Non c’è che dire, splendido momento per iniziare la mia nuova “carriera” come redattore: da un lato sono orgoglioso e felice di dare il mio piccolo contributo a questo blog che ai miei occhi rappresenta l’ultima frontiera di vero milanismo, dall’altro sono ancora scosso dai cinque schiaffi rimediati in quel di Bergamo.
La mia mente malata di Milan rimugina ancora sulla fresca istantanea del nostro stopper che arranca in stato confusionale, invocando l’uscita vagamente fuori tempo del nostro portierone da 6 testoni l’anno + bonus fratello, con l’incredulo Muriel che ringrazia e appoggia comodamente il 5-0.
In cuor mio, so che la nostra attuale classifica rispecchia fedelmente il valore della squadra, ma perdere la dignità in questo modo è sempre un brutto colpo.
Mi chiedo: la banda di scappati di casa che oggi ci rappresenta sa cos’è la dignità? Hanno idea di cosa prova un tifoso rossonero nell’assistere a spettacoli del genere? Io dico di no. E dico anche che, a giudicare dai gioiosi profili social dei nostri eroi, nessuno ha neanche provato a spiegarglielo, o magari a dargli i calci nel deretano che meriterebbero.
Non il nostro presidente, storico tifoso del Vicenza e super manager interplanetario dott. ing. di gran croc, ormai incatenato al gate 3 di San Siro in attesa di abbattimento e avvio lavori della nuova Dubai a scala ridotta che farà impennare il fatturato del 564897%.
Non il nostro amministratore delegato, impegnatissimo con l’insegnante di italiano ad imparare a dire “ciao a tutti sono orgoglioso di guidare questa grande società piena di storia”; i soliti ben informati riferiscono che siamo arrivati alla parola “grande”, se tutto va bene per fine stagione completerà la frase e potrà finalmente cominciare a trattare con il Pastificio Mosciarelli e rimpiazzare Emirates come main sponsor.
Non il nostro direttore sviluppo strategico area sport, che per quasi un decennio si è tenuto intelligentemente alla larga dal mondo gianninesco, per poi rientrare in pompa magna convinto dall’amico Leo e dal “progetto” (?).
Non il nostro chief football officer, altra figura inventata di sana pianta per poter piazzare in società un altro indimenticato campione a garanzia del sopracitato “progetto”.
Non il nostro direttore sportivo, che non so chi sia né cosa faccia.
Non il nostro allenatore, il meno colpevole di tutti, ma probabilmente non in grado di fornire un vero valore aggiunto.
Ci sarebbero i “senatori” Romagnoli, Suso, Bonaventura &Co, condottieri di mille battaglie (tutte perse) e inadeguati persino come gregari.
Rimaniamo noi tifosi, vediamo se e cosa ha preparato la curva per lunedì, qualsiasi cosa meno di Milan-Parma 1998 sarebbe un brodino inutile.
Come se non bastassero i tormenti del campo, ci tocca come al solito sopportare la fastidiosa fanfara sull’ennesimo ritorno dell’ennesimo ex campione che ci libererà da tutti i mali, questa volta quell’Ibra che fu svenduto per una bottiglia di vino nel 2012 dopo una stagione da 30 gol da quel condor che adesso ne esalta il ritorno a casa per appendere al muro chi non si impegna.
D’altronde, come confessato dall’esperto di editoria sportiva nel giusti toni (l’ho sentito con le mie orecchie ormai più di un mese fa), l’arrivo di Ibra non serve tanto dal punta di vista sportivo per raggiungere un qualche obiettivo, la stagione è ormai compromessa, ma almeno arriva Ibra e il senso della stagione è proprio quello: è arrivato Ibra.
Se non avete capito non preoccupatevi, non ho capito neanche io, ma l’ha detto, vi posso assicurare che l’ha detto.
Il resto del mercato a questo punto ha importanza relativa: se dovessi scommettere un euro, non ci saranno le cessioni ventilate da anni (Suso, Kessie, Chalanoglu) e neanche quelle di cui si parla in queste ore (Piatek, Paquetà); non verranno acquistati i due centrocampisti di spessore che servirebbero, e in generale non ci saranno acquisti in grado di farci svoltare, nel frattempo Kulusevski va alla rubentus……
Non mi rimane che riguardare le immagini di Estudiantes-Milan per tirarmi un po’ su, per ricordarmi che c’è stata un’epoca in cui un gruppo di uomini con palle cubiche andavano a rischiare la vita per mettere una coppa in bacheca, in attesa di vedere cosa ci regaleranno questi debosciati per l’Epifania.
Tuco
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