rossonero, che con gli arrivi del francese e di Pellegri (così pare) e la presenza di Ibra, Rebic e Leao potrebbe lasciare spazio anche a un possibile gioco a due punte pesanti. Mancano tuttavia ancora dei tasselli: il solito trequartista, un ulteriore centrocampista (sempre se non si vuole puntare su Pobega, e sembra proprio sia così) e un’ala destra. Manca poco, ma c’è fiducia.
Intanto testa alla Sampdoria, avversario sulla carta ostico, ma attualmente quasi indecifrabile. Dopo l’addio di Ranieri i blucerchiati hanno puntato per la panchina su D’Aversa, che ha finora impostato il gioco attorno un 442 mascherato da 4231 senza stravolgimenti dal mercato. Nel turno di Coppa Italia disputato lunedì scorso la Samp ha molto sofferto al Ferraris contro l’Alessandria, avendo alla fine la meglio per 3-2. In evidenza il solito Quagliarella, autore di una rete di tacco, ma anche Gabbiadini, ragazzo di talento ma sempre troppo fragile per imporsi una volta per tutte: chissà che in questa stagione D’Aversa non riesca a trovare il modo per coinvolgerlo al meglio. SAMPDORIA (4-2-3-1): Audero; Bereszynski, Yoshida, O. Colley, Augello; Thorsby, Ekdal; Candreva, Gabbiadini, Damsgaard; Quagliarella.
Nel Milan la parola d’ordine è “continuità”. Anche per Pioli nessuna rivoluzione nei nomi e nelle gerarchie. Si prosegue nel solco della formazione che tante soddisfazioni ha regalato un anno fa, sperando nella crescita di chi ancora non ha reso come ci si aspettava (Tonali e Leao), nella conferma e nell’ulteriore miglioramento di chi ha ora il peso della creazione del gioco sulle proprie spalle (Diaz) e nello scatto d’orgoglio del capitano ferito (Romagnoli). Le qualità per continuare a far bene ci sono, per il resto bisogna continuare a tirare fuori le unghie. MILAN (4-2-3-1): Maignan; Calabria, Kjaer, Tomori, Hernandez; Tonali, Bennacer; Saelemaekers, Brahim Diaz, Rebic; Giroud.
Fab
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