In questo periodo ci sono sostanzialmente due categorie di tifosi e due categorie di addetti ai lavori che trattano l’argomento Milan. Per quanto riguarda il tifo ci sono i pessimisti cosmici, quelli che non si rassegnano e che si ostinano a non comprendere che la pacchia è finita da un pezzo e che oggi che siamo nelle mani di un fondo di investimento e non abbiamo alternative alla speranza. E che, soprattutto, oggi, bisogna sapersi accontentare perché, sempre oggi, come detto, «piani B» non ce ne sono. Di contro ci sono gli ottimisti patologici, quelli che vedono già Marco Giampaolo come il nuovo Sacchi, Bennacer come Alberini prima maniera e sognano le magie di Rebic e dei due nuovi centrocampisti acquistati dall’Empoli appena retrocesso.Â
Anche fra gli addetti ai lavori si individuano sostanzialmente due correnti di pensiero. Ci sono quelli più addentro, quelli che con gli ambienti rossoneri più intimi devono lavorarci o, perlomeno, averci a che fare direttamente e che, comprensibilmente, provano a esercitarsi in esercizi di positività , tentando sempre e comunque di vedere il bicchiere mezzo pieno anche quando c’è soltanto un dito d’acqua. Il mercato è stato modesto? E allora la Roma? Abbiamo preso Rebic e non Lukaku? E allora Icardi, che è più forte del belga? Abbiamo silurato il miglior giovane attaccante uscito dal vivaio negli ultimi 10 anni? E allora la Juve con Kean? Ci sono poi quelli più «esterni», quelli che lo fanno per hobby e che magarti nella vita si occupano di tutt’altro, che invece non hanno problemi magari a farsi qualche nemico in più e prefigurano catastrofi, bocciando senza appello il mercato di Gazidis, Maldini e Boban.Â
Non per emulare lo stile andreottano o fanfaniano, ma io penso davvero che la verità stia nel mezzo e che quanto abbiamo di fronte è esattamente quanto mi sarei aspettato a inizio giugno. Una squadra rafforzata (penso che i nuovi arrivi rappresentino un upgrade non da poco rispetto ai giocatori partiti) con acquisti dal costo sostenibile e, che, evidentemente, rappresentano, almeno in parte delle scommesse non da poco. Così come è una scommessa il tecnico, che non sarà Guardiola, ma che è apprezzato da chi se ne intende, è ancora giovane e potrebbe anche fare bene.
Anche il livello generale della rosa e gli obiettivi stagionali corrispondono a quello che, nella sostanza, era stato annunciato a inizio estate: squadra costruita per raggiungere il quarto posto, in grado di giocarsela con le romane ed eventualmente con qualche sorpresa come lo è stata l’anno scorso l’Atalanta.Â
Questo è quanto. Questa è la realtà . Non accettarla o rifiutarla, come quel malato che pensa che comportandosi da sano ritenersi guarito, dal mio punto di vista è un comportamento che non ha senso. Così come non aveva senso, durante l’estate sognare nomi altisonanti, come quello di Modric, che se l’avesse preso la precedente società , a 34 anni, saremmo saltati contro i vetri di Casa Milan perché, e non dimentichiamocelo, noi eravamo quelli che – giustamente – i «nonni» – e le figurine – non li volevamo più.Â
E allora che si fa? Delle due l’una. O si sostiene fino in fondo questa squadra credendo nel progetto di Elliott, si fa il tifo perché si arrivi a staccare un biglietto per la Champions e, possibilmente, si riempie San Siro, oppure ci si trova un altro sport più appassionante. Io, ad esempio, ammetto candidamente che l’entusiasmo di un tempo è svanito da anni, e se devo scegliere fra un Milan-Chievo e una partita di basket della squadra della mia città scelgo la seconda opzione.Â
Ognuno è libero di pensarla, criticare, gioire, imprecare, sostenere, non perdersene una, cambiare canale, disdire abbonamenti o dedicarsi al curling o al tiro con l’arco. Ma sempre, però, con la consapevolezza che un conto è il piano dei sogni e un altro conto è la realtà . Una realtà oggi, probabilmente non piace a nessuno, nemmeno a quelli che o per legittimi interessi professionali o per un maledetto e ostinato spirito romantico si stanno distruggendo i polpastrelli nel disperato tentativo di scalare una montagna di vetro.Â
Marco Traverso
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