“Com’è triste Venezia, soltanto un anno dopo. Com’è triste Venezia se non si ama più. Si cercano parole che nessuno dirà e si vorrebbe piangere. Non si può più, com’è triste Venezia se nella barca c’è soltanto un gondoliere che guarda verso te e non ti chiede niente perché negli occhi tuoi e dentro la tua mente c’è soltanto lei.”
Correva il 1964 quando Charles Aznavour decise di dipingere questa melodia che mai come mercoledi sera è ritornata attuale. Uno splendido Charles Aznavour chansonnier francese reincarnatosi in Stefano Pioli.
Ode all’ autunno che oltre alle foglie cadenti ci riporterà anche lo splendido maglioncino lupetto indossato magnificamente dal nostro allenatore.
Uno Stefano Pioli che l’altra sera ha meravigliosamente guidato i suoi ragazzi dal ponte di comando, mi ha ricordato “Capitan Stubing” Arrigo Sacchi quando al timone del suo Love Boat impartiva lezioni tattiche e sconvolgeva il corso delle partite con i cambi.
A metà ripresa hanno fatto il loro ingresso “Joystick” Tomori pronto a guidare la difesa come un Commodore 64 di nuova generazione, “ruota fumante” Theo Hernandez che con un gol e un assist ha affondato le gondole veneziane guidate dal Doge Caldara ma soprattutto lui, Alexis Saelemakers:”Di mia morte mi pasco, e vivo in fiamme; stranio cibo, e mirabil Salamandra! Anche il Petrarca secoli fa tesseva le lodi per questo giocatore che non è solo tattica e gamba frizzantina ma che è anche e soprattutto tecnica e talento.
Un plauso anche a “Nicolas Cage” Matteo Gabbia, al puntiglioso Florenzi e a “Mistral” Ballo Toure, li su quella fascia abbiamo forse trovato il vice Theo ma soprattutto il degno erede del “guelfo biondo” Stefano Carobbi.
Non accetto obiezioni, il Venezia è una squadra arcigna e la vittoria non è stata semplice anche se pesante come un film iraniano con sottotitoli in mongolo, a centrocampo ha giocato una signora partita Vacca, quel Vacca che ce lo ricordiamo anni fa militare nella Marchigiana di Margheritoni e Cesarini, allenata da Juan Carlos Fulgencio e che ancora oggi è un signor giocatore.
Adesso è alle porte un’altra partita complicata a La Spezia dove l’anno scorso scivolammo come su una buccia di banana Chiquita proveniente dal Paraguay o come una “busa” defecata da una vacca(ancora lui) di Mondovì.
Se il Milan è quello di mercoledì sera dormirò sereno come un ghiro della Tasmania, gli dei del calcio sono con noi, erano con noi anche mercoledì sera dove hanno osservato la nostra squadra giocare un calcio pragmatico ma fruttuoso, c’erano tutti, c’era soprattutto lui, “Scarone” il Dio degli stadi progettati da anni ma ancora irrealizzati. Plaudeva lui plaudeva tutto l’Olimpo questo Milan celestiale.
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