Analizzare lucidamente e riprendere il discorso

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La prima cosa da fare è dimenticare, cancellare dalla nostra mente il gol di Kessie dell’Old Trafford. Rischierebbe solo di essere l’ennesimo rammarico che ci porteremmo dietro per settimane, mesi, se non, anni. Sto forse esagerando? Non credo, purtroppo la nostra storia recente è costellata di momenti e di sliding doors che purtroppo, sempre rimanendo in ambito di porte, ci si sono chiuse in faccia e che ci hanno reso poco lucidi nelle decisioni. La barca scricchiola, lo fa da tempo ma la fiducia è sempre rimasta intatta, il problema è che volendo metterla sul piano delle lezioni da imparare, ormai sono mesi che veniamo costantemente bocciati. La squadra ci ha regalato mesi di sogni e bel gioco, bei momenti che, personalmente, non dimentico, però è innegabile che vadano prese anche decisioni importanti anche facendo la tara su un periodo dove stavamo bene in tutti i sensi.

Se siamo arrivati a questo punto, dobbiamo analizzare per prima cosa uno dei fattori determinanti che ci sta letteralmente tagliando le gambe. Gli infortuni. Nessun scusa, nessun alibi, ma qui non si tratta di sfortuna o di periodo nero. Si tratta di un errore gigantesco. Qualcuno dovrà spiegarci come sia stato possibile arrivare al momento decisivo della stagione con infortuni che si trascinano da mesi. Calcolando che il 90% degli stessi infortuni sono muscolari o recidive su infortuni muscolari. Dal 23 dicembre, data della vittoria sulla Lazio, è stato impossibile mettere in piedi un undici che non fosse pesantemente impattato dalle assenze. Siamo partiti prima di tutti? Vero, ma è anche vero che in alcuni casi gli infortuni si sono trasformati in calvari veri e propri, Bennacer ne è l’emblema. Ibrahimovic lo stesso, con rientri e conseguenti stop. Per non parlare di Manduzkic per praticamente non si mai visto.
Aggiungiamoci i vari “fastidi muscolari”, dichiarati alla stampa, ma che poi si sono rivelati veri e propri infortuni e arriviamo ad un bollettino di guerra. Rebic, Calhanoglu, Gabbia, Calabria, Kjaer, Romagnoli, Theo, Bennacer, Tonali, Diaz, Pino, Leao, Mandzukic, Ibrahimovic e Krunic, tutti in ordine sparso hanno saltato almeno una partita per infortunio. La maggior parte non dovuti a traumi. In un periodo di campionato Covid, un infortunio impatta almeno in 4-8 partite, rispetto alla metà di un tempo. Quindi un vero e proprio disastro. Arrivare a giocarsi un turno di qualificazione di una competizione europea senza cambi disponibili è una colpa, non solo sfortuna.

Secondo punto è legato necessariamente al primo. La rosa corta e troppo poco preparata per giocare a certi livelli. Attenzione, non sto parlando di giovani, sto parlando da che tipo di giovani si hanno a disposizione. Credo che sia evidente a tutti che negli scontri contro le “big”, il fattore cambi è stato determinante. Il cambio Pogba, unico cambio degli inglesi, è stato deflagrante rispetto a Dalot, Diaz e Ibra, nonostante lo svedese sia stato l’unico a tirare in porta in tutto il secondo tempo. Di che parliamo? Le rose giovani vanno bene, ma devono essere lunghe e soprattutto, si deve avere gente forte veramente. Nonostante non ci sia nulla da rimproverare a questa squadra, bisogna anche essere franchi e rendersi conto che per “competere”, torno dopo sul concetto del competere, questi non bastano e non basta nemmeno un rinnovo ad Ibra, anzi. Servono almeno dieci giocatori da integrare ad una parte dei presenti attuali. Ma dieci giocatori che siano più importanti e decisivi di un Leao o di un Brahim. Gente che sa cosa vuol dire competere e non giocherellare. Ci sono anche giovani che sono in grado di competere. Inoltre, legato a questo va pensato anche ad un allenatore che abbia la capacità di inventarsi qualcosa e che esca dalla comfort zone. Insomma, voglio essere chiaro, su Pioli vanno fatti dei ragionamenti approfonditi, se vogliamo rimanere la favola del campionato va benissimo ma se si ambisce, ahimè, non è la persona adatta. Purtroppo, come sempre, si farà un mix che non sarà utile a nessuno.

Ultimo punto, per quanto mi riguarda, è legato al competere. Da tifoso vorrei sempre vincere ma ovvio che non sono cieco e mi rendo conto della realtà. Per quello che vorrei quantomeno competere. Cosa intendo? Intendo essere in grado di far sognare la gente e i tifosi, far pensare che ce la si possa fare, esattamente come fino a dicembre 2020. Quello serve ora, ma non possiamo essere sempre consapevoli, come nel derby o come giovedì sera che al gol primo subito, sai già che il discorso sarà stra-extra-super chiuso. Senza speranza. Serve anche alimentare il tifo con qualche impresa, qualche rimonta, qualche vittoria inaspettata che ti fa balzare sul divano e ti fa, appunto, sognare. La macchina si è fermata a dicembre, io ci ho sperato che ripartisse, sempre, ma i fattori condizionanti menzionati prima, sono stati decisivi. Certo, ora, stare lì a pregare per arrivare nelle prime quattro è una magra consolazione, visto che la sensazione, diciamocela tutta, è più quella della sofferenza fino al 23 maggio, più che una gara a provare a dare fastidio a chi ci sta davanti e/o a pochi punti dietro.

Serve recuperare gente, velocemente e serve anche trovare la condizione dei lungo degenti che adesso entreranno (si spera) nelle rotazioni. Da domani vanno fatte attente valutazioni su ogni elemento, perchè i due volti di questa stagione devono diventare uno solo, o quello bello dell’inizio o quello un pò più bruttino di questo periodo (lungo). Qualsiasi sia dobbiamo partire dalle cose positive viste ma soprattutto, dobbiamo essere in grado di prendere decisioni difficili ed impopolari. Ce la faranno?

FORZA MILAN

Johnson

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"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.