Facciamo Chiarezza

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Chi mi legge da qualche tempo mi conosce e forse ha capito il mio immenso amore per il Milan, per la sua storia.
E sa anche che io non amo questa proprietà per tutta una serie di motivi.
Quindi volevo fare chiarezza su alcuni concetti.
Allora, il primo passo che mi ha fatto pensare male di questa società è stato l’allontanamento di Maldini, nei modi e nei tempi. Chiaro che per me Maldini rappresenta molto, mi ha praticamente accompagnato per quasi tutta la mia vita calcistica. Ero ad Udine quel 20 gennaio 1985 quando il barone Liedholm lo fece entrare nel secondo tempo al posto di Battistini infortunato, ero allo stadio di Udine sempre accompagnato da papà e da lì è stato tutto un crescendo con Lui.
Io non voglio entrare nel merito della decisione, perché sappiamo che Paolo non è una persona accomodante, e con i suoi pregi e difetti stava a mio modo di vedere facendo un grandissimo lavoro, certo anche con i suoi errori.
Io non lo voglio idolatrare perché c’era un Milan prima di Lui e ci sarà un Milan anche dopo di Lui.
Io quello che ho sempre contestato è stato il modo, non mi puoi liquidare un personaggio storico come lui (perché assieme al padre, rappresenta almeno sessanta anni di vita e di storia del Milan) in quel modo per non sostituirlo con nessuno. Questo è il grande errore che ha generato il Milan attuale, privo di senso di appartenenza, privo di amore e di sentimento. Perché lo si poteva allontanare ma in un altro modo, un po’ più elegante. Questo è il mio pensiero su questo argomento. Chiuso il capitolo Maldini.

Secondo concetto, la mia avversione verso questa proprietà. Io non amo questa società, perché non mi piace il suo modo di operare e i suoi obiettivi. Nello sport purtroppo non s’inventa nulla, nemmeno nella vita, e i risultati si ottengono attraverso un percorso, che deve essere sicuramente virtuoso, ma con logica, dove il risultato sportivo deve essere sempre al centro del progetto. Perché quello è il volano che fa muovere tutto. Però mi rendo conto che anche la figura del tifoso sta cambiando, si sta spingendo sempre di più verso il tifoso commerciale che acquista negli store e che nei social può dire di tutto.
Mi dispiace io non sarò mai questo tifoso, perché io ho sempre vissuto il Milan di pancia, per le sensazioni e per le emozioni che sapeva darmi, nella vittoria ma anche nelle tante sconfitte subite. Perché noi ci ricordiamo sempre delle vittorie come è giusto che sia ma di sconfitte ne ho vissute molte, ma mai ho avuto come ora la sensazione di mollare tutto. Perché alla fine c’era sempre un filo che mi legava a quei colori. Un filo di competizione incredibile.
Mi direte questo è il calcio moderno, stai ancora qui a pensare a come eravamo una volta. Giusto non fare paragoni con quei tempi proprio perché sono diversi, ora il Milan di Sacchi non potrebbe esistere anche per una sola questione economica, e poi quello che andava bene quaranta anni fa non può andare bene adesso.
Però ogni tanto ripenso a come ero tifoso, io sono milanista da una vita, ero milanista quando andavo a vedere la serie B a San Siro con papà, quando l’altoparlante dopo la pubblicità dello stock 84 annunciava la formazione con i vari Piotti, Icardi, Battistini, Jordan, Serena e Blissett nel nostro ritorno in serie A. Ero milanista nell’animo anche nella sera di Waregem, dove lo stadio fece una vera e dura contestazione che ci ha portato ad aprire le porte della gloria e di un periodo irripetibile.
Mi sentivo milanista anche quando dal tunnel di San Siro uscivano Baresi, van Basten, Maldini, Kakà e Shevchenko, ma anche i Mati Fernadez, Sosa, De Sciglio e Storari. Semplicemente perché amo il Milan.
Non ho paura di una sconfitta, o di un periodo dove si vince poco, ho vissuto la serie B e la Mitropa cup, perché sono Diavolo dentro e so come si sta all’inferno.
Ma Voi società americana mi avete portato via tutto questo. Siete riusciti nell’impresa di assopire un amore che non era mai sceso di livello nemmeno negli anni più disgraziati.
Siete riusciti con il vostro fare a farmi rientrare nella Banter era di nuovo, ammesso che ne siamo mai usciti. Certo una Banter era diversa, perché quello che fa rabbia e che ora le possibilità di fare bene ci sono. Una Banter era che si basa sul potrei ma non voglio e questo mi inacidisce, per non dire qualcosa di più pesante. Non abbiamo problemi economici, ma non c’è la chiara volontà di fare il bene del Milan. Mi avete fatto una testa piena di discorsi sulla sostenibilità, sui bilanci in ordine, il fatturato è cresciuto, siamo in attivo potremmo permetterci investimenti di una certa portata senza dover preoccuparci ma a Voi non v’interessa persi nei vostri tornaconti e guerre personali? Inaudito.
Nell’ultima intervista di Maldini lasciata ad Alciato, dove c’era più la paura per quello che poteva dire più per quello che ha detto. Ma ha detto una grande verità. L’Inter ha una struttura tecnica votata alla vittoria. Parole vere e sacrosante.
Noi abbiamo una struttura tecnica che attualmente non esiste più e di conseguenza non può essere proiettata alla competizione.
Ora vi aspetto al varco, il campionato è finito, abbiamo raggiunto l’obiettivo societario, arrivare secondi in campionato con l’entrata economica più alta dopo quella del vincitore che non obbliga più di tanto. Come si dice fa figo ma non impegna, Ma se veramente vorrete fare qualcosa di buono al Milan sono pronto a chiedere scusa ma le cose da fare sono tante e io sono esigente.

Come sempre

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"Quando il Milan ti entra nelle vene avrai sempre sangue rossonero" Ho visto la serie B, ho visto Milan Cavese, ho toccato il tetto del Mondo con un dito e sono ricaduto ma sempre rialzato. Ho un papà Casciavit....Grazie per avermi fatto milanista.