“Gli scudetti si vincono con le piccole” questa è una frase che disse anni fa Fabio Capello, un allenatore che di scudetti se ne intende. Ora se dobbiamo analizzare la partita dei ragazzi contro l’Empoli partendo da questa frase allora possiamo catalogare la cosa con il classico buoni i tre punti, che tra l’altro ci consentono di allungare in classifica sugli odiati cugini, e avanti con la prossima.
Però a me questo non è sufficiente perché personalmente mi piace andare oltre il risultato ma provare ad entrare nelle pieghe della partita. Purtroppo tutte le mie paure espresse nel post della settimana scorsa si sono rivelate giustificate. Abbiamo giocato un buon primo tempo condito da ben 12 tiri in porta, giocato sotto ritmo ma con la sensazione che se aumentavamo i giri del nostro motore potevamo far male ai toscani e portare a casa i tre punti agevolmente. Invece no, nel secondo tempo ci siamo spenti e fatti vincere dalle nostre paure.
Io personalmente non credo che siano solo errori o mancanze di gioventù ma un vero e proprio limite del gruppo. In tanti evocano la presenza di Ibra in campo cosa secondo me molto difficile perché la sua autonomia fisica non va oltre i venti minuti, ma spesso noi dimentichiamo che ci manca un giocatore importantissimo su questo aspetto: Simon Kjaer.
A mio avviso il ragazzo danese ci manca come il pane, perché lui sa guidare la squadra sia a livello di personalità che caratterialmente, questa è una assenza pesante che purtroppo si sta facendo sentire, e non parlo solo dell’aspetto mentale ma anche a livello tecnico. Detto questo però ho potuto apprezzare due difensori giovani, forti e di personalità.
La coppia Tomori – Kalulu è la perfetta sintesi della filosofia di Elliott, scovare i giocatori forti prima che possano diventare giocatori affermati, e qui entra l’abilità di un’altra persona importante ma spesso nascosta: Massara. Questa è la prova pratica che il valore tecnico è inversamente proporzionale al valore economico, pensate a quanto è costato Osimeh al Napoli e quanto è costato Pierino al Milan. A voi le riflessioni.
Io personalmente ho una venerazione per Pierre Kalulu, un ragazzo che con il lavoro, l’umiltà e il silenzio ha saputo aspettare il suo momento, dimostrando con i fatti e non con le parole di essere un vero Uomo con la testa da Milan, e quando dico testa da Milan intendo un ragazzo che sa cosa vuol dire indossare i nostri colori e l’importanza che essa ha, la storia che emana quella maglia e la rispetta.
Quando lo vedo giocare palla al piede con la testa alta, correre a falcata ampia, il suo senso nell’anticipo a me ricorda un solo giocatore, un giocatore importante e mi rendo conto che il mio paragone potrebbe essere poco capito e mal interpretato ma in certe movenze mi ricorda molto il Piscinin. Non sto dicendo che Pierre diventerà come Baresi, perché nessun giocatore sarà mai come lui, ma voglio semplicemente dire che il suo modo di stare in campo a volte assomiglia al Capitano. Poi ognuno è libero di pensarla come vuole ci mancherebbe.
