INTRODUZIONE: il momento è importante, da una parte esiste un nuovo calcio italiano che tenta di risorgere, dall’altra c’è la Juve che con il calcio italiano non ha nulla a che fare. La baraonda invereconda di ieri ha tolto la maschera ad una squadra priva di valori sportivi, cresciuta in un liquido amniotico vergognoso. Ancora una volta l’Europa ha sentenziato che non sono niente e noi del Night abbiamo voluto certificare questo con un post “multiplo”, scritto da tutti noi insieme con le considerazioni individuali. Spero che vi piaccia e fatelo girare il più possibile. Adesso rilassatevi e godetevi lo spettacolo. Buona lettura.
Per descrivere la considerazione che quella squadra ha fra gli appassionati di calcio di tutta Italia (e non solo) basterebbe pensare che quando dalle curve si vuole colpire basso i tifosi avversari, a qualsiasi colori appartengano, quando si pensa che la propria squadra abbia subito un torto arbitrale il coro più inflazionato è “siete come la Juve”. Si sono trincerati per lustri dietro un presunto “stile” altezzoso e pseudo aristocratico che faceva pendant con i foulard di seta e ai polsini di Gioanin Lamiera, quasi come se vincere (in Italia, ovviamente) e assicurarsi i migliori talenti del mercato fosse un fatto naturale, un diritto dinastico. Da Donadoni in poi qualcosa cambiò e diede molto fastidio. Ma la sostanza, fatta di “sviste” più o meno evidenti, è rimase la stessa. Nemmeno la caduta in serie B cambiò la salsa. Come ha scritto qualcuno nella tarda serata di ieri con il Real gli juventini hanno subito un contrappasso che nemmeno il più ispirato Dante Alighieri avrebbe potuto inventare. Hanno provato sulla loro pelle quello che qualunque tifoso di calcio in Italia, dal Parma degli anni ‘90, alla Roma di Spalletti, all’Inter di Simoni, al Milan di metà anni 2000 al Napoli di Sarri ha provato. E adesso, forse, sanno cosa significa. Su Buffon – simpatico o antipatico che possa risultare – non credo sia corretta l’indignazione per le sue parole. Così come avevo apprezzato, anche se ne ero “vittima”, la sua candida ammissione dopo il famigerato gol di Muntari. Ha sicuramente svaccato, ma si è dimostrato almeno uno che dice quello che pensa – anche se è un pensiero fuori luogo – in un calcio fatto di frasi fatte, formulette retoriche e piccole ipocrisie. Nel calcio dove “i ragazzi sono stati bravi tutti”, dove tutti “da bambino sognavo questa maglia”, dove “in questa città ho trovato un clima incredibile”, Buffon ha detto quello che, probabilmente, tanti suoi compagni, più felpati, pensavano. Resta il fatto che la Coppa, quella con la C maiuscola, quella che Sheva gli negò in una notte a Manchester, non la vedrà mai, se non nel nostro museo. E questi son i fatti che contano, molto più delle parole più o meno fuori luogo.
Marco Traverso
Ipocrisia. E’ una delle cose che odio di più nella vita, figuriamoci nello sport. Ieri nonché oggi, tutti scandalizzati da quello che è accaduto. Tutti a urlare allo scandalo, al furto dopo tutto quello che è accaduto negli anni passati in Italia. Tutti ad additare l’arbitro come un debole, perché ha assegnato quel rigore (sacrosanto, ndr). Ipocriti, a parte invertite, si parlerebbe di arbitro coraggioso. Avrebbero impacchettato e messo in tasca quel rigore con gaudio giubilo. Diciamoci la verità, avremmo esultato anche noi, avrebbe esultato chiunque per un rigore al 93° che ti avrebbe fatto passare il turno, e nessuno avrebbe gridato allo scandalo. Termino con una pensiero. Vado costantemente a teatro, e di bravi attori ne ho visti, ma lo spettacolo a cui si è assistito ieri sera sul canale principale di Mediaset è stata una cosa vergognosa. Accondiscendere e incoraggiare il pianto populista del capo supremo gobbo, lo sproloquio delirante di un giocatore in totale confusione mentale è una vergogna per tutta la categoria dei giornalisti. Tralascio di commentare l’indecenza di paragonare un rigore ad uno stupro, perché si commenta da solo.
