Rieccoci qua. Dove eravamo rimasti? Siamo sempre qui. Un po’ delusi, un po’ speranzosi ma soprattutto incazzati. Non ho l’età per dire di aver vissuto tutti i momenti grigi della storia del Milan ma, senz’altro, non ho memoria di un momento di smarrimento tale attorno al club rossonero. E prima di focalizzarsi sulla confusione che aleggia attorno al suo establishment dirigenziale, parlo di quello che è l’ambiente a livello di umori della tifoseria. Neanche negli anni della banter era. Diciamo che, a quei tempi, si pensava che con una nuova proprietà si sarebbe cambiato ‘corso’. Oggi, c’è poco a cui aggrapparsi. Così poco che, probabilmente, conviene prendere coscienza di quello che si ha davanti ed agire di conseguenza. Non giriamoci attorno, tanto è lì che andiamo a finire.
Dopo exit poll, totonomi, mirabolanti storie raccontate, smussate, riviste e quant’altro, sembra che il prescelto a raccogliere l’eredità di Pioli sia l’ex Roma Paulo Fonseca. Uno di quei nomi che scalda ben poco e fa discutere tanto. Se la scelta del nuovo allenatore era stata ‘battezzata’ come il termometro perfetto per le ambizioni di questa proprietà, le conferme su Fonseca diventano, pertanto, l’ennesima riprova che questa proprietà ambisce fino ad un certo punto. Ma facciamo ordine. Dire che Fonseca non piace è del tutto lecito. Dire che ci si aspettava di meglio dopo le recenti delusioni è comprensibilissimo. Dire che Fonseca è un tecnico incapace è esagerato. Il problema va oltre Fonseca, va oltre Pioli, va oltre tutto. E, a mio modo di vedere, va anche oltre Cardinale.
Certo, ora è lui che comanda e, consequenzialmente, quello che può cambiare le cose. La verità è che il Milan sta prendendo, da diversi anni, un brutto vizio che ho visto a tanti grandi club negli anni. Unica eccezione, neanche a dirlo, nel 2022. Il vizio è molto semplice: nessuno ai piani alti, da tempo, sa riconoscere il momento storico che vive il club trovando le scelte giuste che rispettino le esigenze di tale momento. Non ho mai creduto ai modelli perfetti (giovani, uomini esperti, ecc). Ho sempre creduto, piuttosto, ai modelli adatti a quello che si sta vivendo. Grazie e graziella direte voi ma, a quanto pare, non è così evidente a chi dovrebbe risollevare le sorti del Milan. Al netto del finale di gestione vittorioso con Elliott, sono state tante le scelte che hanno rallentato la rinascita del Diavolo anche ai tempi. Ora, stiamo per andare a commettere lo stesso errore.
Fonseca non è Giampaolo ma, facendolo arrivare in questo momento, il rischio che possa finire per somigliarci è molto alto. Fonseca è quel tipo di allenatore che – stando a quanto dimostrato finora in carriera – deve lavorare in contesti sereni e, contestualmente, riesce meglio quando deve fare la rivelazione piuttosto che la voce grossa della grande squadra. Rispetta perfettamente la visione della società: abituarsi ad essere seduto sul bordo del podio sperando di salirci, al secondo posto come quest’anno o magari anche terzo non è male. Poi oh, se proprio devi starne fuori, anche arrivando quarti si va in Champions League. Poi sai che bello se magari alzi uno scudetto come accaduto due anni fa? Nichilista. Non sorprende che il Milan guidi la graduatoria del report di Football Benchmark, essendo il club con il maggiore incremento del fantasmagorico enterprise value. Ostrega! Un +35,5%. Non sto neppure ad approfondire il significato di questo dato. Finirei per fare quello che ormai è consuetudine quando si parla di Milan: parlare di calcio in modo ‘laterale’. Volere è potere e, il fatto che il valore del club – così come i suoi numeri economici – migliori costantemente è lo specchio di ciò per cui si lavora al Milan.
Fonseca può anche far bene, per carità. Ma cosa aggiunge? Cosa migliora? Il suo arrivo che messaggio manda agli stessi giocatori? E proprio di questi ultimi è meglio non parlare perché, se la società si è dimostrata debole e spaesata, il gruppo sembra essere pronto a scricchiolare in modo importante. Sempre più insistenti le voci su un possibile addio di Theo. Pochi passi importanti sul rinnovo di Maignan che, oltretutto, continua nella sua cronica caduta fisica in questo loop di infortuni senza fine. Questo poteva e doveva essere il momento della svolta. Della scelta forte, di una guida importante. Invece ci si affiderà alla capacità di far confluire tanti complicati fattori a proprio favore, senza la fisionomia di un qualcosa costruito per primeggiare, piuttosto per provarci senza scendere oltre una certa soglia. Una tristezza unica. Il momento di Fonseca poteva essere l’anno scorso, magari se fosse rimasto Maldini. Ora, per quanto si possa auspicare il meglio, restano enormi dubbi. Si va avanti così, perseverando e fallendo l’appuntamento con un altro momento storico. Come se ne sono persi tanti, e quanto ne giovato le rivali. Soprattutto una. Tra poco arriva l’estate, vedremo quali altri mirabolanti avventure ci aspettano. Bah. Forza Milan.
Joker
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