Coraggio e rivoluzione

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Domenica ritorna il campionato con la prima delle tre sfide che ci vedrà opposti al Napoli: da una parte una squadra che ha saputo rivoluzionarsi, dall’altra una squadra che ha deciso di non voler mutare nulla. Potrei sembrare duro nei toni, ma tendo a fidarmi dei fatti più che delle apparenze.
Chiariamoci, le rivoluzioni possono anche fallire ma portano con sé il coraggio delle scelte, lo status quo difficilmente porta a qualcosa quando le condizioni al contorno mutano e cari milanisti sono mutate eccome. Qualcuno potrebbe obiettare che per il Napoli fosse un passaggio obbligato mentre per noi un salto nel vuoto e per questo vi dico subito che non la penso così. Tanto per dare qualche numero il Napoli è arrivato terzo a soli 7 punti da noi con lo stesso numero di gol subìti e 5 gol in più realizzati. Per farla breve i nostri numeri non permettevano affatto di crogiolarsi, necessitavano di un generoso upgrade perché è nei periodi positivi che si costruiscono i successi futuri ma è mancato del coraggio da parte della società/dirigenza. Sì, avevano percepito il problema con gli arrivi dei vari Origi, De Ketelaere, Adli, Vranckx e Thiaw ma questi giocatori rappresentavano tanta freschezza più che sicurezza: vorrei ma non posso direbbe qualcuno.
Ma questa freschezza era davvero desiderata? Sembrerebbe di no. Prendendo i nomi di prima (escludo Thiaw non sapendo chi lo abbia voluto) possiamo dire che Origi è farina del sacco di Massara, De Ketelaere di Maldini, Adli e Vranckx di Moncada ma danno tutti lo stesso risultato: non giocano.
Mi domando chi comanda al Milan perché un simile esito fa pensare ad una sorta di scollatura tra le varie anime: società a cui poco interessa degli investimenti, dirigenza a cui poco interessa di floppare il rafforzamento della rosa, allenatore libero di fare ciò che vuole. Per carità, la libertà nel lavoro è fondamentale, ma ciò che appare da fuori è il gioco del telefono senza fili: si inizia con una frase e si finisce con una completamente diversa senza che nessuno sappia cosa diamine sia successo nel mezzo.

Al netto di tutto questo, e già sarebbe un disastro, di certo è mancato il coraggio del mister, la volontà di uscire dalla comfort zone non solo dei suoi uomini ma anche delle sue routine. Qualche esempio? Nell’immaginario del “milanista medio” Diaz e Krunic hanno trovato molto più spazio rispetto alla passata stagione, ma è davvero così? No. Nella realtà dei fatti il minutaggio in campionato è sostanzialmente identico se non inferiore. Potremmo dire che Pioli sta giocando con mosse scontate senza mutare il canovaccio dello scorso anno come minutaggio, l’unica eccezione coatta riguarda il minutaggio di Kessié preso ovviamente da adli e vranckx giusto? Certo che no, muterebbe la routine, molto meglio spremere a dovere Tonali e Bennacer.
Sono andato a recuperare i minutaggi di chi ha giocato “a centrocampo” (prendete la definizione con le molle) in queste 27 partite di campionato ed ecco ciò che ne è uscito confrontandolo con lo stesso numero di partite della passata stagione.
Ebbene lo stakanovista Tonali è stato spremuto ancor di più e Bennacer è diventato titolare inamovibile assorbendo tutto il minutaggio possibile e immaginabile di Kessié, il resto possiamo dire che lo ha coperto De Ketelaere ad inizio stagione (5 delle 7 presenze da titolare) per poi essere estromesso dall’undici iniziale a partire da metà ottobre. Pobega non ha fatto altro che ricoprire il ruolo bakayoko: minutaggio fino a gennaio per poi sparire dai radar. Gli altri tre nemmeno a parlarne, dei veri e propri imbucati della rosa, roba da girarsi in panchina e dire “ma questo coi riccioli canta all’intervallo?”.
Per farla breve Pioli non è voluto uscire dalla sua comfort zone della passata stagione anzi, bocciato a metà ottobre l’inserimento di De Ketelaere (acquisto di punta) ha cercato rifugio nei suoi senatori cosa che alla conta dei fatti è costata il crollo verticale della squadra. I nuovi arrivati a centrocampo (de ketelaere, pobega, vranckx, adli) in quattro sommano 14 presenze da titolari sulle 108 disponibili, un dato eclatante che non ammette repliche. Non si è avuto il coraggio di veder sbagliare i nuovi, non si è avuto il coraggio di rivoluzionare qualche gerarchia nella convinzione che tutto fosse ripetibile lasciando in maniera abbastanza incomprensibile un ruolo centrale a Diaz pur essendo in prestito e con l’ultimo gol in campionato segnato oramai oltre 5 mesi fa.
Allora torniamo al punto di partenza: a chi giova tutto ciò? La società guarda allo stadio e degli investimenti fatti sembra non interessarsene, la dirigenza vede bocciare tutto il suo mercato di rafforzamento e fa finta di niente, l’allenatore va per la sua strada senza via d’uscita in mezzo ai boschi come un Rebic qualunque. A cosa stiamo assistendo? Forse a fine anno avremo molte risposte, alcune inaspettate.

Tornando alla stretta attualità l’infortunio di Kalulu costringerà quasi certamente al ritorno della difesa a quattro e a questo punto sarebbe anche ora di passare ad un centrocampo a tre per non vedere schiattare sul campo Tonali e Bennacer, già perché se poi sbagliano dei passaggi del menga non lamentiamoci è già tanto se il mister non li fa correre durante l’intervallo per allietare il pubblico. So già che Pioli se proprio dovesse essere costretto a questo stravolgimento della sua routine darebbe i gradi di terzo centrocampista titolare a Krunic, non mi lamento sarebbe già un passo avanti e potremmo vedere qualche minuto di Vranckx e Adli in campo con Zlatan che non direbbe più a Rebic “ma cuelli ha comprato da Cardinale biglieto per sedere in panchina, non sono davvero giocatori di Milan”. Son soddisfazioni.

Seal

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Ricordo Baresi entrare in scivolata e poi l'ovazione del pubblico, da quel momento ho capito che fare il difensore era la cosa più bella del mondo. Ancora mi esalto quando vedo il mio idolo Alessandro Nesta incenerire Ferrara sulla linea di porta mentre credeva di essere a un passo dalla gloria. Se la parola arte fosse compresa appieno le scivolate del n.13 sarebbero ammirate in loop al MoMA di New York.