Lak
Se tu prendi un pallone che è entrato in porta di un metro e continui a giocare, aggiungendo che se l’arbitro te lo avesse chiesto lo avresti negato, vuol dire che al posto del cuore hai un bidone della spazzatura. Se prendi una decisione così, significa che non sai nulla delle squadre e della sportività. Se la lasci la Seredova, non capisci un cazzo. Se mezza Italia è contenta per l’accesso della Roma alle Semifinali di Champions e invece a te e ai tuoi compari vi sta perculando, fatti delle domande. Noi siamo miserabili ai tuoi occhi ma l’unico ad avere sempre aggirato le regole, ed averla fatta franca, sei tu. La tua storia lo dice, hai vinto a livello internazionale solo a Parma. Per poi passare a quelli che definivi “asini”. Finisci la carriera europea come meriti, con disonore. Ma nessun problema, ora si torna in Italia. Qui certe cose non succedono. Stai pure tranquillo che in Federazione un personaggio come te trova sempre posto. Scommettiamo?
Con affetto
Johnson
Cos’è lo stile Juve? Bella domanda riguardante un qualcosa che ogni Milanista (Condor escluso) schifa in ogni suo atomo. Lo stile Juve sta in queste parole: Il risultato è l’unica cosa che conta quando si vince, ed è l’ultima cosa che conta quando si perde. È la squadra che è stato dimostrato abbia comprato arbitri, ma per la quale esisteva (ed esiste) solo la sudditanza psicologica. La stessa sudditanza che esiste nei media e nei giornalai italioti, che ha permesso e permette ancora oggi di negare l’evidenza. A quanto pare però, tutto svanisce una volta superati i confini, con i risultati che tutti sappiamo. Cos’è lo stile Buffon? Beh lo stile Buffon è quello del suo degno capitano. Lo stile di uno, che dopo aver visto negare al suo avversario un gol dentro di un metro, dice di non aver visto nulla e che, se anche avesse visto, non direbbe nulla all’arbitro. Lo stile di uno che, nonostante questo, è stato capitano della nazionale e che è considerato dalla stampa un grandissimo uomo di sport con una carriera incredibile. Fino al punto di fare diventare una festa nazionale i suoi quarant’anni. Chissà perché ad esempio per Rino (suo coetaneo) con un palmares anche superiore, non è stato utilizzato lo stesso trattamento. Sarà forse per lo stile Juve? Come sono cattivo mi sento di avere al posto del cuore un bidone della spazzatura.
Axl
Seduto nel piccolo trono a fianco del padre il giovin signore si crede onnipotente mentre i cortigiani si sperticano in lodi per accaparrarsi il suo favore. Ordina ai servi pretendendo l’impossibile. Lo fa volutamente per punirli con sadismo sentendosi a posto con la coscienza. Nei suoi possedimenti ha il potere assoluto con diritto di vita e di morte sui braccianti della contea. Abusa delle loro donne come gli pare. A volte per desiderio, altre solo per affermare il suo potere non esitando a giustiziare al solo piccolo segno di insofferenza . Tutto ciò che lo circonda è suo per diritto divino in quanto figlio di nobile schiatta. Ma un giorno … Del tutto inaspettato arriva il re in visita. La scorta imponente, le guardie reali, l’esercito, i vessilli e tutto il codazzo. Nel castello del nobile scoppia il panico perché il Re che arriva non atteso potrebbe essere foriero di guai grossi ed il vecchio genitore ha fiutato il pericolo. Durante la cena di gala il Re ed il Conte parlottano. Il Re ridanciano, il Conte preoccupato. L’anziano Chiama il figlio e lo istruisce. Il Re, è risaputo, ha gusti un po particolari. Si è invaghito del giovane cavaliere e lo pretende nel suo letto per la notte. Il giovane dovrà accettare conscio che altrimenti perderanno titolo e possedimenti passando in un secondo da ricchi potenti e viziati a mendicanti. Ha trovato un potere più assoluto del suo. Andrà