Milan 19/20: il riassunto

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Giugno 2019. La voglia di un Milan che non solo torni ad essere davvero competitivo, ma anche bello da vedere, porta il tandem Maldini-Boban a presentarsi con Marco Giampaolo: “una scelta super-logica e condivisa da tutti”, come condiviso sarebbe stato il mercato, con il mister a “tracciare i profili” con l’idea di “giocare bene al calcio” e la consapevolezza che “i giocatori forti migliorano le idee”. Obiettivo: migliorare la posizione ottenuta l’anno precedente (quinto posto) perchè “il Milan deve andare in Champions per la storia e il blasone”, e soprattutto impressionare il pubblico.
Ahimè, non c’era molta sostanza nella baracconata allestita 14 mesi fa in fretta e furia dal fantasma Gazidis.
Sono arrivati i giocatori più promettenti degli ultimi 10 anni; che dovranno confermarsi ovviamente. Ma è stato cannato a tal punto il disegno generale che nonostante ciò abbiamo fatto peggio, nei punti e nel risultato, dell’anno precedente. A ribadire, se fosse necessario, che le idee e la gestione sono fondamentali, specie se per le mani non si ha un top club con illimitate possibilità di spesa e correzione del tiro.
Ma al Milan le sconfitte sono prese seriamente, e possono far nascere nuove vittorie; chi critica con più ferocia(se lo fa col cuore) è poi chi sostiene alla morte.
E’ il Milan, baby.

Con una buona partenza anche la prossima stagione, questa ce la scordiamo

Ottobre 2019. L’esonero lampo di Giampaolo, dopo il successo rocambolesco di Genova, è una mossa con chiavi di lettura perlopiù nefaste; tanto quanto l’ingaggio di Pioli dopo, a quanto pare, contatti infruttuosi con Spalletti. Pioli, che stava per accasarsi alla Sampdoria; Pioli, la cui Fiorentina non è fra le squadre più memorabili che ricordi. Pioli, che era libero anche in estate.
In quel momento le perplessità erano lecite, la principale delle quali l’ultima del mio elenco: se non si tratta di una toppa, perché lo han preso con tre mesi di ritardo?
Il Milan dista 4 punti dal quarto posto, dopo 7 gare; e 3 dal terzultimo.
“Il cambio di allenatore è una sconfitta per noi, ma abbiamo fatto il bene della squadra”. Maldini parla di “azzardo” per volere essere protagonisti, con un allenatore dalle “idee forti”.
“Abbiamo 31 partite per fare bene. Lottiamo per la Champions. Voglio rilanciare il Milan con le idee, nel calcio di oggi non si possono non avere idee in attacco e aggressività in difesa”
.
Il Milan purtroppo non ha mai giocato per la Champions, ahimè, poiché la transizione da Giampaolo a Pioli è stata faticosa, come anche liberarsi delle zavorre mentali, e tattiche (Suso); e Ibra è arrivato 10 partite dopo. Però ha fatto vedere ciò che il tecnico, e Maldini, avevano promesso.
4-3-3? I numeri interessano a voi. A me interessano i concetti”. Parole quasi rivoluzionarie.
E fin da subito questi concetti paiono più adatti al gruppo di giocatori che quelli di Giampaolo, a sottolineare quanto fosse stato approssimativo (e anche un po’ arrogante) il ‘lavoro’ svolto dallo staff da giugno a settembre.

