La Grande Bellezza e il Troubadour fiammingo

6090

Ode a te o Kronos, Dio del tempo che scorre inesorabilmente veloce come e più del canadese Ben Johnson a Seul ‘88 prima dell’esame antidoping.
Dieci anni sono già trascorsi dall’uscita del capolavoro di Paolo Sorrentino “La grande Bellezza”, vincitore non meritatamente, strameritatamante del Premio Oscar come miglior film Straniero.
Stefano Pioli “fu Pasquino” da Parma lo ha desiderato ricordare impersonando il conturbante, affascinante e ammaliante Jep Gambardella, sabato sera a San Siro contro la Sampdoria, riproponendo la grande bellezza nella sua versione calcistica più pura.
Un Mike Maignan dal petto vasto come la chiglia di una nave dell’Eubea, dallo sguardo truce degno di un Denzel Washington d’annata, ha guidato la retroguardia che oltre alle solite e solide realtà “ruota fumante” Theo, Oluwafikayomi Oluwadamilola “joystick” Tomori e Davide “frisbee” Calabria ha mostrato “l’oro del reno” Malick Thiaw, bello, roccioso, oliato e scultoreo come un bronzo di Riace pronto a far perdere la testa alle molte turiste teutoniche che popoleranno la riviera romagnola da metà giugno. La manovra è scivolata via armonica, euritmica e sinuosa da ricordarmi “Avec le temps” sublime pezzo del cantautore francese Leo Ferré; menzione particolare per “ago e filo” Krunic oramai nella top ten dei centrocampisti europei, sissignori sono convinto, straconvinto di quello che dico, Rade se lavorare di spada e di fioretto, bastone e carota, da far invidia al buon Gianfranco Orrù mago della sartoria, più volte premiato col Premio Arbiter come miglior sarto italiano.
La scena però l’ha rubata ancora lui, Oliviero lo Sparviero, una collezione di torsioni scopadee e frustate col suo collo taurino come fosse il primo discendente di Marduk, Dio babilonese, toro di Utu nonché destriero di Shiva.
La partita contro i blucerchiati ha lasciato però in me una sensazione strana, nascosta ma accattivante, e mentre stavo rivedendo per la tredicesima volta il film muto del 1922 “The bonded woman”, dove la protagonista Angela fu coinvolta in una ardua scelta, l’alcolizzato nonché masclazone Somers o Marvin, un ricco armatore dal fascino accattivante. Angela sceglierà infine il poco raccomandabile Somers, sapete perché? Perché aveva fiducia di cambiarlo, e ci riuscì. Ecco la fiducia! Trisillabo di speranza, quella fiducia che ho in Charles De Ketelaere, soprattutto dopo averlo visto inebriare con alcuni tocchi il match coi doriani. Caro Charles! Smetti di impersonare Gunter Euringer! Colui che donava il volto alle barrette di cioccolato Kinder negli anni ‘80! Prenditi la scena, il palcoscenico, prenditi San Siro, abbi fiducia, la stessa fiducia che la povera Angela ebbe nel marinaio Somers.
A Torino la deciderai te caro Charles, magari di corto muso, e sapete chi è uno dei più grandi specialisti di corto muso? Proprio un belga, il fantino fuoriclasse Christophe Soumillon!
Come disse l’aforista Fabrizio Caramagna: “tre cose ho imparato: tutto torna, tutto accade per una ragione e niente è per sempre”.
Forza mio Troubadour fiammingo!

Tarlo Paneaigatti

Seguiteci anche su

WhatsApp

Telegram

YouTube

Community rossonera, da sempre in prima linea contro l'AC Giannino 1986. Sempre all'attacco. Un sito di curvaioli (La Repubblica). Un buco nero del web (Mauro Suma)