come deve andare ed il giovane si troverà il mattino dopo con le natiche doloranti colmo di odio per il sovrano ma umiliato e deriso. Nulla potrà fare per cancellare lo sguardo di condiscendenza ed il sorriso beffardo dei pari che in segreto l’hanno ribattezzato “il Conte Sfondato”. Potrà vincere battaglie, perpetrare il suo potere, vivere nel lusso e nell’opulenza ma l’onta non sarà mai cancellata e sarà per sempre “il Conte Sfondato”. Attenti cari miei, per quanto ricchi e potenti voi siate troverete sempre qualcuno più ricco e più potente di Voi. Brucerà e farà male. Perché chi perpetra l’ingiustizia non si deve lamentare quando la subisce e, forse, faceva meglio a pensarci prima e non tirare troppo la corda per non pagarne le conseguenze. A noi, che siamo i pari del Re rimane il sorriso beffardo e la certezza che questa volta giustizia è stata fatta …
Axel
Deliri di onnipotenza, deliri di chi può permettersi tutto. Urlano, sbraitano come se avessero subito un gol in fuorigioco di 3 metri, come se gli avessero annullato un gol regolarissimo per un fallo inesistente e invece così non è, quello è accaduto al manchester city. Parlano di stile juve, poi esibiscono due scudetti revocati da chi organizza il campionato e nessuno dice niente, il loro capitano afferma le peggio cose sull’arbitro e a momenti partono le ovazioni a reti unificate e su tutti i mass media perché bisogna avere la sensibilità a comando (quando interessa a loro), perché non si può rovinare un sogno in bianco e nero, se è a colori invece chi se ne frega. Roba da vergognarsi.
Se poi Benatia arriva come un treno merci su Vazquez è un dettaglio, se poi col VAR il gol di Isco sarebbe stato da considerarsi buono anche, per alcuni bisogna tralasciare queste cose perché il mondo è un bidone di immondizia dove buttare quello che non torna utile tenendosi il resto, sempre a loro guadagno ovviamente. C’è chi lo chiama stile e mangia le patatine.
Seal
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Juve merda
Lupin
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26 maggio 1983, prima ora di greco al liceo classico. Entra la belva assatanata, una donna che pensa in latino e greco, che ha allucinazioni e parla con Lucrezio e Seneca, che raggiunge più volte l’orgasmo mentre spiega il “de re pubblica” di Cicerone, ma anche quando segna Platinì. In classe la odiano, ma sono tutti come lei, juventini fino al midollo e io l’unico milanista e per giunta in B. Entra più feroce del solito, la sera prima la Juve aveva perso, come sua abitudine, la finale contro l’Amburgo; comincia l’appello, io sono il quinto…, al pronunciare del mio nome mi alzo e faccio vedere la bandiera del Milan e senza dire “presente”…dico solo “Forza Milan!” Non dice nulla, finisce l’appello e chiaramente mi interroga! Argomento…la tragedia greca e il Deus ex Machina”. Ci penso e comincio: “La vera tragedia greca è quella andata in onda ieri sera ad Atene…risolta dal Deus Ex Magath!” E lo scrivo alla lavagna. Aggiungo: “non ho altro da dire!” Mi prendo un bel 2 che rovina la mia media dell’otto ma la soddisfazione è enorme. La classe juventina applaude, ma io me ne sbatto, nonostante l’immediata convocazione di mio padre. Due anni dopo, il 6 novembre 1985 vedo il Verona di Bagnoli che viene indegnamente borseggiato, con sfuriata del tecnico negli spogliatoi che dice ai Carabinieri che se cercano i ladri li possono trovare nello spogliatoio juventino. Agnelli sentenzia che protestare è cosa da “pvvvvvovinciali”!Questi due accadimenti mi hanno trasformato in un anti juventino a prescindere, con tanto di fratello accanito tifoso granata. Loro sono questo, da anni imperversano in Italia, ma in Europa fanno cagare, fanno ridere, fanno schifo, sono un caso