“Il tempo che passa distrugge, il mondo che resta dimentica, immortale resta un eroe: Pietro Paolo”
Questo bellissimo striscione viene esposto dalla curva sud il 26 novembre 1989 e accoglie il ritorno a San Siro, da avversario, di uno dei protagonisti del Milan degli immortali: Pietro Paolo Virdis. Nessuno ha dimenticato le sue prodezze in rossonero e assieme a Baresi, Tassotti, Evani, F. Galli e Maldini è uno dei giocatori che ha fatto da trait d’union tra le presidenze Farina e Berlusconi.
Un attaccante tecnico, scaltro, furbo e soprattutto intelligente, in grado di segnare con facilità in tutte le situazioni ed in qualsiasi modo. Capace di trovarsi bene con qualsiasi compagno di reparto, da Hateley a Van Basten passando per Gullit.
Pietro Paolo nasce a Sassari il 26 giugno 1957 e, dopo varie esperienze nelle categorie minori nella sua amata Sardegna, attira le attenzioni della squadra più blasonata dell’isola, il Cagliari. Con i rossoblu, esordisce in serie A il 16 ottobre 1974 a soli 17 anni arrivando a disputare nella stagione seguente 23 partite e mettendo a segno 6 reti, non riuscendo ad evitare la retrocessione nella serie cadetta della squadra cagliaritana.
Serie B che si rivela il trampolino di lancio definitivo per il giocatore sardo. Segna 18 gol e le sue ottime prestazioni, attirano l’interesse della Juventus
“Pietro ti abbiamo ceduto alla Juve”
Così il presidente cagliaritano Delogu prende alla sprovvista il ragazzo annunciandogli la sua cessione. Virdis all’inizio rifiuta il trasferimento ai bianconeri: vuole rimanere in Sardegna per riportare il Cagliari in serie A. Alla fine l’avvocato Agnelli lo convince e Pietro passa alla Vecchia Signora. A Torino fa molta fatica, perché spesso è fermo prima contrae la mononucleosi, poi i reumatismi articolari, e per questo lo porta ad allenarsi poco.
Dopo tre anni in Piemonte ritorna per una a stagione a Cagliari in prestito, per ritornare a Torino l’annata successiva, prima di andare a giocare a Udine.
“Pietro resta qui, facciamo una squadra ancora più forte” (A. Braida)
Queste sono le parole di Ariedo Braida (futuro ds rossonero negli anni a seguire), direttore sportivo dell’Udinese con cui prova a convincere Virdis a non accettare la proposta del Milan. Il fascino del richiamo dei rossoneri però è enorme e ciò lo porta ad accettare la proposta del Presidente Farina nel 1984. Da qui la carriera di Pietro Paolo prende definitivamente slancio.
Il patron rossonero vuole mettere il giocatore sardo in coppia con l’altro nuovo attaccante acquistato, l’inglese Hateley. I due formano una temibile coppia d’attacco, il Milan quell’anno arriva quinto in campionato, classificandosi per la coppa Uefa e gioca la finale di coppa Italia persa poi contro la forte Sampdoria. Il campionato 85/86 purtroppo è segnato dalla contestazione al presidente Farina, da parte del tifo rossonero, protesta che dà la spinta decisiva all’acquisto del Milan da parte di Berlusconi e, in quel nuovo Milan Virdis diventa assoluto protagonista.
Nella prima stagione con il presidente milanese il Milan è letteralmente trascinato dal giocatore sardo, il quale segna 17 gol in campionato (più della metà della squadra) e conquista il titolo di capocannoniere. È dal 1973, l’ultimo è stato Gianni Rivera, che un rossonero non vince la classifica dei bomber della serie A. Pietro porta il Milan fino alla conquista dello spareggio Uefa contro la Samp e questa volta sono i rossoneri a vincere, con un gol di Massaro nei supplementari.
La sequenza di gol in campionato del centravanti sardo è impressionante, nel girone di ritorno i suoi gol sono decisivi per pareggiare contro la Juve (1-1), vincere il derby contro l’Inter (1-2 con un gol all’85’) e di travolgere la Roma alla terz’ultima giornata per 4-1 con una sua tripletta. Ormai l’attaccante rossonero è l’idolo incontrastato del tifo milanista, per tutti è: Pietro il Grande.
