Quelli che ben pensano

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I festeggiamenti senza precedenti per lo Scudetto rossonero, e in parte quelli per la Conference romanista, hanno occupato le prime pagine dei giornali non solo sportivi. Fra i motivi in particolare la solita condanna degli “eccessi”, che ha in qualche caso (ri)dato il La al dibattito “Il calcio come esempio e veicolo di negatività, di ignoranza, di aggressività”.
Qualche settimana fa mi è capitato di ascoltare persino su Radiofreccia le opinioni di alcuni ascoltatori sull’argomento “valori nello sport”, il tutto come prevedibile degenerato nel corso di tre messaggi in “calcio = vergogna”, influenza negativa per l’ambiente, per ‘i giovani’. Molto, molto meglio pallavolo, karate, pattinaggio, nuoto sincronizzato, tiro a volo, tiro al piccione, bungee jumping, freccette, corsa coi cammelli, ciclismo subacqueo…tutti sport seguiti dagli ascoltatori smaniosi di lasciare messaggi contro “il Male”. E, mi viene da dire, esclusivamente da loro…
Ecco io non contesto il fatto che possano piacere altri sport, e non piacere il calcio. Bensì lo snobismo culturale della minoranza che deve sempre giudicare lo sport probabilmente più popolare al mondo secondo poi la chiave di lettura più ridicola di tutte: la funzione sociale “sbagliata”. E conseguentemente rompere le scatole agli appassionati o i praticanti di quello sport.

Il calcio non ha una funzione sociale, E’ la società. O meglio una rappresentazione della stessa stilizzata, accennata, per certi aspetti esagerata ma comunque verosimile. Ha questo status perché è uno sport nel bene nel male pregno di interessi culturali, economici, politici, sociali; ha una storicità, e un peso nazionale e internazionale che, per fare un esempio e senza offesa, il cricket non ha. Sebbene, lo ricordiamo, CricketItalia ha vinto il premio come Blog dell’Anno 2015…
Non è quindi lo sport a essere un malvagio influencer per menti deboli, bensì il mondo in cui viviamo a contenere una buona dose di brutte cose, parzialmente rappresentate nello sport. E non solo nel calcio.
E, comunque, è secondo me una visione parziale di questo sport e per certi versi anche della vita a generare giudizi così tranchant. Sentire questi appassionati di rugby (prettamente temo delle pinte di birra) piuttosto che di buskashi lamentare “il cattivo esempio” per qualche fallo, coro o eccesso di trombette mi ha ricordato altri “microfoni aperti” delle radio generaliste: un piagnisteo continuo, con come conclusione il classico ‘le istituzioni dovrebbero…’.