ridicolo. Io voglio che continuino a vincere in Italia perchè gli serve per fare pena in Europa. Ieri sera poi, il grande uomo (mah) che hanno in porta ha fatto capire la cultura in cui è cresciuto, la cultura di chi deve vincere per forza. All’andata siamo passati dall’unica cosa che conta è vincere al tutto merito di Ronaldo che è un alieno. Oggi piangono per torti arbitrali subiti a Torino; ma non era tutto merito di Ronaldo? Adoro vederli perdere in Europa, mi da sempre grande godimento, perchè l’Europa è roba nostra. Adesso mi godo il loro starnazzare, mi godo un giornalista Mediaset portato via dallo stadio, mi godo un intero mondo che li sberleffa…e tutto questo dopo i comuni peana alla Roma che ci ha unito nel plauso. Loro sono questo e se avessimo una federazione vera, gli faremmo scendere quei due scudetti che espongono nel loro stadio e li squalificheremmo per qualche stagione. E chi se ne frega se hanno più tifosi di tutti, spesso sento gente dire: “Il calcio? Lo seguo poco, ma tifo Juve”. Questo è il loro humus. E speriamo che mettano la VAR anche in Europa, così un rigore solare come quello di ieri sera veniva sanzionato lo stesso, con buona pace del martire della porta, un uomo avvezzo alla raccolta differenziata…di figure di merda. Dimenticavo…non sono nemmeno pvvvvvvovinciali, ma ignoranti e basta.
Gianclint
“Se tutta Italia ha gioito per l’impresa della Roma e goduto per la sconfitta della juventus ci sarà un motivo. La juventus non sta antipatica perc hé vince, ma come vince. Con episodi che nell’arco della stagione si pareggiavano solo nelle loro statistiche, negli slogan “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”, negli arbitri “alibi delle provinciali”. Un rigore al terzo minuto di recupero è sacrosanto per piegare il Benevento ma un “crimine contro l’umanità” o addirittura “uno stupro” se subito contro il Real (squadra che nell’arco di 180 minuti ha fatto 4 goal e preso 3 traverse). Un campionato stile Scansopoli e un stampa sempre prona – dal paragone Messi-Dybala allo sconcertiano “Ronaldo nella juve farebbe panchina” – sono il vero handicap di una squadra non allenata a subire, alla critica, e quindi a perdere. Zidane lasciò il calcio che conta da espulso per una testata, Buffon anche lui espulso in campo prima (davanti a Zidane, come a chiudere un cerchio) e con dichiarazioni che si commentano da sole poi. D’altronde il portiere non si discute, ma l’uomo ha sempre dato prova di essere quello che è. In perfetto stile juve. Farlocco”
Andrea
Nemmeno il più abile degli sceneggiatori avrebbe potuto scrivere un copione perfetto come quello di ieri sera, i bianconeri hanno vissuto la loro personale Istanbul al contrario, diluita in 180 minuti anziché concentrata in sei: da 0-3 a 3-3, con l’impresa sfiorata, accarezzata e poi vaporizzata da un rigore a tempo scaduto.
Mi sono sempre chiesto da dove nasca la mia anti-juventinità, probabilmente è un qualcosa di genetico trasmessomi dalla buonanima di mio papà, tifoso del grande Toro da ragazzino e devoto del divino Gianni Rivera in età adulta…non so spiegarvi perché, sta di fatto che da quando ho memoria di me stesso tifo Milan e odio la Rubentus, un binomio praticamente inscindibile.
Sarà che crescendo sono stato sfortunato, ma i tifosi gobbi che ho conosciuto in vita mia sono tutti facilmente riconoscibili, si dividono fondamentalmente in due grandi categorie.
Alla prima appartengono una foltissima schiera di persone che sanno a malapena che la palla è rotonda, ma si professano bianconeri perché tenere per la squadra che vince è cool, fa tendenza: sono i tifosi che seguono per lo più le partite della Nazionale ai Mondiali e che scompaiono dai radar nei rari periodi in cui l’egemonia bianconera viene meno.
