Una stagione da buttare. Ma anche no…

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Collaborazione – I più attenti ascoltatori di Radio Rossonera avranno notato che negli ultimi mesi è nata una collaborazione con il sito di news pianetamilan.it i cui redattori tutte le sere alle 19,00 offrono una panoramica sulle notizie relative al mondo rossonero. Ieri sera guardando il sito di cui stiamo parlato ho letto un interessante articolo sul futuro della stagione rossonera. Oggetto: uno sguardo alla classifica per valutare che cosa debba fare il Milan di Gattuso per arrivare alla qualificazione in Europa. Nessun allarmismo, nessun commento isterico, nessuna allusione al fatto che “se ci fosse stato Galliani oggi saremmo terzi” o amenità del genere. Rispetto ad altri siti grandi e meno grandi già questo mi basta per apprezzare l’articolo. Ecco a cosa mi ha ridotto l’accozzaglia di soloni che sverna nell’area stampa rossonera dopo mesi di grida di allarme su qualunque cosa sia rossonera. Beninteso, dopo avere ostinatamente taciuto del disastro degli anni precedenti. Chi avesse voglia di leggere l’articolo lo può trovare qui: http://www.pianetamilan.it/focus/quanti-punti-ci-vogliono-per-il-4-6-posto-milan-la-tabella-per-un-piazzamento-in-europa/

Analisi 1, l’Europa di scorta – Proviamo a sviluppare l’analisi fatta dai ragazzi della Redazione di Pianeta Milan. Se guardiamo la classifica il freddo dato algebrico è impietoso. I rossoneri, attualmente undicesimi, hanno raccolto in un girone la miseria di 25 punti, poco più di 1,3 punti a partita. Davanti a noi ci sono altre dieci squadre: cinque sono “raggiungibili” perché racchiuse nel raggio di cinque punti (Torino 25, Atalanta, Udinese e Fiorentina a 27 ed infine la Sampdoria a 30) dando per scontato che la Sampdoria perda il recupero con la Roma. Con queste dobbiamo lottare punto a punto vincendo tutti gli scontri diretti del girone di ritorno che però sono tre in trasferta (Torino, Atalanta e Udinese) e due in casa (Sampdoria e Fiorentina) sperando che la Sampdoria faccia almeno un altro scivolone. Risultato: sesto posto e doppio preliminare di Europa League. Non esattamente quello che avevamo immaginato ad inizio stagione ma pur sempre un traguardo. Il problema sta nel fatto che sarebbe un risultato ottenuto spendendo una valanga di denaro sul mercato. Attualmente ogni punto della compagine rossonera è costato circa dieci milioni di euro. Troppo.

Analisi 2, la Champions League – Le altre cinque squadre sono virtualmente irraggiungibili. Sette punti dopo la Sampdoria c’è la purtroppo consolidata realtà della Lazio di Simone Inzaghi. Un giocattolo relativamente poco costoso (sesto monte ingaggi della serie A secondo il sito ultimouomo.com che ringraziamo) ma ad alto rendimento da diverso tempo che produce un gioco divertente ed efficace. Sperare che la squadra di Inzaghino abbia un crollo da dodici punti è altamente improbabile. In lotta per l’ultimo posto di Champions League con gli azzurri della Capitale ci sono i cugini della Roma; se abbiamo ipotizzato la Samp sconfitta nel recupero dobbiamo dare per scontato che i giallorossi abbiano tre unti in più portando il differenziale a 17 punti. Ipotizzare che la squadra di Di Francesco, pur con tutti i suoi limiti di produzione offensiva perda sei partite da qui a fine stagione è pura fantascienza. Con il recupero vittorioso i capitolini scavalcherebbero l’Inter che si trova attualmente 16 punti davanti a noi. Qui le possibilità aumentano perché il tabellino di marcia della beneodiata nelle ultime partite è agghiacciante ma rimane il dato di fondo: per andare in Champions League devono fare meno punti di noi almeno sette squadre e devono farne almeno 17 in meno. Detto che un girone “di menta” può capitare a tutti, noi dobbiamo farne uno semi perfetto e sperare che due squadre crollino. Auguri.

