Ce la faremo, ma senza di loro

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Sono settimane difficili. Il Mondo, l’Italia in particolare, sta attarversando una fase ci cambiamento che nessuno di noi avrebbe immaginato ma che adesso dobbiamo affrontare. È difficile parlare e scrivere di calcio, in un contesto che è paragonabile a quello di una guerra, ma portiamo rispetto anche a chi le guerre le ha combattute sul serio, con armi e affini e che non aveva il privilegio di stare seduto sul divano ad aspettare la conclusione della giornata. Rispetto per tutti coloro che stanno affrontando con grande impegno e serietà questo momento, proviamo però anche a staccare un pò da questa realtà.

A cosa abbiamo assistito nell’ultimo mese nel mondo del calcio? Beh, possiamo dire che in Italia ne abbiamo viste di tutti i colori, rimarcando ancora una volta come un settore importante per l’economia italiana come questo, sia sempre di più gestito da un gruppo di improvvisati. Stadi pieni, stadi vuoti, stadi un pò e un pò, posticipi, anticipi dei posticipi, posticipi degli anticipi, recuperi a data da destinarsi e chi più ne ha, più ne metta. Se parlassi con un bambino e cercassi di raccontare questa storia assurda, probabilmente mi chiederebbe di sapere l’autore della favoletta. Il problema sta proprio qui, la credibilità. Il sistema calcio italiano (non mi occupo della UEFA che è un organismo ulteriormente complicato e politicizzato) è un sistema non credibile. Un sistema che nel bel mezzo di un’emergenza sanitaria ha fatto la guerra per settimane per cercare di salvare il proprio orticello, senza pensare alle conseguenze, in primis, per i tifosi. Che, ricordo agli addetti ai lavori, sono la fonte principale di sostegno del sistema, perchè senza la gente la macchina si ferma in panne con il fumo dal cofano.

In barba alle più normali regole di “customer satisfaction”, si è cercato in ogni modo di trarre un profitto personale per evitare il contraccolpo economico. Visto dagli occhi delle società è comprensibile, immaginate che se saltano gli incassi e i diritti tv, non si possono pagare gli stipendi e via di conseguenza fallimenti eccetera. Ma proprio perchè si fa parte di un sistema, si dovrebbe pensare in maniera univoca per il bene del calcio italiano e del sistema. Se solo capissero che se alzi la qualità del prodotto, alla fine i dividendi aumentano per tutti, ma se sono abituati a non sudare per il pane quotidiano, che parlamo a fa? Ma ormai da un pò di tempo sappiamo che il bene del calcio italiano è diventato un altro, soprattutto per molta parte della stampa. Nelle leghe serie, in qualsiasi posto nel mondo, o almeno gestite da gente capace, si è sospeso e stop. Senza teatrini o riunioni in sede con skype, dove partecipano in 8 e gli altri fanno gli offesi come delle zitelle. Gli amici Larry e Raoul mi perculeranno per mesi, ma la NBA alla prima avvisaglia di rischio per il business del sistema (sia ben chiaro non sono benefattori, non l’hanno fatto solo per il bene dei tesserati e dei tifosi) hanno spento la luce. Senza se e senza ma. Senza palazzetti vuoti o pieni. Senza litigare sull’orario del recupero della tal giornata. Tutti si sono adeguati e chi non fosse stato d’accordo si è comunque allineato, conscio che alla fine dell’anno i dividendi di certe scelte arrivano per tutti. Perchè il sistema funziona e quando arricchisci tutti, ne giova lo spettacolo. Da questa parte dell’Oceano, invece abbiamo dei politicanti (anche abbastanza scarsi) che non riescono a programmare ad un metro dal loro naso perchè non sanno lavorare in prospettiva. Probabilmente non sanno lavorare proprio, visto gli scarsi risultati professionali di alcuni di loro. Insomma ci siamo trovati con dirigenti che parlavano con politici, politici che parlavano con prefetti, prefetti che parlavano con sindaci e via così, in una Babele che porta alla filastrocca iniziale raccontata ad un bambino.

Come fare? Beh intanto se si vuole pulire il sistema si deve mettere gente capace che non sia della “cricca” ma che possa rompere questi equilibri. Smetterla di trattare i tifosi come un limone da spremere, visto che essendo fruitori di un servizio dovrebbero essere trattati come merce rara e con tutti i crismi. Cominciare a ragionare da gruppo e non da singoli, perchè questa situazione ha portato ad un’egemonia bianconera senza contrasti e alcune comparse che si sono accontentate di partecipare e mangiare le briciole. Oltre a smetterla di parlare di pirateria e affini che sono un problema, ma non IL problema.

Aspettiamo la fine di questa fase storica e poi vedremo le magie che questi fenomeni faranno con il cilindro in mano, rimane sempre la totale incapacità che ci accompagnerà a lungo e che per l’ennesima volta ha perso l’occasione per dimostrare di essere “cambiata” e cresciuta. Solo senza questi incapaci potremo farcela, potremo finalmente vedere il calcio che amiamo e che ci fatti impazzire fin da bambini.

Johnson

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"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.