Fattore Milan

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Il Benevento non è l’Inter, né la Juve o la Roma o il Napoli ma questo Benevento è una buona squadra. Una squadra che gioca a calcio e, al di là della qualità degli interpreti, sa giocarlo bene, è organizzata e sa quello che deve fare in campo ma, per quanto lo sia, per questo Milan dovrebbe essere normale batterla. Vincere come abbiamo fatto l’altro ieri invece tutt’altro che scontato. Non bastavano le prove del nove senza Ibra, poi senza Ibra, Bennacer e Rebic, poi senza Kijaer, poi senza Theo, senza questo o quell’altro. Alla collezione delle “piccole/grandi imprese” ne abbiamo aggiunto un’altra. Vincere senza Ibra, Bennacer e Theo, Pino e Gabbia e con Casti mezzo acciaccato, rimanendo in inferiorità numerica per settanta minuti. Soffrendo per mantenere il vantaggio ma non rinunciando ad attaccare. Tant’è che in dieci arriva il raddoppio (gol fantasmagorico peraltro) che di fatto chiude la partita perché tranquillizza i nostri ed accende il sedere dei Beneventini che provano ad attaccare a testa bassa pur di riaprire la partita. Tanto vero che subiscono due pali e più vere occasioni da gol di quante non ne creino. Oltre i due legni almeno un paio di contropiedi che avrebbero meritato miglior fortuna.

Tipico esempio di circostanze avverse…

Una vittoria di volontà, più anima e cuore che gioco, di carattere più che di qualità, di determinazione, palle e pancia che di testa. Ma è comunque l’ennesima prova del nove che dimostra come questa squadra abbia in testa il risultato, l’obiettivo, e sappia arrivarci a dispetto delle condizioni, dell’avversario, degli assenti e, permettetemelo, delle circostanze avverse (e fate pure Voi cosa intendo per circostanze avverse…).

C’è qualcosa di impalpabile in questa squadra che la rende molto più forte di quanto, guardando i singoli, non si direbbe. Tutti, ma proprio tutti, quelli chiamati in causa danno il loro meglio. Pure Krunic, che già non è Iniesta che per di più è costretto a giocare fuori ruolo e sapendo che non è certo considerato un pilastro (né incedibile…) quando chiamato in causa dà tutto quello che ha. E se da una parte per un tempo non si vede e causa un rigore quantomeno ingenuo, corre e si sbatte come un forsennato e quando c’è da randellare da il suo contributo. Entra Kalulu per disperazione, perché i centrali sono quasi tutti fuori uso (e lui centrale non sarebbe) e tira fuori prestazioni da veterano, Dalot e Brahin Diaz, pur con i loro limiti e sapendo in cuor loro che con ogni probabilità non saranno il futuro di questa squadra ci provano, corrono e cercano di adeguarsi al modo di giocare di Pioli. Gioca Hauge e segna o comunque si impegna alla morte, gioca Tonali (sarei indulgente con il ragazzo che in fondo ha vent’anni e deve fare i conti con elevate aspettative e che sta vivendo il suo sogno…) e pian piano cresce e, anche se combina un guaio che potrebbe costare caro, lo fa spinto dalla voglia di fare a tutti i costi. Non importa se scendono in campo da titolari o se solo per gli ultimi minuti di partita (vedi Conti). Prendete un nome tra quelli che abbiamo visto in campo fino ad ora e non troverete nessuno che almeno non ci prova ad essere… da Milan e non abbia dato più del suo massimo.

Non sapendo come meglio definirlo lo chiamerò Fattore Milan. Un po come è successo e succede a squadre che arrivano e giocano come mai ti aspetteresti. L’Atalanta di qualche anno fa agli albori del periodo Gasp, o il Verona di quest’anno, il Sassuolo e persino il Benevento che stiamo vedendo. Squadre che, al di là del valore relativo dei giocatori, fanno del collettivo, dell’organizzazione e dell’unità di intenti il loro punto di forza che supplisce (con le relative proporzioni) alle mancanze della rosa. Squadre che sorprendono, per rendimento e carattere. Togliamo pure i fuoriclasse come Donnarumma, Ibra e Theo, anche gli stessi Calha, Kessie e Calabria fino all’anno scorso sembravano giocatori mediocri e li avremmo (tutti noi con qualche eccezione o per l’uno o per l’altro a seconda dei gusti personali) spesati più che volentieri. Bennacer sembrava l’ombra del miglior giocatore della coppa d’Africa. Sono diventati tutti giocatori insostituibili e che ci invidia (e concupisce) praticamente chiunque.

Cose che capitano anche ai migliori…

In questa società sta accadendo un miracolo. Dirigenza, staff, tecnico, giocatori e, mi permetto di aggiungere, tifoseria, sono ormai una cosa sola. Una sola entità, unita e coesa, una entità che guarda solo al bene comune e non più all’interesse personale del singolo. Come sia successo non lo so e come sempre i motivi saranno molti, alcuni palesi, altri casuali, altri voluti e cercati anche se nascosti alla vista. Non mi interessa, l’importante è che ci si sia arrivati e credo che il merito sia, chi più chi meno, di tutti.

Ora, sono il primo che auspica l’arrivo di qualche giocatore in questo mercato invernale, la rosa è risicata e qualche innesto sarebbe oro colato ma… c’è un ma. Se da una parte, pensando alle sorti di quest’anno, servirebbero due o tre giocatori pronti e sgamati che potessero arrivare e dare un contributo da subito, c’è anche il rischio di rompere il giocattolo. Immaginatevi un giocatore di nome (faccio l’esempio del Rudiger di turno che a me sarebbe piaciuto tantissimo), mi chiedo se accetterebbe di essere la riserva di un semisconosciuto di belle speranze. Mi chiedo se un vice Ibra che abbia un senso accetterebbe di fare il vice e lo stesso il tanto desiderato vice kessie. Ce lo vedete un Jovic (giusto per fare un esempio) che viene dal Real Madrid e non dal Pizzighettone, con nome e blasone, accomodarsi serenamente in panchina, entrare a partita decisa per far rifiatare un compagno senza fare un plisset? Ma se pure un Musacchio qualunque (unico della rosa insieme a Duarte fuori dal giro, e chissà perché…), tramite il suo agente, ci fa sapere che non capisce il trattamento (trattamento? ma che è gli hanno inflitto un TSO calcistico? Manco l’avessero torturato nelle segrete della Lubjanka)?

Come sempre non c’è la risposta a tutte le domande, altrimenti sarebbero capaci tutti e noi, anzichè utenti di un blog di appassionati, saremmo direttori sportivi, allenatori e dirigenti. Non so cosa abbiano in mente Maldini e Co ma hanno dimostrato di saperci vedere lungo e di aver scelto giocatori che, al di là delle qualità (che ci sono, non sia mai), sono prima di tutto uomini adatti alla nostra realtà. Quindi, chiunque arrivi (se qualcuno pur arriverà) mi fido delle loro scelte e per me sarà il benvenuto fino ad eventuale fallimento conclamato.

Tanto per non farci mancare nulla ci aspetta un’altra prova del nove… Giocheremo contro la Juve (che al di là del momento così così ha giocatori capaci di risolvere la partita con un episodio, noi meno…), senza parecchi dei nostri migliori e con un solo centrocampista di ruolo senza veri sostituti. Vinceremo? perderemo? Chi lo sa. Ma sono certo di una cosa. A prescindere dagli interpreti andremo in campo per giocarcela e provando a vincere. Seguiremo il nostro copione. Che dite, lo chiamiamo… Fattore Milan?

FORZA MILAN

Axel

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