Obiettivi: presentarsi al derby senza dubbi e con 9 punti, qualificarsi ai gironi di Europa League. Missione: compiuta! Mi scuserà Axel se riprendo il suo incipit, ma la sensazione è quella.
Rapporto: 6 gare disputate in un mese, 5 vittorie, 1 pareggio. 14 gol fatti, 4 subiti (di cui 0 in campionato); quindi media 2.33 reti con 2.46 xG prodotti, 0.67 gol subiti con 0.66 xG concessi. 17.8 tiri in porta a partita, contro 7.33 subiti. Concessi 8.46 passaggi per azione difensiva (riaggressione dunque a livello di Inter e Atalanta), contro i 15.35 concessici dagli avversari (che si addensano nella loro metacampo, intimoriti); possesso palla 57.6% con 556 passaggi di media e 87.4% di precisione.
Primi in serie A per: expected goals quindi numero e qualità di occasioni create; numero di duelli difensivi, davanti all’Atalanta che sono due anni che ammazza gli avversari negli 1vs1; numero di passaggi smarcanti; expected points. Siamo secondi, dietro al Napoli però, per numero di tiri concessi e xG concessi.
Insomma un avvio di campionato super, indiscutibile, che fa ben sperare. Siamo precisi, aggressivi, ben messi in campo, organizzati (poche le sortite esclusivamente individuali) e concediamo davvero pochissimo nonostante la volontà di pressare e scoprirsi, segno di grande concentrazione e nonostante le assenze.
Fra i singoli nessuno dei nostri giocatori d’attacco figura fra i top 10 in nessuna categoria offensiva; questo significa alla luce dei numeri precedenti che stanno facendo bene tutti. Quando si vede un Leao così spento e svampito prodursi in una doppietta comodissima in 10 minuti è segno che la squadra davanti gira a meraviglia.
Fra i difensori il numero uno per duelli difensivi del campionato (quarto per percentuale di successo in serie A, 78%) è Calabria. Per quanto riguarda l’impostazione sempre Calabria è nella top 10 dei migliori passatori del torneo, e quinto per numero di passaggi progressivi; Theo è nella top10 per i filtranti, Ibra lo è negli smarcanti nonostante un unico match disputato.
La conferma di Hernandez e la crescita del terzino italiano sono solo alcune fra le note liete di questo avvio, che vede anche un Donnarumma clinico e in comando nonostante le voci sul rinnovo (che ne inficiarono le prestazioni nel 2017), un Kjaer essenziale, un Kessie presidenziale e un Calha eclettico, dominatore e predicatore. Aggiungo anche Saelmaekers che se continuerà così possiamo dire per qualità/prezzo un colpo di livello, e Brahim Diaz, su cui nutrivo scetticismo viste le origini malaguene (che di solito son sinonimo di giocatori ipertecnici ma pigri) ma che invece è dannatamente interessante.
Con un minimo di esperienza da dilettante dell’analisi ammetto, nonostante il mio entusiasmo e sogni di gloria, che siamo ancora lontani dall’essere una macchina. Grazie ad avversari velleitari (il Bologna di Mihajlovic) e di livello basso/bassissimo, abbiamo vinto le partite a folate senza mai doverci difendere posizionalmente, senza mai avere necessità di girare palla per rifiatare, ma anche senza dover forzare giocate o sbilanciarci eccessivamente. La circolazione palla è stata fin troppo pulita, alta, ma ad un ritmo confortevole; e dietro ci siamo scontrati col nulla. Eravamo in una bolla post-lockdown, il calendario tutto sommato agevole ci ha lasciato nella bolla. Per Pioli il vero lavoro inizierà quando la stagione ci obbligherà ad uscire da questa comfort zone e confrontarci con i nostri limiti, che ci sono e li vedremo.
Vediamo anzitutto come risponderemo alle sollecitazioni emotive e tecniche del derby e come arriveremo a fine novembre dopo gli impegni europei misti a quelli più probanti di campionato; dovessimo rivedere questi numeri fra due mesi vi direi che siamo da scudetto senza problemi. A dire il vero ho già iniziato, ma non prendetemi troppo sul serio.
Leggermente diverso il discorso in Europa, dove pur esprimendo gli stessi numeri abbiamo rischiato contro il Bodo e soprattutto l’eliminazione contro il Rio Ave che ci ha regalato il pareggio a gara finita e ha poi avuto 3 match point ai rigori prima di steccare fatalmente. Se c’è una lezione nel match contro i portoghesi, oltre a quella che probabilmente abbiamo una rosa corta in certi ruoli, è che in questa particolare fase il Milan per quanto vincente, bello, convinto, concreto, sarà comunque fortemente condizionato dagli episodi. Episodi che sfuggono alle statistiche e che non accadono solo per fortuna (o sfortuna) ma che dovremo essere in grado di piegare a nostro favore. Da quali e quanti di questi episodi riusciremo a risolvere o indirizzare a nostro favore dipenderà tantissimo la qualità del nostro cammino. Pensate solo a cosa scriveremmo oggi se fossimo stati eliminati da un gol del “Tornado Angolano” Lucio Dala (in realtà Gelson), e stava accadendo. E il ribaltamento di visione ci starebbe tutto, perché ad oggi non abbiamo combinato nulla e ci stiamo costruendo partita dopo partita.
