Almeno abbiate pietà

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Se volessimo cogliere un aspetto positivo dell’inizio di stagione del Milan, senz’altro, potremmo sottolineare la sua spiccata capacità nel farti credere che il tempo non passi mai. Chiudi gli occhi e rivedi Stefano Pioli (che comunque almeno le prime di campionato se le portava a casa). Scorgi con lo sguardo le amnesie di interi reparti, partita dopo partita, rivedendo tutto quello che hai sempre odiato. Tutto quello che ti ha portato la gastrite, che credevi di poter dimenticare e, invece, è ancora lì. Ad aspettarti, a coccolarti. Ad avvolgerti nelle sue grinfie per procurarti quelle medesime sensazioni di sdegno – per esser gentili – che ormai accompagnano sistematicamente le trame del Diavolo. Prendi una sequela di sberle fuori dal campo, tra sfottò, atteggiamenti dirigenziali rivedibili, strategie ‘suggestive’, parole al vento, poi aspetti il campo e le sberle diventano fendenti di scimitarra. 0 vittorie nelle prime 3 di Serie A. Non male. Lo so, ci vuole tempo. Fonseca è appena arrivato, molti nuovi acquisti hanno saltato la preparazione ecc ecc. C’è sempre un’ottima risposta al malcontento della tifoseria rossonera. Il problema è che, parallelamente, ci sono sempre più domande che aleggiano attorno al presente e al futuro del Milan. La prima che viene in mente, almeno a me, è: “Ma a qualcuno interessa qualcosa o girano gli zebedei solo a me?”. Un altro quesito che vorrei porre, principalmente ai giocatori di ‘vecchia data’, è: “Ma ve lo ricordate come si è conclusa la passata stagione? Vi ricordate come si è conclusa quella precedente? Chissà cosa risponderebbero. Chissà SE risponderebbero.

Ormai ci hanno insegnato così bene la filastrocca del ‘è stata una bella stagione, la considerate negativa solo perché ha vinto l’Inter’ che l’abbiamo praticamente acquisita come verità storica. Chissà cosa direbbero Theo Hernandez e Leao mentre se ne stanno appartati a bordo campo. Specialmente il francese che, a pochi minuti dalla conquista dello scudetto 2021/22, se la ridacchiava ai microfoni di Sky sui pronostici che davano i nerazzurri come strafavoriti. Io sono uno dei tanti tifosi cattivi che si lamenta sempre ma, alla fine della fiera, mi devo sorbire le rotture dei cuginetti solo saltuariamente. Il caro Theo invece un po’ di più ma, la cosa, sembra non turbarlo affatto. Finisco quasi per invidiarlo. Avessi io tutto quel distacco, quante belle cose sarei riuscito a fare nella vita. A Cardinale e Furlani, invece, non ho più nulla da chiedere. Cardinale, in pieno stile american spaghetti, mi direbbe (masticando una chewing gum): “It’s ok mate! Don’t worry, i love Italy!”. Il CEO partirebbe con le supercazzole sui numeri, team, work in progress, fiducia e chi più ne ha più ne metta. Non ho neppure molto da chiedere ad Ibrahimovic. E’ evidente che non abbia mai accettato del tutto l’addio al calcio giocato. Lo vedo, di contro, molto più propenso all’addio alla vita da dirigente. Posto che l’abbia mai iniziata perché, con tutto l’amore del mondo, presenziare a un paio di conferenze, pubblicare due post pseudo criptici sui social e imbastire un’imbarazzante retorica epidittica sulla settimana di Dio, non è che si possa definire attività dirigenziale. Poi, per carità, ognuno la pensi come vuole. Tanto ormai.

E si ritorna lì, a parlare tanto di Milan e poco di calcio. A vedere gli aspetti positivi intersecati in uno scenario normale, con andamento sinusoidale ma sempre tendente verso il basso per inerzia. Non chiamatela Banter Era 2.0! direbbe qualcuno. E ci può stare: siamo pur sempre habitué della qualificazione in Champions League (Per ora.. una grattata è consigliata) e, rispetto agli interpreti di quel capitolo buio della nostra storia, abbiamo sicuramente alzato il livello del parco giocatori. O perlomeno si spera. Però ciò che davvero addolora e rende il tutto più amaro, al di là delle considerazioni dozzinali sulla Banter Era, è l’assoluta incapacità di costruire chirurgicamente per la ricerca di un obiettivo ambizioso. Il mercato portato avanti può piacere o non piacere. Fonseca può essere scarso ma può anche essere nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Può essere tutto e il contrario di tutto ma quello che senza dubbio è reale è che manchi una vera e propria ‘stazza’ a questo club, a questa, squadra, a questa realtà, a questo gruppo. Nel modo di pensare, di agire, di cambiare, di comunicare, di scegliere. Ognuno persegue qualcosa di personale. E si è persa la settimana a parlare di multa/non multa. Chi se ne frega della multa, come se cambiasse qualcosa. Semplicemente si sono visti i due assoluti protagonisti dell’ultima grande gioia del Milan starsene a fatti loro lontani dal gruppo. Magari hanno ragione loro e non c’era nessun retropensiero. Certamente, la partenza in campionato, ha influito sul chiacchiericcio attorno ad un episodio non così grave. Il punto è che è proprio brutta l’immagine. Stiamo andando male all’Olimpico e mi aspetto delle facce da vicolo della metropolitana che vogliono ribaltare tutto. Mi aspetto un capitano e una stella in testa a questo gruppo di brutte facce. Specialmente dopo la stagione conclusa e il pessimo avvio di quella in corso. Invece niente. Brutta anche l’immagine di Ibrahimovic, o meglio, la non immagine di un dirigente sui generis. Per essere gentili. Che brutta immagine, fine. Allora a questo punto, ripensandoci, mi viene in mente una cosa da chiedere anche a Cardinale, Furlani e anche Ibrahimovic: Almeno abbiate pietà, se non vi va lasciate perdere. Bah, speriamo di ricrederci. Sempre Forza Milan.

Joker

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Un bisbiglio, un nuovo gioco. Una poesia da imparare, due colori che inebriano la mente ancor prima della vista. Uno spettro di emozioni da cui imparare a essere uomo. Questo è stato il Milan nella mia vita: il silenzio più profondo della passione, l'urlo più solenne e selvaggio dell'anima.