Alla seconda categoria appartengono invece i faziosi irriducibili ed arroganti, quelli capaci di negare ogni evidenza e che argomentano le loro tesi citando a supporto il Tuttosport, noto riferimento super-partes: per loro gli errori arbitrali “a fine stagione si compensano”, il colpo di testa di Muntari “forse era dentro, ma prima era stato annullato un gol di Matri regolare”, e in ultima analisi accusare sempre la Juventus per i torti subiti è “tipico dei perdenti”, in altre parole continuate a subire e zitti.
Ecco, vederli ripagati ieri sera con la loro stessa moneta è una soddisfazione indescrivibile, per la quale sarei stato disposto a pagare di tasca e che invece la Divina Provvidenza mi ha concesso gratis…vedere il loro presidente ovino schiumare di rabbia invocando la Var o il loro ottuagenario portiere perdere completamente le staffe davanti alle telecamere non ha prezzo, una recita patetica che resterà nella memoria collettiva.
Vi lascio con i versi di un caro amico genovese, e perdonate il francesismo finale:
“Quante volte, caro gobbo juventino, hai vinto all’ultimo minuto grazie all’aiutino? Ora che finalmente anche tu l’hai preso nello stoppino, abbi almeno la decenza di non rompere il belino”
Max
“Vincere è l’unica cosa che conta”. Questo è il motto della Vecchia Signora, orgogliosamente ripetuto dai suoi tifosi, ripetutamente ostentato dalla società. E in effetti, contro il Real Madrid, hanno vinto. Certo, il buon Boniperti – sarebbe sua l’iconica frase – avrebbe fatto bene a specificare che di tanto in tanto, curiosamente, vincere in realtà non basta. Da qui parto per parlare della partita contro il Real Madrid, per quanto in qualche modo io stesso invidi vedere i bianconeri giocare in palcoscenici che ahinoi non ci competono da tanto, troppo tempo. Se è vero che l’invidia sportiva per una squadra comunque innegabilmente forte c’è, mai, nemmeno nei miei più reconditi incubi, vorrei essere al posto loro. Nel senso che mai scambierei noi, il Milan, i milanisti, il nostro modo di essere e tifare, con il loro. Gigi Buffon, capitano e idolo delle folle calabro-sabaude, impersona alla perfezione quel modo di essere che, personalmente, disprezzo. Il modo di essere di chi comunque ce la deve fare, di riffa o di raffa. Di chi deve raggiungere un risultato, no matter what it takes. A volte, ed è questo concetto che gli juventini ignorano, il come si raggiunge un risultato è importante. Allo stesso modo il come si accetta un verdetto. Lungi da me nascondere che a volte, anche noi milanisti, abbiamo sbracato, dicendo e facendo cose di cui tutti ci siamo pentiti a mente fredda. Il pentimento, tuttavia, in noi esiste. È un sentimento che è presente, con cui facciamo i conti. Non in loro. Non nel loro modo di approcciarsi al gioco e alla vita. Perché vincere, per i bianconeri, è l’unica cosa che conta. A costo di evitare di parlare con quel “grillo parlante” con cui si suol fare i conti, a costo di pretendere favoritismi, a costo di ignorare le regole, aggirarle, cambiarle. In questo noi siamo orgogliosamente diversi. Sempre e comunque.
Fabio
Se dovessi aggiungere qualcosa scriverei da qui fino a Giugno inoltrato. Pienamente soddisfatto di quanto è stato scritto sopra.
Grazie al cielo al mattino mi alzo e sono milanista !
Pier (Raoul Duke si accoda)
Il calcio è uno spettacolo avvincente che ha molte variabili, e spesso gli episodi pesano enormemente su una partita, o una stagione, o un ciclo. Non parlerei di sliding doors piuttosto di una delle caratteristiche più peculiari del gioco. Alle volte non basta imbroccare una gara di grande livello, giocata a testa altissima, e sfruttare appunto quasi tutti gli episodi concentrando nell’arco di 90 minuti il meglio della stagione; ne basta uno e si è fuori. Succede a tutte le squadre di calcio, nei modi più disparati, di incappare in una sconfitta nel momento più inatteso ed anche meno voluto. I sogni della stragrande maggioranza dei tifosi si infrangono ad un certo punto dell’anno, non è una tragedia. Anzi, Milan Night nasce proprio da un sogno infranto, se vogliamo; per non dire che da Atene nasce da Istanbul, eccetera. Non si tratta di accettare la sconfitte ma di comprendere la natura del gioco, e di essere abituati ad essa: questa Juventus non è consapevole né abituata talmente avvezza alla bambagia, alle vittorie già scritte, al dominio, ai complimenti infiniti.
