Supercoppa Italiana, Commento Juventus Milan 1-2

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Abbiamo giocato una partita orribile per oltre un’ora, eppure sono bastati meno di cinque minuti con un rigore ed un autogol per ribaltare la Juventus, e da lì in poi abbiamo persino  finito per meritare di giocarci una chance nella finale della Befana.

Per larghi tratti si è vista una squadra timorosa, imballata, sempre in ritardo sui contrasti e sulle seconde palle, con giocatori in palese difficoltà fisica (Bennacer) o mentale (Theo Hernandez).

Su Theo bisogna aprire un capitolo a parte: la sua scivolata in netto ritardo apre un’autostrada ad Yildiz sul gol bianconero, la sua goffa ciabattata sotto porta vanifica un gol del pareggio che sembrava già fatto, il suo sguardo perso nel vuoto denota che con la testa non c’è proprio…eppure trova il modo di entrare nell’azione del rigore e di servire un buon pallone a Pulisic in contropiede per il potenziale 3-1, a dimostrazione che il fuoco cova sotto la cenere e bisogna solo trovare il modo per riaccenderlo.

E’ del tutto evidente che in questo momento la squadra è in palese confusione dal punto di vista tattico, e non potrebbe essere diversamente visto che deve cercare di assimilare le idee ed i dettami del nuovo mister, oltre tutto parecchio diversi da quelli del suo predecessore.

Eppure Conceicao trova il modo di incidere fin da subito, nell’intervallo “suona la sveglia” (espressione edulcorata per dire che ribalta lo spogliatoio) e dopo due occasioni iniziali in cui i bianconeri potrebbero chiudere il match la squadra inizia gradatamente a salire di livello, anche grazie all’energia trasmessa dei due subentrati Abraham e Musah (per inciso Yunus, fatti dare la registrazione della partita e conservala gelosamente, perché il tuo nome scandito dagli spalti probabilmente non ti capiterà più di sentirlo)

Certo, ci vuole un regalo colossale di vecchio cuore Locatelli per rimetterci in partita ed il gioco continua a latitare, ma alla fin fine battere i gobbi con un auto-gollonzo come quello di Gatti rimane un’esperienza sensoriale unica, oserei dire priceless.

Questa stagione disgraziata e oscena in poco più di tre mesi ci ha già regalato tre meritate vittorie in successione con Inter, Real Madrid e Juventus, a memoria mia non era mai successo nemmeno nei migliori anni della nostra vita…se poi lo Sguercio lunedì dovesse anche trovare del carbone dentro la calza potremmo anche chiuderla lì.

Detto questo, carissimi Singer date lo sfratto all’inquilino incapace che vi siete messi in casa e poi toglietevi velocemente dai coglioni, voi e tutto il vostro carrozzone indegno.

 

Max

 

 

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Il mio primo nitido ricordo del Milan risale all'8 aprile 1973, compleanno della buonanima di mio papà: sono sulle sue spalle a Marassi, e' il Milan allenato dal Paron e da Cesare Maldini, vinciamo 4-1 e lui mi indica la 10 di Gianni Rivera... Da allora tutta una vita accanto ai nostri colori, vivendo con la stessa passione gioie e delusioni, cadute e rinascite, disfatte e grandi trionfi, fino alla foto a fianco...ecco, il mio Milan è finito lì, dopo è iniziata l'era del Giannino....ma adesso, forse, si ricomincia.