La polvere in casa – Prima di sperare che gli altri si suicidino è cosa buona, giusta e molto milanista guardare in casa nostra senza buttare la polvere sotto il tappeto ma cercando, al contrario, da fare più lavori di miglioramento possibile. Iniziamo ad ipotizzare che dal mercato di gennaio non potranno arrivare chissà quali buone notizie se non qualche puntello grazie agli incassi ricevuti da qualche cessione oculata. Mirabelli ci ha già dimostrato in estate di saperci fare come venditore portando fuori la spazzatura ed incassando trentadue milioni (il dato è ricavato da transfermarkt ma mancano alcuni obblighi di riscatto) dove altri incassavano zero e, anzi, pagavano gli stipendi dei prestiti; ma un conto è saperci fare, altra cosa è fare i miracoli. Difficilmente dismettendo Antonelli, Gustavito Gomez, Paletta, Abate e Montolivo (ecchicelihaportati tutti sti fenomeni!) ti danno i cento milioni necessari per una punta da trenta gol a stagione. Quindi Gattuso dovrà fare le nozze con i “fichi secchi” che ha in casa. Che, a ben guardare, così secchi non sono. I mezzi ci sono, l’atteggiamento del Mister c’è, i primi timidi miglioramenti si sono visti. Vediamo ora di che pasta sono fatti i giocatori, lo staff tecnico e la dirigenza perché il margine di errore è strettissimo.

Analisi 3, l’esame più difficile – Ho visto dei ragazzi preparatissimi in matematica tremare davanti a questo esame. Torniamo all’articolo di Pianeta Milan perché al suo interno si fa un’attenta analisi delle quote Champions ed Europa League degli anni scorsi. Non vi rovino la sorpresa ma il succo del discorso è che, pur cambiano l’approccio e passando da quello “uno contro uno” fatto dal sottoscritto a quello “uno contro tutti”, il risultato è sempre quello: la Champions è, nella migliore delle ipotesi, difficilissima mentre l’Europa League è più accessibile a condizione che i Gattuso boys facciano bene. Quindi? Che cosa facciamo? Una vasta corrente di pensiero dei tifosi che quotidianamente scrivono a Radio Rossonera o su milannight sostiene che si debba “usare” il campionato per preparare l’Europa League la quale, dato fondamentale, da diritto ad un posto in Champions come ben sa il Manchester United del piangina di Setubal. Correttamente i ragazzi della redazione di Pianeta Milan sottolineano anche questa circostanza ed aggiungono il carico della Coppa Italia che, è bene ricordarlo, da un posto diretto in Europa League. Anche qui il ragionamento fila perché siamo già in semifinale e teoricamente basta vincere tre partite per alzare un trofeo, aggiudicarsi il diritto di giocarsene un secondo (la Supercoppa Italiana) e prenotare un posto in una coppa europea. Io sono assolutamente contrario e spiego il perché.

Zero – Non ne faccio una colpa a nessuno, anzi. L’analisi di Pianeta Milan è preziosa e meritoria così come lo è l’opinione di chi da più peso alle coppe che non al campionato. Io ne faccio una questione di approccio. Noi tendiamo a dimenticarcelo ma questo è, e soprattutto deve essere, un anno zero. Non i tanti anni zero fasulli che ci ha spacciato la dirigenza del Giannino per la quale “zero” era solo la fatica che dovevano fare loro a costruire squadre mediocri e pompate da una stampa collusa e la fatica che dovevano fare i giocatori per ottenere i risultati che hanno ottenuto negli ultimi dieci anni: zero o giù di lì visto che gli unici due risultati li ha ottenuti il fenomeno di Malmoe. No, qui parliamo di un anno seriamente “zero” sotto ogni punto di vista compreso quello della mentalità perché sarà fondamentale, a mio avviso, iniziare a comprendere che non si lascia nulla per strada, che non è roba da milanisti risparmiarsi in una competizione. Non fosse altro perché, come recitava uno striscione della Fossa dei Leoni qualche anno fa in replica a Galliani che diceva che la Coppa Italia non interessava a Milan, noi i biglietti per la Coppa Italia li paghiamo lo stesso.

Mentalità – Qui si tratta di ricostruire una mentalità che si è persa nella notte del tempo milanista. Sorprende che i Gallianers ed i Berluscones di oggi dimentichino che proprio i diktat iniziali del trentennio erano vincere e stupire il mondo. Comandamenti che così bene si sposavano con il “non arrendersi mai” ed il “provarci sempre” della tradizione casciavit. L’impero del Diavolo è stato costruito su questa mentalità, sulla fame insaziabile del nuovo corso appoggiata sulla dura resistenza del popolo rossonero. Andiamo a recuperare quella testa e quel cuore, giochiamo ogni partita come se fosse l’ultima, tifiamo ogni partita come se fosse la finale di Manchester. Cominciamo noi per primi stando vicini alla squadra.

Forza Milan,
Pier

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La prima volta che sono entrato a San Siro il Milan vinceva il suo decimo scudetto. Ai miei occhi di bambino con la mano nella mano di suo nonno quello era il paradiso. Migliaia di persone in delirio, i colori accesi di una maglia meravigliosa e di un campo verde come gli smeraldi. I miei occhi sulla curva e quello striscione "Fossa dei leoni" che diceva al mondo come noi eravamo diversi dagli altri, leoni in un mondo di pecore. Da allora ogni volta, fosse allo stadio, con la radiolina incollata all'orecchio o davanti alla televisione la magia è stata sempre la stessa.