Italia Spagna 0-1 , Gerry go home (che ci sta sempre)

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Scrivo queste poche righe affrontando consciamente il rischio che non se le caghi nessuno, ma è un rischio che mi prendo volentieri per far passare un paio di concetti.

La premessa maggiore è che parlare di Milan in questo periodo è oltremodo difficile, faticoso e scarsamente stimolante, con la sindrome del copia-incolla sempre dietro l’angolo, letto un post, letti tutti: chi più chi meno nella chat di redazione siamo tutti in guerra con questa pseudo-proprietà che detiene il Milan e con questa pseudo-dirigenza che lo amministra, ma ho il fondato timore che ripeterlo tutti i giorni in tutti i post e in tutti i commenti alla fine aggiunga poco al dibattito.

La premessa minore è che appassionarsi a questa Nazionale sia oltremodo difficile, sia perché di milanisti non ce n’è manco l’ombra (ma mi riesce difficile gettare la croce addosso al C.T. che non li convoca, stante il fatto che i nostri italiani in rosa sono troppo giovani, troppo vecchi o troppo pippe), sia perché le facce che tirano i fili in Federazione suscitano più voglia di prendere schiaffi che stimolare empatia, dal Presidente attuale schierato “a salvaguardia del brand” a quello futuro che tira i fili nell’ombra con sguardo torvo (ma non è colpa sua).

Non mi sento quindi di biasimare chi ostenta disinteresse per questa Nazionale o chi tifa apertamente contro, sono sentimenti che non faccio fatica a comprendere dal punto di vista puramente razionale. Quando però risuonano le prime note dell’inno entra in gioco la mia sfera emozionale, e confesso che si risveglia immediatamente la parte del tifoso bambino che è in me (e credo in tutti noi, nonostante le ostentate apparenze).

Del resto, se pensando alla gioia calcistica più grande mai provata in vita mia, prima ancora che le Champions o gli scudetti del Milan, esplodono i ricordi e le immagini del Mondiale di Spagna 82 e scende la lacrimuccia, vuol dire che probabilmente sto diventando vecchio ma anche che forse è giusto che almeno ogni 2/4 anni la Nazionale si prenda il suo spazio.

Poi certo, prestazioni come quella di stasera ti fanno passare la poca voglia, però almeno oggi proviamo a parlare di calcio, a voi la parola

 

Max

 

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Il mio primo nitido ricordo del Milan risale all'8 aprile 1973, compleanno della buonanima di mio papà: sono sulle sue spalle a Marassi, e' il Milan allenato dal Paron e da Cesare Maldini, vinciamo 4-1 e lui mi indica la 10 di Gianni Rivera... Da allora tutta una vita accanto ai nostri colori, vivendo con la stessa passione gioie e delusioni, cadute e rinascite, disfatte e grandi trionfi, fino alla foto a fianco...ecco, il mio Milan è finito lì, dopo è iniziata l'era del Giannino....ma adesso, forse, si ricomincia.