Tre uomini per una coppa

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Lazio, Juve e Atalanta. Più qualche altro avversario di metà e bassa classifica. Tra il Milan e la qualificazione Champions ci sono altre dieci squadre, dieci partite, poco più di un quarto di campionato. Saranno tutte fin… no, direi di no, lasciamo dire la frase più portasfiga del mondo del calcio a qualcun altro, magari con la maglia nerazzurra. Da qui fino al prossimo 23 maggio il Milan dovrà resistere agli assalti altrui in quella mattanza che è la corsa per la qualificazione alla Champions. Ce la possiamo fare, a patto di ritrovare definitivamente lo spirito (e i giocatori) di inizio stagione.

Uno su tutti, Ismael Bennacer, il tessitore delle trame rossonere che una volta entrato in campo a Firenze ha cambiato il volto della squadra da così a così. Inspiegabile dare davvero idea di quanto sia mancato quest’anno. E attenzione, il fatto che la sua assenza sia stata determinante non ci deve far ulteriormente gettare la croce addosso a Tonali, ragazzo a cui è necessario e doveroso dare ancora tempo per crescere ed affermarsi. In secondo luogo Ante Rebic, reduce da una stagione nettamente meno brillante della precedente, tanto dal punto di vista realizzativo, quanto da quello dell’impatto emotivo nei match. Mi aspetto un finale di stagione a cannone da parte sua. Il terzo elemento da recuperare definitivamente, ma qui entrano anche discorsi per così dire extra sportivi, è Hakan Calhanoglu, con un contratto da rinnovare ma ancora tanto da dimostrare in questi ultimi dieci match, dopo tante partite opache o nemmeno giocate.

In realtà anche da Theo potremmo aspettarci un cambio di marcia, e lo stesso Romagnoli continua a risultare ai margini dell’11 titolare, ormai quasi definitivamente scalzato da Kjaer e Tomori. È però la manovra offensiva che ultimamente ha perso smalto e freschezza. A tratti il Milan arranca, somigliando pericolosamente a quello delle stagioni passate. D’altronde togli l’inventiva del miglior Calhanoglu, i tempi di gioco di Bennacer e l’attacco dello spazio di Rebic (e togli Ibrahimovic, non dimentichiamo che metà delle partite le abbiamo giocate anche senza di lui) e si fa dura poter impensierire le difese altrui.

Da qui in avanti abbiamo 30 punti a nostra disposizione. La lotta è serratissima, essendo Juve, Atalanta e Napoli a pochissima distanza da noi, ma abbiamo il dovere di portare a casa il risultato per cui abbiamo lottato tutto l’anno e che, lasciatemelo dire, per ora avremmo anche meritato. Puntiamo sul nostro gioco, sulla nostra identità e sui tre ragazzoni che tanto ci sono mancati quest’anno, ma che adesso dovranno tornare a fare la differenza. Dimenticando polemiche contrattuali ed evitando scenate e follie controproducenti. Forza Milan!

Fab

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Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.