Possa tu Afrodite dea dell’amore, si, ma anche e soprattutto dea della bellezza e della sensualità perdonarci. Possa tu Eros, Dio dell’amore corrisposto, si, ma anche e soprattutto del desiderio sessuale assolverci.
Questa astinenza di quindici giorni dal nostro amato Milan, ci ha creato non pochi desideri notturni pruriginosi, astinenza da calcio in generale solamente inframezzata dalla sconfitta dell’Italia contro i figli di Alessandro Magno, Lisiaco e Tolomeo Cerauno padri fondatori del Regno di Macedonia. Una castità che avrà provocato collera, sdegno e irritazione anche sull’Olimpo, abituato ad abbeverarsi dalla fonte primaria del gioco del calcio, quel gioco del calcio che “John Malkovich” Stefano Pioli, sembra quasi sia stato chiamato in terra appositamente per insegnarlo e mostrarlo al mondo.
Attenzione però: la partita contro il Bologna sarà tutt’altro che semplice, me la immagino collosa e pesante come un film di Rainer Werner Fassbinder. I novanta minuti contro i felsinei potrebbero ricordare i centoventiquattro minuti di “Le lacrime amare di Petra Von Kant” dove Marko Arnautovic potrebbe trasformarsi per l’appunto in una Hanna Schygulla d’annata.
Attenzione dunque ripeto, sarà una partita dove il nostro Milan dovrà armarsi di Santa pazienza, quella Santa pazienza che solo i frati Certosini nel loro monastero di Grande Chartreuse possedevano alle prese coi loro lavori di intaglio e intarsio ligneo.
Ma noi dobbiamo avere fiducia senza assolutamente sentirci già vincitori perché ricordate “la superbia partí a cavallo e tornò a piedi”, sono sicuro che i ragazzi affronteranno il Bologna con sagacia e intelligenza guidati in porta da uno splendido “Denzel Washington” Mike Maignan col suo sguardo profondo e imperscrutabile che farebbe cadere ai suoi piedi anche una monaca di clausura ultracentenaria. Lui, Mike, pronto ad accogliere e fermare i tiri avversari col suo petto villoso ma ampio come una chiglia di una nave dell’Eubea.
Al resto ci penserà lo splendido “Grifondoro” Pierre Kalulu, che simboleggia audacia, fegato e cavalleria. Lui, erede di Josè Vitor Roque Junior, eroe di Manchester nel 2003, che con quel sorriso un po’ da secchione senza pupa sta magistralmente guidando la nostra retroguardia.
Leggo molte critiche sul fatto che il Milan stia vincendo tante, troppe partite col minimo scarto ma vi dico subito che a me vincere di goleada una partita eccita come un bacio in fronte ad una sorella, la sofferenza e il sudore invece sono come una puntata di “Proibito” per il sottoscritto.
Il caro buono e vecchio “Horto muso”, che Max Allegri, ultimo allenatore rossonero a vincere uno scudetto soleva strillare e urlare quando all’Ippodromo “Federico Caprilli” di Livorno uno dei suoi cavalli, Light up my dream, vinceva di un soffio portato al trionfo da uno splendido Damiano Vargiu.
Uno Damiano Vargiu simbolo di leggerezza e estro proprio come il nostro “fantino” Aleixis Saelemakers, e allora caro “Salamandra” attraversa le difesa come l’anfibio, tuo omonimo, attraversa le fiamme!!!
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