“Con lui è veramente cambiato tutto. I metodi di allenamento, la gestione delle partitelle, con Arrigo diventano tattiche. Non è stato facile, soprattutto per me, per chi come me era già sui trenta, mettersi a rincorrere l’avversario, fare pressing. Io ero attaccante e l’ho fatto, ci sono riuscito e devo dire che quei metodi mi hanno allungato la carriera.” (P.P. Virdis)
Virdis racconta in questo modo l’arrivo di Sacchi al Milan, con l’allenatore romagnolo arrivano anche i due orange, Gullit e Van Basten e per Pietro si prospetta una stagione con molta concorrenza. Però il Cigno di Utrecht s’infortuna subito alla caviglia e deve stare fuori per molto tempo, ed allora tocca ancora a Pietro, e lui si fa trovare pronto e sostituisce il centravanti olandese in maniera egregia.
La stagione 87/88 inizia in modo sofferto sia in campionato che in Coppa Uefa, l’allenatore di Fusignano è messo in discussione dalla stampa. Berlusconi conferma la fiducia all’allenatore romagnolo, ma serve un cambiamento per rilanciare la stagione. La svolta arriva alla sesta giornata di campionato, il Milan gioca a Verona dopo che in settimana è stato eliminato dalla Coppa Uefa dagli spagnoli dell’Espanyol. Storicamente il campo veneto è ostico ai colori rossoneri, ma il Milan vince e il gol porta la firma proprio di Virdis che con un colpo di testa al 41’ batte i veronesi.
Da quella partita i rossoneri non si fermano più ed iniziano una lunga rincorsa al Napoli di Maradona per lo scudetto. Alla ventisettesima giornata il Milan vince il derby in maniera schiacciante, nel primo tempo il Milan va i vantaggio grazie a Gullit e al 53’ Virdis in pressing, come piace a Sacchi, soffia la palla a Passarella e dopo aver dribblato Zenga mette la palla in rete, per l’apoteosi dei tifosi rossoneri, oramai il Napoli è lì vicino, ad un passo.
La settimana successiva al derby va in scena lo scontro decisivo al San Paolo a Napoli, il Milan domina la partita e il centravanti sardo è ancora una volta decisivo e segna una doppietta, l’immagine di quella partita e di quel campionato vincente è la sua esultanza a braccia aperte in occasione del secondo gol.
L’anno seguente, con il ritorno di Van Basten lo spazio per Pietro si riduce, ma Virdis sa essere ancora decisivo quando chiamato in causa, soprattutto in Coppa, due gol nel primo turno con i bulgari del Vitocha, ma soprattutto realizza il gol del pareggio nella sofferta partita contro la Stella Rossa che si gioca al Meazza. Nella partita di ritorno purtroppo la tensione lo tradisce e viene espulso. Un cartellino rosso che nessuno vede perché a Belgrado scende una nebbia fittissima, che porta al famoso rinvio della gara, e che impedisce di scendere in campo il giorno seguente.
“A Barcellona mi fecero un bel regalo Sacchi e Gullit. Entrai al posto dell’olandese al 60’, eravamo già sul 4-0. Una gioia immensa per poter indossare per l’ultima volta la maglia del Milan in quella occasione” (P.P. Virdis)
Da quella epica sfida con gli slavi il cammino europeo è tutto in discesa per la squadra di Sacchi, e Virdis lo vive un po’ ai margini, ma il tecnico romagnolo concede il giusto omaggio alla carriera in rossonero di Pietro il Grande, Sacchi lo fa entrare al 60’ in quella memorabile partita contro lo Steaua con il Camp Nou interamente dipinto di rossonero.
Miglior scenario per concludere la sua carriera in rossonero non ci poteva esserci per lui, con la coppa dalle grandi orecchie alzata al cielo.
Con il Milan gioca 186 partite, segna 76 gole, vince 1 scudetto, 1 Coppa dei Campioni, 1 supercoppa italiana e 1 titolo di Capocannoniere.
Questa è la storia d’amore, tra il Milan e Pietro, che la tifoseria rossonera ricorda ancora con tantissimo affetto, i suoi gol le sue esultanze sono sempre impresse nei ricordi dei fans rossoneri come quelle continue interruzioni di Ameri a “Tutto il calcio minuto per minuto”, che con la sua inconfondibile voce annunciava …”Scusa Ciotti t’interrompo dal San Paolo di Napoli…Milan di nuovo in vantaggio ancora con il solito Pietro Paolo Virdis!!”
FVCRN
Harlock
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