A caldo reagiamo tutti più o meno allo stesso modo di fronte a sconfitte brucianti, poi intervengono la ragione, lo stile, l’abitudine, i valori. Buffon e più ancora il suo presidente hanno mostrato il vero volto del gobbismo: snobbismo, cattiveria, delirio di onnipotenza; caratteristiche accentuate da sette anni da padroni assoluti per meriti propri, demeriti delle altre ed anche molti episodi; vale la pena ricordarlo. Tutto è dovuto per questi signori, protagonisti di una delle pagine pubbliche più vergognose del calcio italiano; quel “l’arbitro non ha capito” è l’allucinante riassunto del bis-pensiero juventino: non c’è fallo o non fallo, c’è il capire la juve oppure no. E sti cazzi! Sin dal post partita è risultata chiara la volontà di coinvolgere nel delirio l’Italia tutta, tirando in ballo il Milan con l’episodio di Wellbeck (lasciateci fuori, non ce ne frega nulla dei piagnistei) e facendosi portavoce del VAR dopo averci pisciato sopra nei primi 3 mesi di utilizzo in Italia (non ufficialmente, ovviamente, ma dalle colonne di Tuttosport).
I media italiani si sono piegati al diktat, ovviamente. Tocca ai tifosi dire: col cazzo.
La juventus ha pagato un episodio, cosa che in Italia non avviene mai ma questo non vuol dire che non possa far parte del gioco: è il gioco. Buffon deve stare zitto essendo in primo piano e protagonista dell’episodio arbitrale più grave e incontestabile della storia del calcio italiano, oltre che capitano di una squadra che esibisce due Scudetti revocati per combine arbitrali e unica al mondo condannata (e prescritta) per frode sportiva (abuso di farmaci). La distorsione della realtà è un segnale gravissimo cui bisogna rispondere compatti.
Detto pure che il rigore su Vasquez pare solare, anche se probabilmente accentuato, molto più dei tanti rigorelli raccattati dalla juve in giro per l’Italia a partire da quello di Benevento senza andare troppo lontani. Solo un cieco può negare così l’evidenza; ed è Nedved.
Larry
Una Juventus tosta, cazzuta, col petto in fuori quella del Santiago Bernabeu, questo va detto, mancherebbe altro.
Non ci abbassiamo ai commenti dei miei “non” colleghi qui sopra, alcuni accecati dall’odio calcistico, altri condizionati da caffé corretti dal Fernet o dai prosecchi lisci.
Ero convinto che i nostri trionfi degli ultimi trent’anni avessero insegnato qualcosa in senso di lealtà e sportività, vado controcorrente rispetto al gregge di redattori e mi schiero CON la Juve e CON Gianluigi Buffon da Carrara.
Si è battuto il petto, non stava difendendo la Juventus di Torino ma stava difendendo
il calcio ITALIANO.
Perché sconfitta di e per il calcio italiano, quella del Santiago Bernabeu in Avenida Concha Espina 1 a Madrid, mi pare certo, chiaro, netto ed appurato.
Lo è per chi, come noi, ha a cuore il calcio italiano, per chi come noi ci ha messo la faccia. Sempre.
Un Piano Marshall che abbiamo invocato anni fa e non ci pentiamo affatto, anzi se il calcio italiano negli ultimi anni era presente nelle finali di Coppa Dei Campioni, come ancora oggi il Presidente Silvio Berlusconi ama definirla, un po’ di merito lo abbiamo anche noi.
Chiudo con la frase dell’Amministratore Delegato alla parte sportiva più vincente al mondo, Adriano Galliani che qualche anno fa si espresse così:” Tifo per la Juve 36 volte su 38”.
A Madrid non ha perso la Juventus, ha perso il calcio italiano.
Pensate, riflettete, imparate!
Gauro Puma
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