Marzo 2020. Ultima partita prima dello stop al campionato, Milan-Genoa. Aria di svacco e di scazzo in quel di Milanello: Boban ha sbattuto fragorosamente la porta fra il giubilo di tanti, fra cui sorprendentemente molti che non accettano mezza opinione critica dai tifosi, mentre se un dirigente iperpagato sbrocca sui media è meritevole della medaglia al valore…bah. Il licenziamento arriva sacrosanto, e speriamo senza ribaltamenti.
Anche Ibra pare si sia già rotto di fare da baby sitter. Ai dirigenti, più che ai giocatori.
Da gennaio si è visto un altro Milan, fra alti e bassi ma con buone e a tratti ottime prestazioni. Purtroppo la classifica non è molto cambiata: prima del match siamo ottavi, a 12 punti dal quarto posto, e per tenere vivo l’ambiente, pericolosamente sospeso sull’orlo delle vacanze anticipate, si parla di ‘ultima chiamata per la Champions’. Dopo il match siamo a 15 punti, ottavi.
Dall’arrivo di Pioli il Milan ha disputato 19 partite (in pratica un girone) racimolando 27 punti, appena 2 in più del girone d’andata Giampaolo/Pioli, con una media proiettata a fine anno di 54 punti, segnando 22 reti e subendone 25. Entriamo nel buio del lockdown con 36 punti, 28 gol fatti (quart’ultimo attacco) e 34 subiti.
E la situazione è in parte addolcita da Ibrahimovic. Il Grande Zeta col suo carisma e prestazioni convincenti fin da subito, anche se palesemente meno incisive e dominanti del passato, ha ridestato la fiducia dei tifosi. Ma senza cambiare di molto i risultati: 15 punti nelle 9 partite disputate, 12 gol fatti dalla squadra; numeri comunque non da Champions. Buone prestazioni e successi in coppa, in più l’inserimento al fianco del disperso Ante Rebic. Ma il risultato complessivo è comunque scadente.
Diciamo che anche Pioli ha avuto bisogno del famoso ‘tempo’.

Agosto 2020. Il Milan chiude la stagione fra il boato virtuale del pubblico e scroscianti applausi. Perché? Dodici partite dalla ripresa: 30 punti, 35 gol fatti, 12 subiti. Numeri incomparabili a qualche mese prima. 9 vittorie e 3 pareggi (4 contando la coppa italia, quindi imbattuti), totalmente ribaltato lo score degli scontri diretti visti i successi su Roma, juventus, Lazio e i pareggi ben ottenuti contro Atalanta e Napoli. 3 gol a partita fatti, 1 subito, un capolavoro; un parziale che rimanda nemmeno al Milan di Ancelotti forse, ma a quelli schiacciasassi anni Novanta. Difficile trovare un appunto, un difetto, un’osservazione che non metta radici nella diffidenza, nell’incredulità e nella paura che anni di magra e di prese in giro ci hanno instillato. Ancor più dura trovare un giocatore fuori posto, una parola fuori posto, una prestazione sottotono. Dai nuovi volti, ai soliti noti, è stato un crescendo incredibile in cui tutti hanno fatto la loro parte. In particolare lui, Zlatan Ibrahimovic, passato dall’essere un grande attore che fa il cameo in una sit-com dozzinale, al deus ex machina di una recita perfetta. Non è più un Ibra ‘vecchio ma indomito’: è il Padrone della Serie A. E del Milan
Gli annali reciteranno un sesto posto, noi ricorderemo altro.

