A noi piace così

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E’ evidente che a noi piace così. E’ da inizio stagione che prima ne perdiamo uno, poi, quando rientra, ne perdiamo un altro, poi uno torna e si infortunano in due e se non sono gli infortuni è il covid. Non capita solo a noi ma, avendo la rosa cortina, dovremmo soffrire più di altri e invece no. Dopo una grande partita contro il Napoli perdiamo Ibra con Leao, il suo sostituto naturale, già fuori, e solo l’idea mi fa temere lo scontro con la fiorentina. Giochiamo senza Ibra e vinciamo con una partita da grande squadra. Per non farci mancare nulla, giusto per fare rifiatare Kessie che ormai ha più chilometri di una Panda Sisley di quinta mano, rischiamo un Bennacer non al meglio per una trentina di minuti nello scontro EL contro il Celtic e Ismael si infortuna nuovamente. Nel frattempo pure il Danese, leader indiscusso della nostra difesa, si fa male. Così riesco a temere la partita contro la Sampdoria ancora di più di quella contro i viola. Invece, per l’ennesima volta, i ragazzi mi stupiscono. Un primo tempo autoritario contro una squadra tignosa, che (parole di Ranieri) fino al 34’ non riesce ad uscire dalla sua metà campo, chiuso in vantaggio. Per l’ennesima volta nel secondo il raddoppio che dovrebbe chiudere i giochi. Pioli centra il cambio, entra Casti (in netta ripresa) e grazie ad uno zuccherino della premiata coppia Hauge/Rebic tocca il primo pallone insaccando. Ma dato che a noi le cose semplici non piacciono pensiamo bene di fare un mezzo svarione in difesa complici Calha (che copre male il primo palo) e Donnarumma, che non si aspetta la deviazione ed arriva un pò in ritardo (da lui non me lo aspetto), e i blucerchiati la riaprono.

Il migliore in campo per distacco

Il finale è un’altra partita, anche di sofferenza, ma i nostri sanno cambiare pelle. Complice anche una naturale stanchezza (in fondo siamo la squadra che ha giocato di più dall’inizio di stagione) si mettono addosso il cappottino caldo della provinciale, si chiudono con grinta sparando i palloni nella stratosfera ed usando il mestiere di vecchi picchiatori di serie B a fine carriera, arrivano al 90° rischiando relativamente poco portando a casa tre punti più preziosi di un carico di De Beers. Il tutto con l’apparente maturità dei veterani a dispetto dell’età media di quelli in campo (la più giovane della giornata di campionato). Perché la vita dobbiamo sempre complicarcela, ma a noi piace così.

Pure Hauge sa adeguarsi ai nostri gusti. Entra ad inizio secondo tempo per sostituire un Brahim a cui mancano ancora cinque lettere per diventare un giocatore decisivo (indovinate quali…) preferendo costantemente il fumo all’arrosto. Appena entrato Jens sbaglia tre controlli di palla piuttosto semplici quanto sanguinosi e per qualche minuto sembra essere un pesce fuor d’acqua. Poi si ricorda di chiamarsi Jens Petter e non Sulley, di venire dal circolo polare artico e non dal Ghana e si inventa l’azione che dà il là al raddoppio che vale i tre punti. Non contento nel finale si trasforma in un terzino aggiunto e dà il suo contributo per portare in salvo la barca senza danni e senza esimersi dall’ammollare qualche randellata ben data qua e là, dove serviva. Mi conforta Seal, che stalkerizzo spesso e volentieri quando ho bisogno di una opinione da chi ne capisce più di me. Jens del regno del nord è proprio fatto così. Tanto bravo con la palla tra i piedi che non glie la tolgono neanche se gli sparano dalla morte nera, ma riesce a sbagliare dei semplici controlli di palla anche se non è sotto pressione. Come dire… l’uomo giusto, ops… il ragazzino giusto, al posto giusto. Perché a noi piace così.

anche fuori ruolo si fa sempre un mazzo così.

La cosa che più mi conforta è che giochiamo sempre da squadra. Inquadrati e coperti, tosti e determinati, aiutandoci l’un con l’altro, coprendo ognuno gli svarioni del compagno, correndo come disperati (vedi Pino che esce stremato, ma non è una novità) e correndo bene, sapendo sempre cosa fare e quando. Una squadra di ragazzini che ha assimilato la lezione ed anche quando mancano i “grandi vecchi” recita il copione a memoria. Ma, soprattutto, che sa interpretare ogni partita ed ogni momento della partita nel modo migliore con grande maturità, un pizzico di cinismo e grande intelligenza tattica. Alla faccia dei ragazzini… Ma a noi piace così.

Quello che più di tutto mi fa sperare bene è quel senso di unione, di unità di intenti, che i ragazzi mostrano. Il modo di stare in campo, gli abbracci a fine partita, i canti per Pioli sul Pullman (Pioli on fire!!!), le videochiamate quando il mister doveva stare a casa, la determinazione con cui entrano a partita in corso, la voglia di allenarsi (anche oggi alcuni erano a Milanello nonostante il giorno di riposo), sono tutti segnali incoraggianti. Tra i tanti ingredienti che ci hanno fatto fare questo incredibile salto di qualità, questo è stato, a mio modo di vedere, il catalizzatore che ha fatto completare l’alchimia. Ci vedo lo zampone di Ibra ma grandi complimenti devono essere fatti anche a Pioli (e staff) che evidentemente ha saputo creare un ambiente ideale per questi ragazzi. Ha pesato bene i suoi polli e non è cosa da poco. Si, credo di poterlo dire. A noi piace così.

In una domenica che sulla carta poteva essere poco favorevole abbiamo mantenuto il vantaggio sulle inseguitrici più accreditate che avevano un turno favorevole (le solite tre note) ma abbiamo allungato il vantaggio sulla quinta ad 8 punti. Il Sassuolo non lo considero perché non credo che terrà a lungo questa media punti tanto che, contro la Roma, se Pedro un pò ingenuamente non si fosse fatto buttare fuori lasciando i compagni in dieci, non l’avrebbe vinta (ed anzi ha rischiato di perderla anche con il vantaggio numerico), ed otto punti sui giallorossi, nove sulla Lazio, e probabilmente sull’Atalanta quando recupereranno la gara contro i friulani, cominciano ad essere rassicuranti. Per il momento la corsa la faccio sul quarto posto, ma senza escludere nulla. Certo che adesso anche la classifica, come dire… A noi piace così…

PS: La signorilità è merce rara. Nella vita in generale ed ancor di più nel mondo mefitico del calcio dove la fanno da padrone pianti e strepiti. Dove Pochissimi hanno il coraggio di ammettere la sconfitta e la superiorità degli avversari quando è il caso, dove la scusa e la recriminazione sono la regola. Per questo mi tolgo il cappello davanti a Ranieri. Ieri sera ha dato lezioni a tutti, in primis a coloro che lo intervistavano che hanno cercato in tutti i modi di tirargli fuori una protesta. Lui, a testa alta, li ha zittiti tutti. Lessi una volta questa frase. “Per saper vincere bisogna prima saper perdere”. Claudione da Testaccio si merita di vincere perché ha dimostrato di saper perdere con dignità e signorilità. Spero di ricordarmi anch’io la lezione…

FORZA MILAN

Axel

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