L’indice più incredibile di questo avvio è l’età media: 23.5 anni (secondo il Cagliari con 25.1). Il dato si ritoccherà leggermente coi rientri di Ibra e Rebic, ma questo è il Milan di Elliott: rosa under-23, ingaggi bassi e lunghi, ammortamenti bassi con possibilità di facili realizzi. Insomma non è che sia cambiato molto dalle (perlopiù fosche) previsioni di alcuni sul ‘progetto Rangnick’ poi abortito, con la differenza che si può scrivere Maldini a fianco di ogni operazione, successo o insuccesso.
Tonali, Hauge, Tatarusanu, Kalulu e i prestiti di Diaz e Dalot più un’infornata di giovani per la primavera: questo il mercato. Mi piacerebbe a tal proposito rileggere nei vari opinionisti la stessa cattiveria riservata al presunto mercato ‘senza nomi’ del tedesco, o le intemerate “il Milan non è il Chievo”…ma non c’è il coraggio perché quella fu una presa di posizione personalistica. O anche qualcosina di più interessante di “Elliott non ha dato i soldi a Maldini”. Peccato che dopo due sessioni di mercato ingozzine, e zero risultati, ci sta pure che la proprietà pretenda che il potenziale che questa squadra a detta di tanti ha si esprima senza nuovi eccessi. Da tifoso, ovviamente, non sono d’accordo. Così come sono abbastanza certo non lo sia Paolo, il quale però si è adeguato silenziosamente. Facciamolo anche noi: crediamo in questa squadra.
Scrivete insomma Pincopallino al posto di Maldini e oggi dopo 9 vittorie e la qualificazione europea leggeremmo gnignì e gnegnè, e a dire il vero in parte si legge. E invece se si continueranno a osservare miglioramenti finanziari e un Milan finalmente motivato e moderno dentro e fuori dal campo (e con moderno intendo anche che vende, e che in rosa ci sono elementi scelti dal DT, dal DS, dallo scouting…non da un singolo), e se a ciò si accompagneranno risultati superiori ai precedenti, come sta accadendo, bisognerà ammettere che questa visione fondamentalmente antistorica e antipatronalistica non è poi il Male.
Il punto è che, in primis, come sostenevano molti (fra cui io) per il Milan non era più possibile stazionare al sesto posto e comportarsi come se niente fosse spendendo 100/200 milioni di euro a sessione per giocatori inabili a migliorare i punteggi. Secondo, tantomeno si poteva fare senza un minimo di coerenza fra le idee della proprietà, che vuole una squadra giovanissima, e la realtà mediatica e tecnica ovvero che tale squadra NON PUO’ avere l’obbligo finanziario di competere per i primi posti, Ibra o non Ibra; deve avere lo stimolo sportivo, ma la sopravvivenza economica del club non può dipendere dalle prestazioni di una under-23 (per quanto di elevata qualità e potenziale).
Però, come sostenevano tanti altri (non io, ma l’ho capito col tempo) c’è un modo di fare le cose, e dei nomi, che vanno bene ovunque e un modo e dei nomi che vanno bene a Milano. Anche dopo tanti anni certe cose restano le stesse e probabilmente non cambieranno mai.
Insomma Milan giovane, bilancio da allineare entro due/tre anni ai risultati sportivi (e non viceversa), volti che piacciano ai tifosi e trasmettano sicurezza. Condizioni non negoziabili e non criticabili, perché appunto immutabili.
C’è tanto astio verso il management di Elliott, i cui scopi sul medio periodo non conosco e sul cui modo di (non) porsi avrei molto da dire; complessivamente il modus operandi è molto pericoloso. Tuttavia la mediazione che è stata fatta per giungere ad avere la LORO squadra CON Maldini e Ibrahimovic come simboli è un risultato abbastanza impressionante. Mancherà pure il quarto centrale, il terzino sinistro (vero) di cambio, il quinto centrocampista, il vice-Ibra o un’ala destra ma in questo caso bisogna dire: non dimentichiamoci da dove veniamo, sia come immagine sia come incoerenza gestionale.
E quindi quando torneremo a giocare per vincere? La prova della verità saranno i vari scatti di crescita che questa squadra dovrà affrontare e superare. Già oggi potersi annoiare 10/15 minuti nelle partite contro le piccole, vantare strisce positive che si protraggono su due tornei, e non vivere più di “intuizioni”, “regali del presidente”, “affari” e altre minchiate ma avere invece un progetto, per quanto discutibile, che traccia un’identità sia dentro che fuori dal campo sono una grande conquista. Alcune mosse non sono state fatte o sono state abortite e vedremo quanto peso avranno sulla stagione; probabilmente significativo. Tuttavia quando si è ‘liberato’ Tonali dai preaccordi con l’Inter ci siamo fiondati e questo è positivo.
Se poi sul campo vivremo un altro anno di delusioni pazienza, non si è sempre detto che molto dipende dal come? Questa squadra gioca all’attacco e lotta, cominciamo ad accontentarci di questo, non è scontato come abbiamo visto.
Inoltre non essere più il vecchio (ig)nobile rincoglionito spendaccione della serie A, buggerato da tutti, a immagine e somiglianza del vecchio padrone, ma aver riguadagnato un po’ di rispetto e freschezza è già un qualcosa che fa vivere meglio ogni momento.
Larry
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