Dopo la sosta

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Dopo sette turni ogni analisi sui risultati ottenuti è poco rilevante, tuttavia il torneo sembra poter rispecchiare le attese di incertezza e indeterminazione.
Il Napoli al comando non mi pare una sorpresa anzi ritengo che ci fossero le premesse visto che ha sgomberato il sopravvalutato Koulibaly e il “leader” Insigne sostituendoli con giovani all’apparenza esotici ma in realtà, come abbiamo anche visto, pronti e forti. Può essere il loro anno? Sicuramente il mix di giocatori è di prima fascia, basti pensare alla teorica panchina: Sirigu, Elmas, Lozano, Simeone; Ndombele se ritrovasse continuità credo sarebbe un bel colpo. La difesa è meno coperta. Come abbiamo constatato il Napoli 2.0 di Spalletti è una squadra solida ‘vecchia maniera’: tiene botta, gioca bene la palla, colpisce e sa soffrire. La speranza è che l’assetto equilibratissimo del mister ancora una volta di riveli insufficiente a tirare fino all’ultimo; se però la forma fisica e tecnica del trio Lobotka-Anguissa-Zielinski rimarrà costante, avete la mia (ahimè) favorita al titolo.
Nemmeno le sottoperformance di juve e Inter mi sorprendono. I bianconeri sono in piena crisi finanziaria e per il quarto anno consecutivo hanno cambiato strategia, passando da “valorizzare la rosa, sviluppare i giovani” del 2021 al “vinciamo subito” del 2022 con momenti di panico in agosto sottolineati da colpi condoreschi. L’unico che non han cambiato è Allegri, che si ostina a battagliare con i “giochisti” in una sua guerricciola personale che, incredibilmente, a Torino non sono riusciti a prevedere prima di fargli sottoscrivere un contratto pesantemente vincolante. Il materiale per fare qualcosa di buono ci sarebbe anche, pur se la rosa è frutto dell’operato quasi esclusivo degli agenti che a Vinovo razzolano come una volta si faceva a casa nostra; manca secondo me la motivazione del manico e anche dei giocatori che (a partite da Vlahovic) paiono ‘arrivati’.
L’Inter è invece specchio di un ambiente isolato nella sua arroganza e supponenza. Niente da dire sulla forza della squadra, che manca però di ricambi e non è così superiore alle altre, quello che manca ai nerazzurri è un’idea qualunque differente da “abbiamo perso lo scorso campionato”. Il collante fra i giocatori, lo scopo del gruppo, finanche la strategia in-match dell’Inter è tutta tesa a dimostrarsi ‘i Favoriti’ e a nascondere la sconfitta dell’anno passato. Il dispiacere del non avergli appioppato 5 pere al derby (e si poteva, a un certo punto) è mitigato dal fatto che con quel 3-2 nulla è cambiato al di là del Naviglio.
La sensazione è che comunque entrambe le squadre ce le ritroveremo fra i piedi anche in primavera.

Udinese e Atalanta rientrano nelle imprevedibilità, e sui bergamaschi non avrei scommesso un centesimo né lo scommetterei, tuttavia la performance difensiva soprattutto fa una certa impressione. Le romane devono rendere merito a Sarri da un lato, e all’onerosa campagna acquisti dall’altro. Il mister laziale ha infatti ammaestrato la sua creatura e inizia a raccogliere risultati, mentre per i giallorossi a fare talvolta la differenza in positivo è la qualità dei giocatori poiché la guida di Mourinho sembra datata forse anche più di quella di Allegri.
Noi rimaniamo un cantiere aperto: non siamo pronti per il presunto ‘cambio di modulo’ e non abbiamo integrato quasi per nulla i nuovi acquisti. Non condivido certa positività senza riserve che è risultata andare per la maggiore anche dopo la sconfitta contro il Napoli. Intendiamoci: siamo forti, giochiamo in modo coerente, brillante e miglioriamo col passare del tempo. I primi 35 minuti di Milan-Napoli sono per me i migliori dell’era Pioli. Tuttavia ci sono alcune cose che non mi convincono, in particolare ritengo che la filosofia del ‘segnarne uno più degli altri’ sia molto complessa e forse persino sconsiderata. C’è qualcosa che non gira nelle nostre meccaniche difensive, sono troppi gli errori individuali e troppo semplici le situazioni da cui prendiamo gol. Io credo che gli errori dei singoli derivino da un eccesso di responsabilizzazione dei centrali e terzini, spesso isolati in situazioni non gestibili; e la facilità di sviluppo sulla nostra trequarti renda possibili gol ‘semplici’. Sinteticamente, per me l’assenza di Kessie pesa e speriamo che entro breve sia sopperita dallo sviluppo di una migliore intesa fra i reparti. Davanti, dove dovremmo nei piani essere più devastanti, non lo siamo, trascinandosi fra infortuni e continue variazioni sullo stesso tema dei problemi di finalizzazione abbastanza evidenti. In termini di gol il “facilitatore” Deka, unico nuovo innesto già integrato e giocatore dal Q.I. e istinti sviluppatissimi, non sta apportando nulla, avendo grosse difficoltà a incidere in zona gol.
Insomma per vincere l’anno scorso ci siamo dovuti fare cinici e compatti; quest’anno siamo ripartiti con il volo (speriamo non pindarico) del “pressing tuttocampo” ma i risultati non è che siano decollati. E parlo dei numeri nudi e crudi, delle statistiche, per la classifica come premesso è troppo presto.

Al rientro dalla sosta partirà un tour de force impegnativo che definirà il nostro cammino. Sarà decisivo per la Champions, meno per il campionato, ma comunque ci indicherà la strada e influirà sul nostro 2023. L’idiozia delle soste Nazionali, con queste continue amichevoli mascherate, ha fatto molte vittime e a Empoli andremo incerottati e purtroppo senza alcuni dei nostri top player. La loro assenza potrebbe protrarsi alle sfide col Chelsea e soprattutto per diverse gare di campionato fra cui quella contro la juventus che io considero una sfida chiave per le nostre ambizioni. Non riuscire ad affondare i gobbi a Milano sarebbe deludente, e ridarebbe grande linfa al baraccone bianconero.
Saranno gli strascichi della sfida col Napoli, o la voglia di stare sereno per un po’ che questo Milan non sa dare, ma ero più tranquillo prima del 17.
Per fortuna almeno Maldini ha stemperato tutte le tensioni ‘ambientali’ con un’intervista d’ampio respiro che, dopo molte polemiche anche assurde, ci voleva. Anche questo fa parte del discorso consolidamento + crescita. ’C’è fiducia che sul campo accadrà la stessa cosa.

Larry

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22/11/1997, primo blu. Un ragazzino guarda per la prima volta l’erba verde di San Siro da vicino.Il padre gli passa un grosso rettangolo di plastica rosso. “Tienilo in alto, e copri bene la testa. Che fra un po’ piove”. Lapilli dal piano di sopra, quello dei Leoni. Fumo denso, striscioni grandi come case e l’urlo rabbioso: MILAN MILAN…Quel ragazzino scelse: rossonero per sempre. Vorrei che non fosse cambiato nulla, invece è cambiato quasi tutto. Non posso pretendere che non mi faccia male. O che non ci siano colpevoli. Ma la mia passione, e quella di tanti altri, deve provare a restare sempre viva.