“Padre Pioli e la Visione di Dio”. Ah, ma non è un quadro

Mentalità e basi per il futuro”. Pioli sa che il jolly che ha potuto giocarsi è ‘una tantum’ specie al suo punto della carriera. Entrare al Milan a ottobre, avere il tempo di lavorare senza troppa pressione e aspettativa, perché fondamentalmente senza speranze; e senza pagare per tutti gli scontri diretti persi, senza pagare per Bergamo, senza pagare per non aver centrato l’obiettivo…trovarsi Zlatan a gennaio, e avere una sospensione nel momento più nero dopo i buoni risultati (quello della consapevolezza che si, la stagione è andata)…beh ragazzi è un culo pazzesco.
Ma come diceva Sacchi “la fortuna passa sempre, solo chi è più pronto la coglie”. E Pioli era pronto eccome.
Rileggendo molto bene le dichiarazioni di intenti, e le parole di Maldini, rivedo un mio pensiero: la casualità di Pioli. Si beh, non era certo una mossa studiata a tavolino. Forse si voleva davvero puntare su Spalletti…e forse con Zlatan non era già tutto scritto. Però sia il mister, che soprattutto la dirigenza, avevano in testa quello che poi abbiamo visto sul campo. Ed è questa la grande SPERANZA che è nata quest’estate. Col mister che ha già svolto il lavoro più difficile da accettare per noi tifosi, quello della ‘costruzione’, e un Maldini più sicuro in plancia e nelle scelte, potremmo avere finalmente una solidità dietro le quinte.
Dovremo rivedere questi risultati in un contesto diverso. Noi ci siamo impegnati a fondo, abbiamo lavorato durissimo e abbiamo guadagnato ogni risultato meritatamente. La maggior parte delle altre squadre, no. Ben poche squadre, calciatori e tecnici si sono preparati per questo mini-campionato, e alla ripresa troveremo avversari più pronti e agguerriti. Ma noi siamo pronti a disputare finalmente un torneo di 38 partite. Non 30, perché le prime 8 sono finite nel cesso; non 25 perché l’allenatore non piaceva al DS ma non aveva i coglioni di esonerarlo; non 31 perché nelle ultime 8 andiamo in ferie, o lo staff litiga, o il Presidente fa sapere che è meglio non andare in Europa.
Siamo pronti e non temiamo nessuno.
Soprattutto, non temiamo noi stessi.

Il Milan resta una squadra giovane, costruita intorno a un quasi 39enne, in cui lo staff è stato confermato per acclamazione dai giocatori in un momento particolare. Non sto nemmeno a sviscerare i pro e i contro, tanto sono evidenti. I giovani seguono l’andazzo, quando una squadra giovane inizia a macinare diventa inarrestabile, quando non gira si va a picco.
Ibrahimovic può essere tanto Dio Creatore quanto Distruttore, ma a me sta bene così: meglio rischiare la Collera di Zlatan, o qualche bizza, o che il peso degli anni si faccia sentire, piuttosto che inserire altri giovani in un ambiente che ha già dimostrato di non saperli coltivare (e che non vuole adattarsi per farlo).
Dal mercato non chiedo nulla. Per quel che conta la mia opinione, De Paul mi pare il giocatore giusto da inserire a centrocampo ma i Pozzo non possono chiedere quelle cifra; e per l’attacco non farei follie per un big, appoggiandomi invece ad un giocatore bravo nelle sponde e nel movimento per dare aria a Ibra senza sempre dover cambiare assetto. Tanto se Ibra dovesse infortunarsi, saremmo fottuti ugualmente…inutile investire 100 mila milioni per un sostituto impossibile. Meglio un esterno destro; se il ‘pallino’ di Maldini è Chiesa, va bene Chiesa anche se non mi convince granchè. Dal centrocampo in su, lo svedese ha la capacità di far sembrare buoni calciatori anche Castillejo e Salamekko, e Calhanoglu è diventato Kakà; questo darebbe la libertà di puntare anche giocatori poco conosciuti, si casca sempre in piedi. A me piace molto Rashica del Werder. No al rinnovo di Bonaventura. Si all’inserimento di Tom Pobega. In difesa invece serve poco.
Tutto facile dunque? Certo. L’Ibradipendenza in campo, fuori e nella gestione del gruppo è palese. Si è semplificato tutto, nel bene e nel male.
Buone vacanze, torniamo carichi.

Larry

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22/11/1997, primo blu. Un ragazzino guarda per la prima volta l’erba verde di San Siro da vicino.Il padre gli passa un grosso rettangolo di plastica rosso. “Tienilo in alto, e copri bene la testa. Che fra un po’ piove”. Lapilli dal piano di sopra, quello dei Leoni. Fumo denso, striscioni grandi come case e l’urlo rabbioso: MILAN MILAN…Quel ragazzino scelse: rossonero per sempre. Vorrei che non fosse cambiato nulla, invece è cambiato quasi tutto. Non posso pretendere che non mi faccia male. O che non ci siano colpevoli. Ma la mia passione, e quella di tanti altri, deve provare a restare sempre viva.