L’incazzatura mi deriva principalmente dall’ignoranza abissale di questi saccenti che magari dall’alto della pratica occasionale del ciclismo o del judo pensano di avere grandi valori. Si perché diciamo che se, che so, Lucchetta scatafascia le palle nelle telecronache della pallavolo sul confronto fra il suo nobile sport e il becero calcio io lo accetto; non condivido, ma accetto. Ma qua parliamo di persone comuni, o di giornalisti, opinionisti; della sciura Maria. Che guardano, commentano, o producono 30 secondi di filmato in cui si sentono due cori truci, uno striscione goliardico e due petardi e pensano che è tutto lì. I media riducono un evento popolare a “festa degli insulti” e quindi è così. Repubblica è riuscita a narrare la nostra festa come “festa di Berlusconi” il quale è stato invitato al pari di un’altra trentina di persone al party celebrativo all’Arengario, e si è affacciato un paio di volte prima dell’arrivo del pullman; un episodio, a cui ho assistito di persona con mio figlio sulle spalle, “lievemente minore” rispetto al resto diciamo così.
E il resto uguale: decine di ore di festeggiamenti ma parliamo pure dell’insulto, del petardo ecc.
Poi fa niente se questi sabba satanici sono pieni di bambini e di gente comunissima che evade dal quotidiano, che sta bene, che si unisce, che celebra il proprio orgoglio cittadino, la propria appartenenza, che coinvolge, che ha sentimenti positivi. Che ha sentimenti positivi. Che ha sentimenti positivi. Fa niente se tutto, ma proprio tutto, anche la goliardia, fa parte di una credenza, una fede vera e propria che è intrisa di valori. Che vive di valori. E, in questo caso, è risultata vincente grazie proprio ad essi. Guardiamo sempre il male, il negativo, l’eccezione mi raccomando.
Limitandomi solo a quello che ho visto e vissuto, ho visto in un mese tornare sorrisi e sciogliersi tensioni e negatività nelle persone più insospettabili. Ho visto una persona con poche energie e pochi giorni all’orizzonte trovare la forza per un sorriso e un pugno alzato. Ho vissuto una nuova innocenza perché certe volte quando si spezzano delle maledizioni torni a credere all’impossibile. E tutte queste cose le porti fuori dal tuo essere tifoso, nel mondo, nella società.
E certo ho vissuto becerume, schifezze e altro. Ma se mi fossi limitato a vedere e sentire solo quello sarei una persona triste, sola e meno positiva.
Bella scoperta vero?

Chiudo sui cugini: prima che qualcuno dei loro ricordasse Materazzi, uno che insomma nella vittoria ti rompeva per bene le scatole, anche l’intellighenzia interista si era lanciata in critiche ai nostri festeggiamenti.
Domanda: è più prepotente e vergognoso uno striscione di cattivo gusto o due anni di denigrazione degli avversari, considerati fino a aprile 2022 FUFFA, nonostante un percorso che in termini di punti, gol e successi negli scontri diretti era già ampiamente meritevole ed è poi ulteriormente migliorato?
Se l’interista ‘della strada’ è in diversi casi pronto ad ammettere (giustamente) il nostro merito, a livello social e media siamo rimasti fermi lì, al ‘Milan campione per caso/per errore (di Radu)’. E il motivo è quello che si vuole continuare a insultare e sminuire il Milan e il suo successo. Però questo atteggiamento non è criticato, non è contestato, non è considerato ‘di cattivo gusto’ dai padroni della morale; è osceno invece ‘il coro di Ibrahimovic’.
Abbiamo vinto sull’Inter, che è sempre un bel vincere. Abbiamo vinto fuori dal sistema imperante, ed anche lì si gode doppiamente; oddio io a vincere con Conte e milioni di euro di debiti avrei esultato più o meno uguale, però giù il cappello per Elliott, Maldini e Pioli che non son mai stati al gioco e hanno costruito un successo leggendario anche per questo. E, magari, anche più duraturo.
Abbiamo vinto contro Marotta che, dal livello della rosicata, mi pare chiaro abbia cercato di fare di tutto pur di portare a casa la seconda stella e non ha ancora finito di magheggiare (ma confido che qualcuno lo metta a cuccia come palesemente avvenuto a un certo punto quest’anno sugli arbitri).
E allora caro interista, ci sta che non ti passi più. Denigrateci pure, ci vediamo di nuovo a maggio 2023.

Larry

 

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22/11/1997, primo blu. Un ragazzino guarda per la prima volta l’erba verde di San Siro da vicino.Il padre gli passa un grosso rettangolo di plastica rosso. “Tienilo in alto, e copri bene la testa. Che fra un po’ piove”. Lapilli dal piano di sopra, quello dei Leoni. Fumo denso, striscioni grandi come case e l’urlo rabbioso: MILAN MILAN…Quel ragazzino scelse: rossonero per sempre. Vorrei che non fosse cambiato nulla, invece è cambiato quasi tutto. Non posso pretendere che non mi faccia male. O che non ci siano colpevoli. Ma la mia passione, e quella di tanti altri, deve provare a restare sempre viva.