Spezia-Milan presentazione

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Un disastro. Più o meno aspettato. Per la decima volta negli ultimi quindici Derby il Milan ha perso. Per l’ennesima volta subendo una rete nei primi venti minuti. Una sofferenza inaudita nella prima parte di match, solo parzialmente “restituita” nella seconda parte, quando il forcing dell’Inter è diminuito ed è un po’ più uscita la voglia del Milan di almeno segnare una rete. Troppo poco, però, primo per una partita così sentita che anche nelle amichevoli estive non dovrebbe essere persa, ma soprattutto per la posta in palio, la finale di Champions League. E’ vero, i nerazzurri hanno una panchina più lunga come spesso si è detto e scritto in questi giorni, ma la partita è stata persa quando in campo c’erano da entrambe le parti i titolari (Leao e Skriniar esclusi). E hai voglia a dire che l’Inter è forte, ma andiamo a citare il pacchetto arretrato della squadra di Inzaghi: Darmian, Acerbi, Bastoni. Darmian. Acerbi. Bastoni. Escluso l’ultimo, parliamo di due onestissimi comprimari, ma pur sempre, appunto, comprimari. Il Milan titolare non è meno forte dell’Inter titolare. O perlomeno non c’è affatto una differenza abissale. Il vero limite dei rossoneri nelle stracittadine, il vero motivo per cui lo score è così negativo, è che ci mangiano il cuore. Hanno una cattiveria e un’aggressività che noi oggi possiamo solo sognarci. Queste sono le squadre che soffriamo davvero: non quelle che giocano a calcio, quelle con gli attributi.

C’è poi il lato tattico. Se il Milan aveva una possibilità di passare il turno, allora bisognava chiudere l’andata senza subire reti, anche uno scialbo 0-0, andando a giocarsi la qualificazione sui nervi e con gli episodi del ritorno, come nel 2003. Sarebbe stato bello avere una squadra più ordinata, anche più bassa e bloccata, ma con l’obiettivo di chiudere gli spazi, le linee di passaggio ed eventualmente ripartire. Così non è stato. Un Theo alto sarebbe stato bello, magari con Kalulu a destra e Calabria a sinistra, ma si è preferito puntare su Saelemaekers a sinistra e ancora Bennacer alto, con Krunic basso. Un Milan più umile, forse più adatto ad affrontare la squadra che ci siamo trovati davanti. C’è poi stato l’ennesimo infortunio della gestione Pioli, quello di Isma, a rimischiare in negativo le carte rossonere. Ora è un profluvio di “non tutto è perduto”, “c’è sempre il ritorno”, “basta un golletto nei primi minuti e chissà…”, ma siamo onesti: è davvero difficile pensare che tutto ciò possa davvero accadere.

Intanto occhio allo Spezia, perché chiudere la stagione anche con la mancata qualificazione in Champions sarebbe un bel disastro. I liguri si giocano tra l’altro la permanenza in A, quindi parliamo di un team semi disperato che non ha più nulla da perdere, mentre noi da perdere abbiamo tanto, troppo. Gli spezzini sono tra l’altro una squadra che con gli esterni, Gyasi e Verde, può fare molto male alla difesa milanista. Assenti Bastoni, Holm, Maldini e Agudelo, mister Semplici schiererà i suoi ragazzi con il 433. Come detto, a livello di nomi e caratteristiche le punte bianconere possono dare grattacapi ai nostri, nonostante l’attacco dei liguri ha numeri negativi. Stesso dicasi per la difesa. Non sorprende quindi la posizione in classifica che occupano i nostri avversari, ma non sarà una partita semplice, tutt’altro. Probabile formazione (433): Dragowski; Amian, Ampadu, Nikolau, Reca; Ekdal, Bourabia, Esposito; Gyasi, Nzola, Verde.

Milan decimato per infortuni e turnover. Assenti Thiaw, Florenzi, Bennacer, Krunic, Messias, Leao, Ibra. Poche alternative ai fallimenti stagionali, da Origi a De Ketelaere fino a Rebic, che probabilmente partiranno titolari. La formazione non ha nemmeno bisogno di troppi commenti. E oggi non è nemmeno importante il gioco. Vogliamo vedere tirar fuori le palle da chi in stagione ha solo svernato, senza dare nessun contributo. Probabile formazione (4231): Maignan; Calabria, Kalulu, Tomori, Theo; Tonali, Pobega; Saelemaekers, De Ketelaere, Rebic; Origi.

Incrociamo le dita, tutto qua…

Fabio

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Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.