Ci sono atleti che, pur dedicandosi a uno sport, danno l’impressione di essere dei vincenti anche in altri specialità sportive. Persone che avrebbero potuto fare qualsiasi altro sport e riuscire in maniera eccellente. Clarence Seedorf è una di queste. Straordinario centrocampista, è ancora oggi l’unico ad aver vinto la Champions League con tre squadre diverse: con l’Ajax, con il Real Madrid e due volte con il Milan. In circa ventidue anni di carriera ha alzato al cielo 21 trofei con 5 squadre diverse, collezionando 888 presenze e 135 reti: bottino invidiabile per un centrocampista.
“E’ stato un grandissimo calciatore, un perfezionista. Una volta gli chiesero ‘Clarence sei pronto?’ e lui: Io sono nato pronto!…ed era vero. Lui è nato pronto per il calcio” (A.Nesta)
Clarence Clyde Seedorf nasce a Paramaribo, in Suriname. Suo nonno Frederick è figlio di uno schiavo, liberato dal padrone tedesco di cui prese il cognome, Seedorf per l’appunto. Sarà per i trascorsi sofferti dei suoi avi o per un innato talento che Clarence riesce fin dai primi anni di carriera a farsi notare non solo per le straordinarie qualità tecniche e fisiche, ma anche per l’intelligenza tattica superiore alla media e per un carisma eccezionale. Nel 1992, a soli 16 anni, fa il suo esordio nella prima squadra dei lancieri di Amsterdam, e già nella prima stagione conquista la coppa d’Olanda, e piano piano si ritaglia sempre più spazio in campo. L’anno seguente vince il suo primo scudetto e alza al cielo anche la Supercoppa Olandese. E nella sua ultima stagione in biancorosso nel ’ vince la sua prima Champions League, battendo in finale proprio il Milan di Capello.
Dopo una prima parentesi in Italia, alla Sampdoria, approda al Real Madrid. Sotto la guida dello stesso Capello vince al secondo anno madridista nuovamente la Champions League. Nel 1999 torna in Italia, acquistato dall’Inter. In nerazzurro non brilla particolarmente, complice la posizione da centrocampista esterno affidatagli prima da Lippi, poi da Tardelli e Cuper. Senza pensarci due volte la dirigenza interista, dopo tre stagioni altalenanti, offre Seedorf ai cugini del Milan in cambio di Francesco Coco.
“Il momento più importante della mia carriera è stato il trasferimento dai nerazzurri ai rossoneri. Lì ho conosciuto Galliani e Ancelotti e sono entrato a far parte della squadra più forte del mondo. Giocare a San Siro con la maglia del Milan subito dopo aver indossato quella dell’Inter è stato particolare.” (C.Seedorf)
C’è chi tra le fila dei tifosi interisti ancora si mangia le mani per quello scambio che fin da subito apparve poco equo. Arrivato a Milanello tra la diffidenza generale, l’ancor giovane Clarence cresce a dismisura sotto la guida tattica di Carlo Ancelotti. Dopo un inizio difficile con i tifosi per via del suo passato neroazzurro, Seedorf diventa una pedina fondamentale negli schemi di Ancelotti. Il centrocampo del Milan in quegli anni, completato da Pirlo e Gattuso è una macchina perfetta. Il giocatore olandese raggiunge la sua maturità calcistica e i tifosi dimenticano in fretta i suoi trascorsi interisti alzando una quantità enorme di trofei.
Al primo colpo, vince la Champions League con il Milan, risultando fondamentale in varie gare, tra cui le semifinali proprio contro l’Inter e la finale con la Juventus (vinta ai rigori nonostante un suo errore dal dischetto). L’anno successivo è la volta del suo primo scudetto rossonero e della sua prima Supercoppa Italiana.
Il 2005 è l’anno della finale di Istanbul: il Milan, in vantaggio per 3-0 alla fine del primo tempo sul Liverpool, si fa recuperare e poi perde ai calci di rigore. Il morale della squadra è a terra, in molti pensano di essere arrivati alla fine dell’avventura in rossonero, ma lui pochi giorni dopo si è già lasciato tutto alle spalle, c’è solo una parola per descriverlo: un vincente.
Insieme a Maldini è uno dei primi a trasmettere sicurezza e mentalità al gruppo per ripartire ancora più forti di prima. Ed esattamente due anni dopo il Milan ha la sua rivincita.
Il destino ha voluto che a sfidare il Milan ci sia ancora una volta il Liverpool. I reds saranno sconfitti dai i gol di Pippo Inzaghi: la rivincita è presa e Clarence può alzare la sua quarta personale Coppa dalle grandi orecchie. Dopo questo vittoria, ottiene il successo in SuperCoppa battendo il Siviglia a Montecarlo e il Mondiale per Club prendendo la rivincita con la squadra argentina del Boca che li aveva sconfitti ai rigori nel 2003.
Oramai il ciclo di Seedorf si sta concludendo, ma a sette anni di distanza riesce a vincere il suo secondo e ultimo scudetto.
Nel 2012, dopo 10 lunghi anni e 9 trofei conquistati Seedorf lascia il suo amato Milan per chiudere la carriera in Brasile, nel paese di sua moglie.
Seedorf è stato un calciatore serio dal primo all’ultimo giorno della sua carriera. Ha sempre trasudato una classe e un’esperienza unica fin da quando è un ragazzino nell’Ajax. Corsa, piedi e tiri sono sempre stati al servizio di un’intelligenza tattica eccezionale e uno spirito vincente molto raro da trovare in altri giocatori. Tutto questo è stato Clarence Seedorf.
“Sulla palla è incredibilmente calmo, come ti aspetteresti da uno al ventsimo anno di carriera. Non cerca il grande gesto tecnico se non il tiro fenomenale che lui ha, ma di economizzare i movimenti e di limitare gli scatti brucia-polmoni. In un paese così famoso, come il Brasile, per i giocatori incredibilmente dotati, è sorprendete notare l’astuzia tattica e l’intelligenza possano fare la differenza…”
Credo che basti questa frase detta dal giornalista sportivo brasiliano Jack Lang per descrivere perfettamente ciò che è stato il giocatore olandese.
Astuzia tattica, intelligenza superiore alla media, abbinate ad una classe infinita, ma soprattutto un amore enorme per una maglia che ha come colore il rosso ed il nero.
FVCRN
Harlock
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