Nella primavera del 2017 una delle parole maggiormente affiancate al mondo del calcio italiano, senza essere un termine strettamente tecnico, è stata “closing”.
Per mesi si è atteso che si concretizzasse il passaggio di proprietà di una delle società calcistiche più importanti del Mondo, il Milan, dalle mani di Silvio Berlusconi a quelle di un misterioso compratore cinese di nome Li Yonghong. Il termine “closing” veniva ripetuto come un mantra da giornalisti e addetti ai lavori per indentificare il giorno esatto della chiusura della trattativa che sembrava non arrivare mai.
Il percorso fu lungo, non senza intoppi e colpi di scena, e il 13 aprile arrivò alla conclusione, la proprietà del Milan, dopo 31 anni di gestione “brianzola” passò in mani cinesi.
Un altro termine anglosassone, “the handover” (la cessione), ha segnato in maniera marcata un “passaggio di proprietà” storico che risale a oltre 20 anni fa. Il 1 luglio del 1997 la colonia di Hong Kong, dopo oltre un secolo di dominio inglese, ritornò dalla sovranità della Union Jack alla sovranità della Cina.
Proprio pochi mesi prima, il 21 aprile, a Monza, in piena Brianza, ai quei tempi non ancora “indipendente” ma sotto la provincia di Milano, nasce Matteo Pessina.
Il percorso calcistico di un ragazzo poco più che ventenne difficilmente può essere rappresentato dalle molte esperienze calcistiche ma il caso di Pessina è la classica eccezione che conferma la regola.
Cresciuto nelle giovanili del Monza, Fulvio Pea, che di giovani talenti ne ha allenati parecchi, nella stagione 2014/15 decide di farlo esordire ancora minorenne in un campionato difficile come la Lega Pro. Il ragazzo non solo gioca con continuità, ma riesce anche a fare delle buonissime prestazioni. Nella partita di esordio contro il Novara gioca novanta minuti e segna un gol. Un esordio da non dimenticare. Per lui alla fine della stagione, 22 presenze e 6 gol in Prima Squadra, lo certificano come un centrocampista di qualità, capace di ricoprire indifferentemente tutti i ruoli della mediana, dal regista al trequartista.
Nell’estate del 2015, in una fase molto critica per la società monzese, che la porterà al fallimento, Milan, Torino ed Inter avvicinano il giocatore. Libero da vincoli contrattuali e di fronte all’interessamento dei rossoneri, il giovane Matteo, tifoso milanista, sceglie con il cuore e accetta la corte del Milan che lo tessera e versa nelle casse del Monza una cifra simbolica di ventimila euro.
L’età del ragazzo gli permetterebbe di essere iscritto nella lista della Primavera rossonera ma, invece, anche qui come a Monza, viene subito aggregato ai “grandi”.
E’ il Milan dell’ultima stagione del Presidente Berlusconi, in panchina siede un vero e proprio sergente di ferro come Sinisa Mihajlovic, e il progetto “Milan dei giovani” non ha ancora preso forma. Per circa un mese Pessina si allena con giocatori che fino a poco tempo prima vedeva solo in televisione e condivide questa incredibile esperienza con altro giovane di prospettiva, Manuel Locatelli, suo compagno anche nella nazionale Under19.
Ad Agosto, il Milan, lo manda di nuovo in Lega Pro, in prestito, prima a Lecce e poi a Catania. Due esperienze molto complicate in un girone altamente competitivo che non lascia troppo spazio all’inesperienza. I salentini prima e i siciliani poi non gli danno molto spazio. La sua qualità è difficilmente compatibile in un campionato così “fisico” e ruvido.
A fine stagione torna in rossonero ma, nonostante il “Milan dei giovani” tanto sbandierato non veda la luce e il suo vecchio compagno di stanza Locatelli cominciasse a far parlare di sè, Matteo ritorna, di nuovo in prestito in Lega Pro, nel Como.
Questa volta la sua esperienza è diverse dalle precedenti, sarà l’aria vicino a casa, sarà l’ambiente lariano che lo mette a suo agio, resta il fatto che Pessina trova tutte le condizioni per fare bene. Grazie anche a Fabio Gallo, che lo schiera in diversi ruoli a centrocampo, riesce a migliorare le sue statistiche. Finalmente la sua tecnica e la sua qualità vengono premiate. Con i lariani colleziona 41 presenze con 9 gol e 5 assist. Insieme a queste, arriva anche la soddisfazione della chiamata in nazionale Under20 e successivamente entra nel giro della U21. Intanto continua a studiare sul campo per provare ad emulare il suo idolo Tony Kross che è un vero e proprio jolly del centrocampo merengues.
Inoltre, il ragazzo dimostra grande impegno anche fuori dal campo, dove gli viene riconosciuta una grande serietà ed una dedizione particolare allo studio che lo porterà a laurearsi in Economia e Commercio, per potersi garantire, parole sue “un futuro manageriale nel calcio”.
A fine stagione ritorna di nuovo al Milan e il ragazzo ha le idee chiare, vuole competere per un posto in Serie A nei rossoneri di Vincenzo Montella. Però come spesso capita, durante l’estate, con il closing avvenuto e l’arrivo della proprietà cinese e del nuovo management i piani non vanno proprio come il ragazzo aveva previsto. Il Milan decide di puntare su Kessie e Conti dell’Atalanta e nelle trattative per l’acquisto entra anche il nome di Pessina come contropartita. La società bergamasca che ha l’occhio lungo decide di farlo entrare nella trattativa e di puntare su di lui.
In realtà a Bergamo, Matteo ci sta giusto qualche settimana per poi partire in direzione La Spezia dove lo aspetta una maglia da titolare. Per lui la stagione in B si chiude con 38 presenze, 2 gol e 3 assist giocando sempre come centrale di centrocampo e dimostrando che il salto di categoria non lo penalizza. Le buone prestazioni lo riportano a Bergamo e la stagione 2018/19 inizia subito bene per lui con 5 presenze in 6 partite di qualificazione alla Europa League, oltre a 2 presenze agostane nelle prime 2 giornate del campionato. Ma come spesso succede con Gasperini, le rotazioni cambiano nel corso della stagione e il ragazzo non vede più il campo fino a dicembre. La stagione di apprendistato in A, diventa complicata e si chiude con solo 12 presenze e tanta panchina.
Arriva però la stagione in corso che è la stagione che lo conferma essere giovane di grande prospettiva e inizia a metterlo sotto i riflettori. L’Atalanta lo manda in prestito a Verona, dove un allievo di Gasperini come Juric riesce a sfruttarlo al meglio. Durante l’estate diventa anche un idolo dei social grazie ad una sua foto con una borsa “firmata” da un noto sito per adulti. Ma oltre a questo aneddoto social, anche il campo lo promuove a pieni voti. Fino all’interruzione del campionato 24 presenze e 3 gol, oltre ad una serie di prestazioni sempre oltre la sufficienza e che lo ha visto svariare nella trequarti, nella mediana e anche come centrale di centrocampo. Quello che colpisce è la personalità che porta sul campo nonostante la sua età.
Adesso per Matteo Pessina è arrivato il momento di cominciare anche il suo personale “closing” con i prestiti in giro per l’Italia e possa dimostrare tutto il suo talento. E’ arrivato il momento che possa tornare, come Hong Kong nel 1997, a casa, magari in quella casa a tinte rossonere che troppo in fretta lo ha lasciato scappare.
Johnson
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