Per soddisfare il mio animo casciavit, la partita di sabato sera mi ha fatto rivivere un altro partita importate, già citata la settimana scorsa, quel famoso Milan Empoli giocato il 10 aprile 1988. Anche quella gara fu rognosa, i toscani non ti facevano giocare e c’è voluto il colpo del genio calcistico, tanto amato da me, di Marco Van Basten con un potente tiro da fuori area dopo una finta di corpo che il giocatore toscano dopo tanti anni sta cercando di capire. Altre analogie sempre importanti tra i due gol? I tiri sono indirizzati entrambi nella stessa porta, sono tutti e due tiri da fuori area, sullo stesso lato del portiere. Unica differenza uno rasoterra, l’altro nel sette. Facemmo fatica anche in quella partita riuscimmo a sbagliare un rigore con Baresi. Insomma gli scudetti si vincono con le piccole, e dicevamo prima, senza quei tre punti non ci sarebbe stata poi la vittoria a Roma, il derby tritatutto e l’impresa di Napoli nel 1988. Però quella squadra allenata da Sacchi aveva una impostazione di gioco consolidata, gli mancava solo la miccia da accendere e da lì è stato un crescendo rossiniano, cosa che a noi attualmente manca. Insomma a noi serve una vittoria spartiacque che ci dia quella sicurezza di essere veramente forti, una partita vinta bene che spazzi via tutte le nostre paure e che nasconda i nostri limiti. E per fare questo a noi servono due cose, sicurezza mentale e tecnica. Per quella mentale sarà importante il lavoro di Paolo Maldini, nell’infondere sicurezza sulla testa dei ragazzi, e io lascerei da parte le questioni di mercato o di rinnovi, tanto quelli sappiamo già come andranno a finire. Per quella tecnica ci deve pensare Pioli, perché caro Mister bisogna che qualche alternativa tecnica dobbiamo trovarla, l’uno contro uno di Leao lo hanno capito e se arriva il raddoppio siamo fregati, a destra forse meriterebbe qualche chance in più Florenzi e io andrei dritto fino alla fine con la coppia Kalulu Tomori. Per fortuna io non sono il Mister ma solo un modesto scribacchino amante del Milan ma mi rendo conto che dobbiamo andare ancora a giocare a Verona e a Torino due trasferte insidiose più di quella romana sponda Lazio e proprio per questo dobbiamo alzare il livello mentale e tecnico. Forse non siamo ancora pronti ma dobbiamo dare tutto. Perché ora ci giochiamo un qualcosa d’importante, un qualcosa che ad inizio anno sembrava utopia, perché anch’io come Axel sono stato sempre uno di quelli che guardavano i punti di distacco sulla quinta in classifica, ma ora no alzo il naso risento quel profumo di vittoria lì a portata delle mie papille gustative. Una fragranza di cui ci hanno privato per molti anni per scelte che definire scellerate è essere gentili. Un profumo che t’inebria da quanto gradevole, ora tocca a noi, siamo padroni del nostro destino già a partire da Cagliari.
Altra trasferta importante che nel passato ha profumato di tricolore con il gol di Strasser nel 2011. Partita che ha visto nel 1991 la tripletta di Van Basten in 18 minuti o il ritorno al gol nel 2020 di Ibra. Anche qui ci sarebbe da perdersi nei ricordi, ma ora dobbiamo cavalcare il presente sostenere questo gruppo per altre nove partite, ma non dimentichiamo che con la Coppa Italia potrebbero essere undici, e io non trascurerei la Coppa Italia, perché vincere partendo dal basso ci potrebbe aiutare a vincere qualcosa in alto. Una partita alla volta senza avere l’angoscia di guardare cosa fanno gli altri, pensare solo a noi stessi, pensare al gruppo, alla coesione, a raggiungere un qualcosa d’incredibile, perchè per citare un’altra frase che disse il Berlusconi, quello che aveva la testa che funzionava, “la nostra missione è essere più forti dell’invidia, della sfortuna e dell’ingiustizia”. Frase più che mai d’attualità senza voler entrare in altre tematiche che a me non piacciono. Io guardo solo i nostri ragazzi, a quello che succede in campo, a sognare con loro anche se a volte mi fanno arrabbiare. È vero non siamo la squadra perfetta, ma siamo quella più compatta, quella più unita…ragazzi un consiglio ascoltate Maldini quando vi parlerà perché lui ci sta tracciando la via e guidando fuori da quella situazione nauseabonda che tanti omuncoli ci hanno affossato.
FVCRN
Harlock
P.S.: una nota tecnico informatica, da questa settimana mi troverete come Harlock, ma sono sempre io Massimo.
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