Milan – Napoli non è mai stata una partita banale perché sul finire degli anni ottanta ha rappresentato il meglio che c’era in quell’epoca anche grazie a due persone diametralmente opposte, Diego Armando Maradona e Silvio Berlusconi. L’argentino si è caricato sulle spalle le ambizioni e speranze di un intero popolo, l’altro un imprenditore milanese che con la sua visione di calcio è stato il primo creatore di una squadra che avrebbe dominato il mondo.
In quel periodo hanno dato vita a partite memorabili e ad un testa a testa che molte volte voleva dire Scudetto.
Milan-Napoli andava ben oltre alla rivalità Nord e Sud, ma rappresenta un calcio oramai svanito, le magie di Dieguito e le accelerazioni di Gullit nel calcio moderno non esistono più.
E anche quella di martedì sera non è stata una partita banale, perché non ha altro che detto quello che poteva essere ma non è stato fatto perché si è presuntuosi e si pensa di essere più furbi degli altri.
L’altra sera è andata come doveva andare, come avevamo previsto fin dall’estate perché i presupposti erano ben chiari e solo chi non voleva vedere non poteva rendersi conto della situazione che si stava creando. Ho sempre sostenuto che la scelta dell’allenatore era un chiaro segnale in quale direzione la dirigenza voleva andare, e la scelta di Fonseca ha di fatto confermato la direzione intrapresa. La direzione della mediocrità.
Si vuole rimanere in quel limbo del nulla, “abbiamo scelto Fonseca perché ci piace il suo spirito vincente”, caro il mio boss dei miei stivali, vai a raccontarlo a qualcun altro.
Siamo di fronte ad un allenatore in difficoltà a gestire giocatori come Leao, Theo, a volte Pulisic, aumentando ancora di più le problematiche di un ambiente e di un gruppo in palese disagio, solo per far vedere la personalità che non ha.
Scegliere Conte significava andare controcorrente con quello che pensano, perché senza fare grandi cose, il buon Antonio da Lecce sta rivalutando tanti giocatori che lo scorso anno nel Napoli non rendevano come dovevano, gli è entrato nelle mente e se li sta portando dalla sua parte. A me non è mai interessato che sia un ex interista, un ex juventino, che con il Milanismo, a me tanto caro, non c’entri nulla.
Conte era semplicemente l’antibiotico amarissimo da mandar giù ma che ci avrebbe fatto guarire da certi mali, ad esempio nella mentalità e nell’approccio alla partita che tra Pioli e Fonseca è rimasto uguale. Non ci sarebbero stati teatrini in campo, gente che sbotta con l’arbitro a partita terminata, o gente che si lamenta per una sostituzione e qualora succedesse li metteva a posto a Lui, come succedeva anche con Capello o Ancelotti. Allenatori di personalità.
Certo non è automatico che con Conte si vince, ma almeno portava ordine, regole, disciplina, e voglia di tornare a competere.
Poi certo possiamo parlare che il Napoli ha avuto un buon calendario e qualche aiutino, ma noi con il calendario loro, saremmo riusciti a vincere la partite che loro hanno vinto? Dubito.
La situazione attuale è figlia di scelte fatte nel tempo, anche di non scegliere. È una filosofia figlia del low cost, acquisti fatti pensando più al risparmio che all’utilità. A noi serviva un Allenatore, un paio di difensori, un paio di centrocampisti ed un attaccante che la butti dentro e non che giochi a quaranta metri dalla porta. Ora dovresti riparare spendendo altri soldi per non averlo fatto quando serviva. Come scritto prima tutto ampiamente previsto fin da giugno, perché alla fine è tutta una questione di scelte, di ambizioni, di voglia di vincere. Le parole stanno a zero perché quelle mi hanno sempre insegnato che le porta via il vento e restano i fatti concreti. Nel nostro caso il Nulla più totale.
Il mercato ha prodotto Abraham un giocatore che non dà nulla in più, mezzo acciaccato, per Emerson Royal a Londra si stanno ancora ubriacando dalla gioia, Pavlovic un giocatore sempre più deludente, Morata che fa di tutto tranne il centravanti e il povero Fofana che a centrocampo è troppo solo. Alla fine abbiamo mosso cento milioni per avere gli stessi problemi, sono serviti solo per gettare tanto fumo negli occhi dei tifosi o per dirla all’americana, ai Fans che devono semplicemente riempire San Siro, salutare la kiss cam quando inquadrati e acquistare maglie improponibili, perché anche lì il rossonero sta scomparendo.
E anche la scelta di Zlatan “Il Boss” Ibrahimovic è stata fatta solo per questo: fumo. Un uomo da dare in pasto quando serve, fare da paravento a tutta la compagnia che guarda caso devono avergli tagliato la lingua perché sono muti e non parlano. E in una situazione del genere è una cosa inammissibile.
Tre cose a questa sottomarca di società sta riuscendo molto bene:
la prima di aver fatto perdere al Milan la propria identità
La seconda di allontanare i tifosi, soprattutto quelli di una certa età, da un qualcosa in cui oramai fanno fatica a riconoscerci e ad identificarsi.
La terza abbiamo perso anche la dignità, perché caro Scaroni urlare dopo lo scandalo di Bologna, non serve a nulla quando nelle stanze competenti hai abbassato la testa per tua stessa ammissione per una decisione politica. La sconfitta di Napoli è anche colpa tua. Abbiamo giocato senza due dei nostri migliori giocatori perché a livello politico valiamo meno di zero. Forse non sapevi nemmeno il perché eri in quella sede anziché in qualche altra poltrona.
Non meritavamo di perdere con il Napoli? Forse si, ma noi usciamo sconfitti perché abbiamo una società che non si rende conto che così non andiamo da nessuna parte, e soprattutto non si rende conto delle conseguenze delle loro scelte e decisioni. Borriosi che non siete altro.
A me di vedere un Milan del genere non va bene, e combatterò per questo. Vivremmo una stagione con tanti bassi e qualche alto. Hanno voluto fare i furbetti, pensando che con Fonseca, che costa poco, potessero fare un buon calcio con il mercato che volevano loro, al prezzo che hanno deciso loro. Pensano di essere loro i furbi e gli altri tutti stupidi, ma il campo sta dicendo esattamente l’opposto.
“E’ suonata la campanella e finita la ricreazione” più o meno diceva così Leonardo Pieraccioni in uno dei suoi primi film “I Laureati”.
Mai come adesso questa frase è attuale nella nostra situazione societaria.
Perché prima o poi i nodi sarebbero arrivati al pettine, e un po’alla stanno arrivando.
Come sempre
W Milan
Harlock
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